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L'atletica italiana e la Snam San Donato Milanese perdono un galantuomo: Anselmo Di Michele PDF Stampa E-mail
Martedì 14 Marzo 2017 15:25

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Chi di noi  - e siamo parecchi - ha avuto a che fare con lui sui diversi sentieri che portano a fare pezzi di strada insieme sul "cammino di Sant'Atletica", lo ricorda come persona gentile, educata, un uomo mite, forse la definizione più calzante. Era Anselmo Di Michele, era perchè questa mattina, martedi 14 marzo, se ne è andato, è "andato avanti" per usare uno stereotipo ormai diventato una cantilena ripetitiva. A volte si scherzava e lo chiamavamo "il prode Anselmo", ma la sua prodezza era essere paziente, portato alla mediazione, ai toni pacati. Non era un guerriero appariscente, ma comunque tenace difensore delle sue idee e degli interessi della sua società, nella quale profondeva tutte le sue energie: Snam San Donato Milanese, un signor club che sfidava i panzer delle società militari, nove titoli di campione d'Italia con la squadra femminile, sempre in lotta per le prime posizioni con quella maschile. Tanti gli atleti italiani che nella Snam sono cresciuti, oppure sono passati, da Genny Di Napoli a Fiona May, da Andrea Nuti ad Antonella Bevilacqua, a Manuela Levorato. Poi, segno dei tempi, anche il nome è cambiato: SM Sportiva Metanopoli.

Lo ricordiamo a Piacenza per dare una mano a Claudio Enrico Baldini, che allestiva il memorial nel nome di suo fratello Felice: tanti gli atleti della Snam, grazie anche al tecnico Antonio Cecconi, che partecipavano al meeting per testimoniare l'apprezzamento di tutto il club a Baldini, all'epoca Fiduciario tecnico del Comitato lombardo. Altri ricordi affiorano, in alcuni di noi, dalle riunioni del Comitato lombardo o del Consiglio nazionale delle Federazione, nei quali Anselmo sedette a lungo, sempre con dignità, competenza, disponibilità al confronto. Non ci sembra di esagerare nel dire che Di Michele era un dirigente che conosceva le problematiche dei club come pochi altri.

Anselmo se ne è andato a 83 anni, era nato a Pescara nel 1934, e nella città adriatica aveva praticato la marcia, poi era entrato nei ranghi dei giudici di gara. Nel 1962, per motivi di lavoro si trasferì a Milano per non più lasciarla. E, soprattutto, per non più lasciare l'atletica, i suoi ragazzi, le sue ragazze, i suoi tecnici, i suoi amici Luigi Cochetti e Alessandro Rossi. Ne conserveremo un gran bel ricordo, il ricordo di un galantuomo.

Nella foto (Comitato Lombardo FIDAL): Anselmo Di Michele con le ragazze juniores della stagione 1995.

Ultimo aggiornamento Giovedì 16 Marzo 2017 09:53
 
Abbiamo aperto un gruppo su Facebook a disposizione di tutti gli appassionati all'atletica PDF Stampa E-mail
Lunedì 13 Marzo 2017 11:38

https://www.facebook.com/groups/1715320708760181/

Da oggi è operativo attraverso questo link un collegamento fra il nostro sito e Facebook. Si tratta di un gruppo cui si può liberamente aderire, se si vuole.. Quelli di noi che hanno più dimestichezza con questi strumenti assicurano che serve ad aumentare la diffusione e a far conoscere i contenuti del nostro sito a un maggior numero di potenziali utenti. Si tratta di una decisione che era stata presa in occasione di una nostra Assemblea. Due soci se ne sono occupati direttamente: Paolo Marabini e Elio Forti, cui va il nostro ringraziamento.

E adesso ci aspettiamo...milioni di adesioni...

 
Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Marzo 2017 11:52
 
Antiche carte, antichi amori, moderni ricordi: la prima edizione del trofeo "San Rocchino" a Brescia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 08 Marzo 2017 16:48

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Non c'è niente di più coinvolgente che consultare vecchio materiale, siano giornali e riviste del passato, oppure opuscoli, appunti, quaderni di persone che li hanno collezionati nell'arco della loro vita, in sintonia con i loro interessi precisi, nel nostro caso lo sport. Due nostri soci hanno avuto la fortuna di essere indicati dagli eredi come custodi del materiale di Bruno Bonomelli, meglio, della montagna di materiale da lui collezionato: libri, giornali, ritagli, riviste, programmi di gare, risultati delle gare cui presenziava. Uno spaccato di 40-50 anni del nostro sport: un vero tesoro per l'appassionato. Chissà quanto tempo ci vorrà ancora per avere una situazione più ordinata di questo "tesoro" cartaceo bonomelliano. Di tanto in tanto esce qualcosa....come nel caso che adesso vi proponiamo, ma per ogni pezzo di carta ci sarebbe da scrivere. Per ingrandire le vetuste immagini,fate un click sulla pagina che vi interessa.

Un foglio, bianco e volta, sbiadito dal tempo, ma ancora fruibile, che porta una data: 13 ottobre 1973. Foglio impresso a ciclostile, la tecnologia dell'epoca che già sembrava fantascienza: matricole su cui si poteva disegnare, come in questo caso per la pagina di pubblicità del Liquorificio Voltolini, di Cortine di Nave, località attaccata alla periferia nord di Brescia. E con una apposita matrice si poteva stampare, ed ecco il messaggio: Vini e Liquori da tutto il mondo - Cassette natalizie. "La ditta Voltolini ha il piacere di presentare l'elenco dei partenti del Trofeo Abeni Gran Premio C.S.B.C. (sta per Club Sportivo Bar Caldera) e a fine gara l'ordine di arrivo della corsa", tutto scritto a mano e con lettere maiuscole.

L'ordine d'arrivo (54 partiti, 46 arrivati di cui tre fuori tempo massimo, otto ritirati) è quello della prima edizione di una corsa podistica che ebbe una vita non lunghissima ma molta, e meritata fama nazionale e internazionale: il "San Rocchino", dal nome del quartiere di Brescia da dove partiva e dove arrivava. Esattamente Piazzale Spedali Civili, davanti al Bar Caldera, ritrovo - non il solo - degli organizzatori. Dodici i chilometri da percorre in pieno centro cittadino, con la doppia ascesa del Castello di Brescia, il Cidneo, una altura che svetta sul nucleo storico della città. Il gruppo aveva precedenti organizzativi in campo ciclistico, con una gara che aveva raccolto grandi nomi del pedale e molto successo. Poi, dal pedale al pedone, ma con uguale passione, grinta, e risultati.

Il primo vincitore viene dal Trentino, fu un atleta di grandissimo talento: Aldo Tomasini. Quell'anno, ancora molto giovane, proveniente dal vivaio della Quercia Rovereto passa ai Carabinieri Bologna. Quarto alla "Cinque Mulini" e primo degli italiani dopo lo statunitense Shorter, il britannico Foster e il finlandese Kantanen; secondo agli assoluti di corsa campestre, quinto alla prima edizione del Campionato mondiale sempre di cross a Waregem, in Belgio, nella categoria - un po' strana - chiamata "juniores", quinto sui 5 mila metri alle Universiadi a Mosca, e tanto altro ancora. La settimana prima, il 7 ottobre, era finito secondo alle spalle di Giuseppe Ardizzone al "Giro di Rovereto". Quindi Brescia, per il Trofeo Abeni, allora gara interregionale, secondo vetuste diciture dell'epoca. Vince, ma deve fare i conti con l'idolo locale, quel Franco (in realtà Enzo, il suo vero nome) Volpi, forse l'uomo che, per chi scrive queste righe, ha incarnato l'allegria, la spensieratezza, del correre in libertà. Correva su qualsiasi terreno, detestava la pista, se correva in montagna si fermava a raccogliere funghi o asparagi selvatici, o frutti di bosco, e alla fine vinceva.

Dietro loro due, più staccati, molti dei migliori italiani dell'epoca: Conti, D'Agostino, Barattoni, l'eterno bergamasco Rino Lavelli, La Mantia. Entriamo in campo bresciano: ottavio Piero Tognoli, un talento rimasto incompiuto, ma davvero grandi doti di fondista; dietro un altro eclettico della corsa, Costantino Felter, che in seguito metterà bottega di targhe e trofei (esiste tuttora), e fu antesignano delle gare che una volta si definivano amatoriali: circa 40 anni fa diede vita ad una organizzazione che prese il nome di Hinterland Gardesano, dalla zona interessata. Un rullo compressore, abbiamo dato una occhiata al calendario 2017: saranno 92 le gare con il marchio HG. Lui, il Costantino, ci ha costruito sopra un bel castello. Troviamo poi il veneto Mario Binato, che poi ha speso la vita al seguito delle corse; un nome, bresciano, che dice qualcosa a noi, Vittorio Cocca, primo vincitore de "La Camináa" poi divenuta "Diecimiglia del Garda" (il prossimo agosto, domenica 6, la 44esima edizione), un tal Flavio Pelucchi, poi diventato industriale di gran successo del prêt-à-porter. Al 35esimo posto il nome che vi dice sicuramente qualcosa: Gianni Poli, allora 16enne, tesserato per l'Assindustria Atletica Brescia, la stessa società nella quale esercitava il suo talento di sprinter il nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti. Era la società gestita dal professor Sandro Calvesi e da sua moglie Gabre, sotto l'egida della Associazione Industriale Bresciana, club che continuava la grande tradizione della gloriosa Atletica Brescia 1950. Gianni Poli, da Lumezzane, sarebbe passato dal Piazzale degli Spedali Civili 1973 al Central Park di New York 1986. Uno dei più eleganti maratoneti che ci sia capitato di veder correre. Davanti al Bar Caldera fu preceduto dal suo grande amico Angelino Fedrigo, 33esimo. Oggi Gianni, aiutato da alcuni dei suoi amici bresciani, mette in scena una corsa in un ambiente straordinario: la Cortina - Dobbiaco. E non solo quella.

La storia del "San Rocchino" venne raccontata anni dopo in un corposo libro: il giornalista Enrico Moreschi, cuore che girava allo stesso ritmo delle due ruote, raccontò i cinque anni di ciclismo; i venti anni di atletica furono scarabocchiati da altra penna.

Ultimo aggiornamento Venerdì 10 Marzo 2017 21:48
 
"Non disturbate il manovratore!", estratto di un articolo di Bruno Bonomelli pubblicato nel 1953 PDF Stampa E-mail
Domenica 05 Marzo 2017 08:10

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Stiamo rimettendo ordine nella voce "Le edizioni dell'A.S.A.I.", una sezione che abbiamo decisamente - e colpevolmente - trascurato. Ci riproponiamo una revisione accurata sia del numero delle nostre pubblicazioni - che in questo momento non è aggiornato - sia dei testi  che le accompagnano. Quando diciamo "pubblicazioni dell'A.S.A.I." intendiamo il libri editi direttamente dall'Archivio Storico (quelli relativi alla storia dei Campionati italiani, per intenderci) e quelli pubblicati da qualche nostro socio con il nostro logo (Martini, Manfredini, Zanetti Lorenzetti, e altri).

Il primo testo che abbiamo rivisto è quello del libro che inaugurò l'attività editoriale dell'Archivio: "Bruno Bonomelli, maestro di atletica", curato da Alberto Zanetti Lorenzetti. Libro di cui abbiamo ancora alcune copie disponibili, nel caso qualcuno fosse interessato. Sfogliandolo oggi, per rinfrescare la curiosità, ci siamo imbattuti in uno scritto dello storico rovatese che abbiamo deciso di pubblicare, data la sua stringente attualità. Il brano è estrapolato dall'articolo "Non disturbate il manovratore!", apparso sulle pagine de "l'Unità", quotidiano del Partito Comunista, il 2 dicembre 1953.

"Sportiva è quella nazione nella quale il giovane quattrodicenne o il signore quarantenne, il primo per una naturale esigenza di carattere agonistico, il secondo per mantenersi giovane, possono quando lo desiderano iscriversi ad una società sportiva che abbia a disposizione una palestra ed un campo sportivo. E questo anche nel più piccolo comune o nel rione di una grande città.

Non quella nella quale i viaggi dei dirigenti del C.O.N.I. non avvengono perché si intenda costruire un nuovo stadio, con pochi posti per gli spettatori e con numerosi spogliatoi per gli atleti, ma per le trattative di un Palazzo dello Sport coperto nel quale molti saranno i posti per gli spettatori e da contarsi sulle dita delle mani il numero per coloro che vi si esibiranno (per la pagnotta). Questo potrà anche avvenire in un secondo ordine di tempo, quando si saranno soddisfatte le esigenze di cui al primo punto. Prima le esigenze primordiali, poi quelle di spettacolo. Pima la spalliera svedese in ogni aula delle scuole elementari, poi lo stadio milanese dei centomila. Beninteso quando si debba usare a tale scopo il sacro denaro della collettività (Stato, Provincia, Comune). Siccome però viviamo in un mondo capitalistico, se qualche privato speculatore vuol costruire col suo denaro e a suo rischio lo "stadio dei centomila", si faccia pure avanti. Ma poiché mai avverrà che alcuno speculatore costruisca a suo rischio e pericolo la spalliera svedese in ogni aula delle scuole elementari, è giusto che il denaro della collettività venga riservato alla spalliera svedese piuttosto che allo "stadio dei centomila" ".

P.S. - Ogni riferimento alla farsa dello stadio romano di questi tempi è fortissimamente voluto. Inoltre, siamo al corrente di situazioni vergognose in località delle province di Brescia e di Piacenza, dove operano nostri soci impegnati non solo nella storia e documentazione ma anche nella attività quotidiana con le loro società sportive, situazioni per le quali basterebbero pochi danari che non si trovano mai. La spalliera svedese bonomelliana, appunto. Per megalomani palazzetti e altri impianti costosi a farli e ancor più dispendiosi a gestirli, il quattrino non manca mai. "2017 = 1953".

Ultimo aggiornamento Lunedì 06 Marzo 2017 10:17
 
Continua l'opera di aggiornamento storico-statistico della Commissione francese: uno sguardo al 1970 PDF Stampa E-mail
Venerdì 03 Marzo 2017 20:55

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Riceviamo dall'amico Gilbert Rossillo:

Bonjour à toutes et à tous,      
A
u nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 64è lettre mensuelle d'information avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois fevrier que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant : https://cdh.athle.com/

Un friulano fra i galletti di Francia

Ecco quello che ha scritto Luc Vollard nel suo editoriale a proposito di Tracanelli, friulano di nascita, essendo nato il 4 febbraio 1951 a Udine. "Traca" - come lo chiamavano i compagni - fu uno dei primi grandi talenti della scuola di Maurice Houvion e Jean-Claude Perrin. Chiuse la carriera con un "personale" di 5.55 e due partecipazioni ai Giochi Olimpici (1972 e 1976).
 
Après cinq éditions officieuses, l’AEA transforma en 1970 ses Jeux Européens en salle en véritable championnats d’Europe. La délégation Française se présenta forte de 21 athlètes à Vienne en Autriche avec de réelles chances de médailles. Duclos, Besson et Telliez emmènent les féminines et les masculins comptent sur Sarteur, Drut et Colnard.
Mais c’est un junior qui va causer le plus belle surprise. Certes François Tracanelli n’est pas un débutant en équipe de France puisqu’à tout juste 19 ans, il compte déjà quatre sélections A, mais même si on lui prédit un grand avenir, il n’a pas encore totalement fait oublier Hervé d’Encausse.
Cependant, en février, il a déjà rejoint puis surpassé le Montferrandais pour la meilleure performance française en salle (on ne parle pas encore de record …), d’abord avec 5m10 à Poitiers puis avec 5m20 à l’INS lors des critériums nationaux. Lorsqu’il se présente en Autriche, il est donc en pleine possession de ses moyens et la piste en bois de la Stadthalle va être le théâtre d’un concours mémorable. Dans son étui, ’’Traca’’ a emmené deux perches, dont une plus dure que son habituel outil en fibre de verre. Il débute avec celle-ci à 5m00 et passe au premier essai. Il revient à l’autre pour à nouveau franchir 5m20 au premier essai. A 5m25, il fait l’impasse et le Suédois Kjell Isaksson pense avoir fait le plus dur en franchissant cette barre.
Tracanelli, dont le record était encore à 4m80 un an auparavant, regarde cela avec détachement, reprend sa perche la plus faible et s’élance à 5m30. Une seule tentative suffit et en ce 15 mars 1970, François plie le concours en trois essais ! Isaksson ne fera pas mieux et Wolfgang Nordwig, Allemand de l’Est et futur recordman du monde en fin de saison en reste à 5m20. Le Français reprend alors la perche utilisée en début de concours et,  en toute décontraction, attaque 5m40, manquant de peu mais démontrant toute l’étendue de son potentiel qui le mènera au record du monde junior au mois de juillet.
 

(Crédit photos Robert Krieger pour l’Equipe Magazine Athlétisme).
Rédaction Luc Vollard

Ultimo aggiornamento Martedì 04 Aprile 2017 15:06
 
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