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La bellissima opera grafica di Roberto Scolari ha avuto come visitatori il pubblico del "Maracanà" PDF Stampa E-mail
Lunedì 22 Agosto 2016 23:37

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Un nuovo robusto refolo di vento - negli ultimi giorni a Rio ha fatto sentire la sua presenza portandosi come compagna di viaggio pioggia fitta - ha sollevato il nostro poster gigante (3 metri) dallo Stadio Olimpico Engenão (olimpico per modo di dire visto che non c'era neppure un cerino acceso a ricordarci il sacro fuoco di Olympia, se queste sono le innovazioni, caro Herr Bach, 'a ridatece Pierre de Coubertin) per portarlo allo Stadio Maracaná, la Basilica di San Pietro della religione calcistica. Ed è lì che i nostri due mosquitos olimpici lo hanno recuperato la notte della Cerimonia di chiusura. E lo hanno esposto in tribuna, fra la gente curiosissima di sapere di cosa si trattava. Qualcuno ha pensato che Olympia fosse la moglie di uno dei due che la stava sognando e le inviava un messaggio d'amore! I nostri emissari si sono adoperati per spiegarne il significato, le località, gli sport coinvolti. Le foto si sono sprecate, finiranno chissadove, ma "Sognando Olympia" tra balli, canti e robusti e purtroppo cellulitici quarti lombari agitati a ritmo di samba, ha avuto Momenti di gloria, ebbene sì. Molti telefonini si sono alternati davanti allo striscione.

Nella foto scattata da uno spettatore reclutato per la bisogna Carlos e Ottavio mostrano a centinaia di spettatori l'opera di Roberto Scolari, aiutati da due simpaticissimi volontari: Raimunda, originaria dell'Amazzonia, e Paulo, cittadino di Porto Alegre, che piano piano sta realizzando anche lui un sogno, visitare le sette meraviglie del mondo. Gliene mancano poche, la prossima? Il Colosseo a Roma. Sta mettendo da parte i soldi necessari per il viaggio, gli servono almeno un paio di anni. Gli abbiamo detto di affrettarsi....prima che i geniali amministratori della disastrat Capitale usino l' Amphitheatrum Flavium come discarica per la monnezza, fisica e morale, che sta sommergendo la città. Non lo abbiamo detto a Paulo, per quel minimo di pudore che ancora utilizziamo per non devastare il nostro Paese che tutti, ma proprio tutti, beh quasi tutti, continuano ad amare.

Codicillo: abbiamo ricevuto una e mail da un nostro socio non tanto sconosciuto che scrive testualmente: ... a quanto pare il Presidente dell'Asai è stato l'unico italiano a salire sul podio olimpico... Una ironia pungente, purtroppo drammaticamente vera.

Ultimo aggiornamento Giovedì 04 Giugno 2020 14:40
 
Ugo Locatelli, campione olimpico a Berlino 1936, saggezza e intelligenza di un maestro di calcio PDF Stampa E-mail
Sabato 20 Agosto 2016 22:48

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Lo scritto di Enzo Gallotta, la lettera di Gianpiero Boniperti, il semplice ed elegante manifesto del Comune di Toscolano Maderno, quella vecchia cartolina che ci racconta una storia lontana ottanta anni: sono tutti gli ingredienti di una azzeccatissima iniziativa del "consorzio di sognatori" che si sono calati nella realtà del presente. Non abbiamo niente da aggiungere, voi aprite i vari documenti e vi ritroverete immersi in un emozionante ricordo. Per parte nostra ringraziamo la signora Maria Luisa Locatelli, l'Amministrazione Comunale di Toscolano Maderno, l' ASDToscolano Maderno Calcio e tutti coloro che hanno lavorato per questa bella iniziativa.

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Cronaca, ricordi, sentimenti dalla "penna" di Enzo Gallotta

Correva l’anno 1936. Il mondo era sull’orlo di una tragedia immane. Aveva 20 anni, in quell’agosto di 80 anni fa, Ugo Locatelli. Gardesano di Toscolano, campione olimpico con la Nazionale di calcio allenata da Vittorio Pozzo alle Olimpiadi di Berlino di quel 1936, campione del mondo due anni più tardi a Parigi.

Storie del Secolo breve. La sua, umana e sportiva, è stata il tema conduttore della serata-tributo che “Sognando Olympia” e il Comune di Toscolano Maderno, con il concorso dell’Asd Toscolano Maderno Calcio, gli hanno tributato nella Sala Fossati dell’ex Municipio. “L’Oro di Toscolano” il titolo dell’incontro, cui ha partecipato Maria Luisa Locatelli, figlia del grande calciatore, che ha letto un commosso ricordo del padre. Conduttore della serata Sandro Pellegrini, che ne ha sottolineato il significato. Poi gli interventi del prof. Roberto Righettini, che ha tratteggiato le origini e la storia delle Olimpiadi nell’antichità e di Enzo Gallotta, che ha ricordato l’uomo e l’atleta.

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Ultimo aggiornamento Domenica 21 Agosto 2016 11:20
 
"Catetos Olimpicos", la nuova stirpe di ignoranti dello sport che popolano i Giochi Olimpici PDF Stampa E-mail
Giovedì 18 Agosto 2016 19:07

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"Los Juegos Olímpicos siempre han sido una reserva natural por la que transitaban respetables periodistas de cierta edad con enciclopédicos conocimientos de los diferentes deportes olímpicos. Hoy el Parque Olímpico está infestado de metemicrofónos y tipos que se hacen selfies con los deportistas para luego comentar en sus redes si tal o cual deportista es más delgado en la realidad que por televisión. Una nueva estirpe de periodistas que alguien ha dado en llamar acertadamente 'Catetos olímpicos'."

Per coloro che non hanno dimestichezza con l'idioma di Miguel de Cervantes una approssimativa traduzione di questa opinione di Fermin de la Calle, spagnolo, redattore del giornale digitale Vózpopuli e di un blog personale. Opinione che condividiamo in toto: i Giochi Olimpici sono sempre stati una riserva naturale popolata di rispettabili giornalisti di una certa età con una cultura enciclopedica dei vari sport olimpici. Oggi il Parco Olimpico è infestato di tipi che ti cacciano il microfono in bocca (metemicrofónos), di altri che si scattano selfies con i campioni per poi commentare nei loro canali se il tale o talaltro campione è più magro nella realtà che in televisione. Una nuova stirpe di giornalisti che qualcuno ha definito "Bifolchi Olimpici", nel senso dei poveri inurbati che stupiscono difronte a tutto e fanno sorridere per la loro pochezza. Per dire, la scena bellissima di Alberto Sordi a New York che, povero paesano incolto, scambia il contenitore della monnezza (litter in inglese) per la cassetta dove imbucare le cartoline (litter come lettera)!

Un altro passaggio di questo sarcastico commento di De la Calle. "Uno de los casos más sonados se produjo en el estadio olímpico, conocido por los brasileños como Engenhão. Bolt acaba de proclamarse campeón olímpico por tercera vez consecutiva. Oro en Pekín, Londres y Río. Una leyenda viviente del deporte. Sin embargo, un periodista radiofónico que dispuso de la presencia del campeón en su micrófono durante unos segundos, le formuló tres preguntas: la última si era del Real Madrid o del Barcelona. Como diría Pérez-Reverte..."con dos cojones". El momento más importante de su carrera deportiva, la del periodista, digo, y le pregunta eso. Ya había inaugurado los Juegos en su emisora preguntando al ciclista Jonathan Castroviejo por sus sensaciones en su primeros Juegos, a lo que el deportista contestó con un escueto "Son mi segundos", tras el cual se 'escuchó' un incómodo silencio. ¿Podía preguntarle a Bolt si era del Real Madrid o del Barcelona? ¿Debía hacerlo? ¿La pregunta era de cosecha propia?".

Per passare dall'iberico all'italico. Poche ore fa abbiamo letto sul digitale di un quotidiano nostrano la storia della caduta di una atleta nei 5 mila metri e dell'altra che si è fermata ad aiutarla. Commento: il CIO decide di ammetterle alla finale. Ma quale CIO? La regolarità delle gare di atletica è esclusiva responsabilità della Federazione internazionale, attraverso i suoi organi, in questo caso quello che si chiama Track Referee, il giudice delle corse. Ma che ci vuole a informarsi? "Catetos", appunto. Come i professionisti del "virgolette aperte, virgolette chiuse", mai una analisi, un commento, una interpretzione di quello che hanno visto, la pedissequa trascrizione del registrato.

Siamo grati al nostro socio Carlos Fernández Canet che ci ha segnalato questo pungente articolo che, se volete, potete leggere integralmente entrando su questo indirizzo https://www.eurosport.es/juegos-olimpicos/blog-de-la-calle-catetos-olimpicos_sto5726102/story.shtml. Gracias, señor De la Calle, sus palabras nos han aiudado a pensar que no fueron inutiles las horas que nos hemos gastado leyendo, compilando, estudiando. Y sabemos de saber poco!

Ultimo aggiornamento Giovedì 18 Agosto 2016 22:57
 
"Sognando Olympia" sale sul podio dello Stadio di Rio PDF Stampa E-mail
Mercoledì 17 Agosto 2016 21:56

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Trasportato dai refoli bizzarri del "Peler", vento un po' malignazzo che si incunea da Nord nel tunnel del lago di Garda formatosi in qualche pianura della vasta Pannonia che in epoche lontane sospingeva orde di barbari, alito di Eolo che piace agli esperti velisti del medio lago e ai temerari surfisti dell'alto (speriamo di non aver detto stupidaggini sennó gli amici del Circolo Vela Gargnano ci fanno il peler e contropeler), è planata sulla erba morta di sete e malaticcia dello Stadio Olimpico di Rio una opera che fa meritata concorrenza ai pochi e modesti manifesti del disadorno impianto tristanzuolo che di olimpico ha pochino. Eccola l'opera creata dalla fantasia e dal talento di Roberto Scolari, della Tipografia bresciana Apollonio, allievo di quel grande maestro che fu Martino Gerevini.

Il lungo biscione di carta, chissà per quale misteriosa combinazione di refoli, è atterrato sul podio che viene ogni giorno calpestato dai collezionisti di medaglie. Ed è lì, su quei tre gradoni fatti di materiale organico riciclato, così ce l'hanno venduta, che è stato raccolto e riportato a vita propria. In questa operazione siamo stati aiutati da due volontari spagnoli, Marta, di Vítoria, ma vive e lavora in Olanda, e José, di Caen. Il risultato è qui sopra da vedere, opera degli scatti di Carlos Fernández Canet. "Sognando Olympia" si è fatto un po' troppo ambiziosetto e, si mormora, nelle spiagge di Capocabana e Ipanema, che non si fermerà al podio olimpico.

Ultimo aggiornamento Giovedì 18 Agosto 2016 01:30
 
Fair Play.....What? PDF Stampa E-mail
Martedì 16 Agosto 2016 16:48

Abbiamo letto, non molto tempo fa, nella famosa rivista medica "Brain" un interessantissimo studio effettuato da un consorzio di luminari della medicina che riuniva tutti i Premi Nobel dal 1901 (anno della prima assegnazione) ad oggi. Una indagine che ha coinvolto tutta l'umanità, dall'anno 1 dopo Cristo su su fino ai disgraziati tempi nostri. I Nobel di tutte le branche della medicina che studia quella poltiglia che chiamano cervello, o materia grigia, hanno scientificamente dimostrato che è più facile allenare le masse muscolari, bicipiti, tricipiti, quadricipiti, che quello che abbiamo, o dovremmo avere, dentro la scatola cranica. Noi ne abbiamo avuto prova ieri sera - meglio dire, notte - al termine della gara di salto con l'asta, vinta da un giovanottone carioca, Thiago Braz da Silva (a lui piace solamente Thiago Braz) con non poco strabuzzamento d'occhi di quasi tutti, che davano per scontato di sentire suonare "La Marseillaise" che al momento del parto musicale si chiamava "Chante de guerre pour l'Armée du Rhin". Abbiamo detto quasi tutti, avendo scorto in tribuna un uomo che ha introdotto ai segreti del salto con la pertica atleti come Sergey Bubka e Elena Isinbaeva. Vitaliy Petrov, ucraino, era stato chiamato anni fa da Elio Locatelli, c.t. della FIDAL, a iniettare cultura tecnica nei nostri ragazzi che volevano volteggiare un po' più in alto.

Da qualche stagione allena questi aerei ballerini carioca, ragazzi e ragazze, che si sono inerpicati al vertice del mondo. Thiago è salito da 5.93 a 6.03, netto, pulito, cristallino, una medaglia d'oro fino. Non averlo accompagnato nel giro d'onore e poi aver paragonato il pubblico brasiliano ai nazisti del 1936 per aver fischiato (cosa da disapprovare senza riserve), a noi fa parecchia pena. Le scuse successive attraverso 'ste diavolerie che chiamano "social" , surrogati , paraventi dietro cui nascondersi invece di guardare negli occhi la gente, non attutiscono la pessima impressione di un atleta che non ha saputo perdere. Una volta si diceva che prima di aprire la bocca bisognava assicurarsi che il cervello fosse inserito. In questo caso i cavi hanno fatto contatto e la luce si è spenta. Forse a causa dell'acquazzone che era caduto un paio d'ore prima. Mettiamola così.

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Agosto 2016 21:39
 
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