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Soffia il vento, urla la bufera..."Diecimiglia" devastata da un inarrestabile uragano PDF Stampa E-mail
Giovedì 10 Agosto 2017 07:00

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Il collage fotografico di Marco Peiano e Pietro DelPero ci aiuta a scrivere le parole conclusive alla 44esima edizione della corsa podistica "Diecimiglia del Garda", che era stata scelta per ricordare i dieci anni di assenza terrena del nostro indimenticabile Aldo Capanni. Il finale della manifestazione ha dovuto piegarsi alla furia degli elementi che si sono scatenati con una violenza devastante sulla zona gardesana, e in particolare su Navazzo, da sempre "culla" della corsa. Già una parte dei partecipanti era transitato sotto l'arco di trionfo in plastica, quando l'uragano ha imperversato senza pietà sul campo sportivo allestito con tanta cura dai nostri soci Elio e Marco Forti, dagli altri loro familiari e dai numerosi amici locali che prestano la loro opera in questa occasione. Dopo oltre un'ora di bufera, pioggia torrenziale, grandine, si è fatta la conta dei disastri. Gli amici di lassù non lo meritavano. 

Le gare, come abbiamo cercato di raccontarvi nei giorni scorsi, erano due: un trail (oggi si chiama così) di 30 km e mezzo sulle montagne dell'entroterra gardesano, in programma il sabato, e la corsa su strada di 16 km e spiccioli la domenica. Si è passati dai 36 - 37 gradi del sabato, vi lasciamo immaginare la fatica immane di chi è andato su e giù (1800 metri di dislivello totale) per 30 km, ai 16 - 17 gradi della domenica sotto il diluvio. E, giù sulle belle e frequentate sponde, le acque del Benaco hanno preteso il loro sacrificio umano, vittima un turista straniero. 

Noi, quelli dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli", abbiamo potuto solamente levare gli occhi al cielo e invocare la protezione di Aldo, da lassù. Con il suo ben noto sarcasmo ci ha risposto di rivolgerci a tale Trump, di cui vorremmo ignorare l'esistenza, il quale sembra essere un grande esperto di cambiamenti climatici. Alla fine, i tre semplici trofei che volevano ricordare il nostro amico sono arrivati nelle mani dei primi tre classificati, uno dei quali, il terzo, Andrea Silicani (riconoscibile dal numero 259), venuto dalla terra di Aldo, la Toscana. Due bresciani ai primi due posti: Renato Tosi (nella foto in alto a sinistra) e Michele Bertoletti. Forse non lo sapranno mai, ma il trofeo che hanno adesso nella loro raccolta porta il nome di un grande uomo di sport.

Il quale ha ricevuto il deferente omaggio dei soci Alberto Zanetti Lorenzetti, nostro segretario, e della sua gentile consorte Rosa, della famiglia Peiano al completo, Giuseppina, Luciano e Marco, ovviamente di Elio e Marco Forti, organizzatori della manifestazione, e di un altro che passava lì per caso. Non molti, ma si sa questo è periodo di "tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare". Di Aldo risentiremo gli elogi, asciugheremo le lacrimucce, alla prossima Assemblea del 2018. Fra gli ospiti, graditissimo ma non socio, Gianni Poli. Risvoltino: nel 1986 Gianni, appena sceso da un periodo di allenamento in altura a St. Moritz, si presentò a Navazzo e fu secondo, superato nel finale da un altro che sapeva cosa significava correre, Davide Bergamini. Questo in agosto; in novembre, Poli vinse la New York City Marathon, davanti a tal Robert "Rob" De Castella, australiano con antenati svizzeri..Morale, tirata coi denti: più facile vincere in Central Park che non su Via Valvestino, dove si arrivava a quei tempi. E Gianni, che è un uomo di forti valori morali, a Navazzo, quando può, torna sempre.

Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Agosto 2017 08:52
 
"Il premio in natura": ricordiamo Aldo Capanni rileggendo i suoi scritti PDF Stampa E-mail
Mercoledì 09 Agosto 2017 17:50

Iniziamo la pubblicazione di alcuni scritti di Aldo Capanni, ripresi dal libro "Di tutto un po'", che lui stesso diede alle stampe nel 2002. "Taglio il traguardo dei cinquant'anni di vita in buona salute - ringraziando Dio di questo". Parole che, oggi, hanno un suono stridente. "Scritti brevi" come li catalogò lui stesso nelle dediche introduttive "in parte inediti, in parte pubblicati, in parte resoconti di alcuni miei interventi oratori più o meno riusciti". Questo è il primo, altri ne sceglieremo da qui alla fine di questo anno 2017 che segna il decimo anniversario della partenza di Aldo da questa terra. L'iniziativa è stata sottoposta al fratello, don Alessandro, che l'ha accolta con entusiasmo, lui essendo il lettore più affezionato e più orgoglioso di questi scritti. Noi desideriamo ringraziarlo.

Il simpatico scritto che riproponiamo oggi trovò ospitalità sulle pagine della rivista "Correre" del mese di febbraio 1996.

Emerge un mondo che è, in larga parte, scomparso, un mondo del podismo spontaneo, festaiolo, spesso ambientato in un mondo provinciale, quasi sempre contadino, festa di paese, festa di popolo, oggi esistono i populismi non il popolo. Mondo defunto. I due capponi di Giovanni hanno riportato in superfice nostri ricordi di un atleta - anche lui scomparso - di cui abbiamo ricordato il nome pochi giorni fa: il bresciano Enzo Volpi, da tutti e per sempre conosciuto come "Franco". Più o meno, era protagonista nella stessa epoca raccontata da Aldo, lui era un grande corridore, per i suoi tempi, per i metodi di allora, per le scarse possibilità economiche, unica alternativa i gruppi militari, e Franco vestì i colori amaranto delle Fiamme Oro Bari, venendo dal C.R.A.L. Gnutti Lumezzane (dove, anni dopo, venne alla luce il talento di un altro grande corridore bresciano, Pier Giovanni Poli, per tutti "Gianni"). Non sappiamo se Volpi abbia arraffato capponi e se li sia portati al traguardo. Sappiamo, per certo, che quando correva nei prati, in montagna, in ogni caso nella natura che non fosse una angusta pista, arrivava sempre con una sportina di funghi, o di asparagi di montagna, o di erbe mangerecce. E arrivava prima degli altri. Parliamo di un corridore che nel 1962, alla "Cinque Mulini" quando era davvero la "Cinque Mulini", fu preceduto solo da un tizio che si chiamava Michel Jazy, forse qualcuno vagamente ricorda il nome...Capito? Non correva con i signori Cagafusi. Ebbene sì, di quella atletica abbiamo nostalgia. Così come abbiamo nostalgia di Aldino, della sua cultura, della sua passione, della sua rettitudine.

È iscritto a parlare Aldo Capanni, ne ha facoltà! 

Le nostre amiche corse amatoriali mettono in palio da tempo premi in natura, e il correre per il "prosciutto", la "spalla" o il "salame" è diventata la realtà di tante gare podistiche. In Toscana poi, la realtà che il sottoscritto conosce direttamente, è da anni in vigore la regola di scegliere le corse cui partecipare proprio in base ai premi in palio, così come è d'uso, per i migliori, "dividersi" le gare per non vincere sempre gli stessi premi, ma per alternarsi nel...rifornire le rispettive dispense.

Ma va detto agli attuali podisti che questa non è una regola dei nostri giorni, nè una novità: le gare su strada sono state sempre contraddistinte da premi di questo tipo, anche agli albori della corsa e poi via via nella storia.Il fatto che vi voglio raccontare oggi risale agli anni sessanta e riguarda proprio i premi in natura, anzi, per essere esatti, un traguardo "volante" di stampo ciclistico. Il nome del protagonista è di fantasia, così, se leggerà queste righe e si riconoscerà in esse, potrà approfittare dell'anonimato: lo chiameremo Giovanni. Era un mezzofondista di medio livello, e spaziava dagli 800 ai 5.000 metri, con qualche incursione anche sulle siepi e sui 10.000. La specializzazione non era certo la regola, allora, anzi, proprio per i corridori prolungati di non elevato valore valeva la norma di alternare spesso le distanze e le specialità. Ma le corse in pista Giovanni le sopportava a malapena: erano un obbligo cui lo costringevano il suo allenatore e la sua società, ed erano il necessario prezzo da pagare per essere seguiti, essere allenati al meglio possibile per l'epoca, avere gratis dalla squadra pantaloncini, maglietta, tuta e scarpette, chiodate e non, qualche premio ogni tanto e a fine anno. La famiglia di Giovanni era di origine contadina, e il nostro conosceva bene il valore delle cose, e delle cose da mangiare in particolare: i suoi, reduci dalla fame e dalle privazioni patite in tempo di guerra, gli avevano ben insegnato l'importanza di vivere con la pancia piena o meno. E giovanni sfruttava il più possibile il suo non eccelso talento e il suo allenamento nelle corse su strada. Già in quegli anni, infatti, particolarmente nei piccoli paesi delle zone di campagna, si organizzavano tante gare, garette e garettine, quasi sempre in concomitanza con le sagre paesane e con le varie ricorrenze festeggiate localmente.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 09 Agosto 2017 16:51
 
Ieri, oggi, domani e dopodomani: storielle, punture di spilllo, ricordi autentici PDF Stampa E-mail
Venerdì 04 Agosto 2017 17:00

 

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A Brescia e dintorni, vasti invero, trattasi di oltre 1 milione e 200 abitanti, 205 Comuni, un territorio di 4.800 km quadrati, ci sono tre eventi sportivi che fanno rima: Mille Miglia (oppure Millemiglia tutto attaccato) una corsa d'auto su e gù per il nostro allungato stivale nata nel 1927 e gloriosamente vissuta fino a tragicissimo evento nel 1957; Centomiglia velica sul lago di Garda , la più celebrata regata in acque interne del mondo, creata dalla voglia di regatare di un gruppo di gargnanesi nel 1951; la Diecimiglia podistica a Navazzo, otto chilometri di ascesa dal capoluogo Gargnano, nata nel 1974. Denominatore quasi comune il miglio British, diciamo quasi essendo che il miglio terreste ha una distanza e quello acquatico un altro. Non diamo cifre metriche, per evitare le tiritere dei soliti accademici dell'inutile che si mettono a contestare il centimentro e il millimetro, rotture già metabolizzate in passato.

Con l'andare del tempo, e per ragioni diverse, ognuno di questi eventi sportivi ha sentito il fascino del passato. Le auto non potevano più scorazzare su e giù per la penisola a velocità da circuito di Indianapolis, e così, dopo 20 anni, nel 1977, si è inventata la Mille Miglia Storica, che doveva essere una passeggiata di vecchie ma ancora affascinanti signore (le auto), doveva...che in effetti secondo i dicunt et narrant ci sarebbero ancora dei simpatici buontemponi che, a suon di migliaia di Euroni, dollaroni, ma si accettano tutte le monete, farebbero delle corsettine non proprio da pensionati in vacanza...Voci maligne, non fatele sapere alla Stradale. Vele classiche ante 1981 per la Centomiglia lacustre, barche che hanno fatto una parte cospicua della storia della regata ma, soprattutto, della evoluzione delle barche da regata. Gli scarpinatori potevano essere da meno? Eh no...e allora un bel tuffo non nel lago - che un giorno dicono che non è balneabile e quello dopo ti servono la sua acqua nei ristoranti stellati, freschissima, purissima, fonte Gardasee - ma nel passato. La corsa di Navazzo nacque come "La Caminâa",  denominaziona dialettale di facile intuizione. Le prime edizioni furono un su e giù per le montagne dell'entroterra gardesano, fra i 30 e 35 chilometri. Si torna (domani, partenza ore 9) a quei tempi, che vien voglia di definire lontani, un secolo fa, e nessuno ci può smentire. Una camminatina di 30 km e mezzo, con 1855 metri di dislivello. In sintonia con le mode del momento è etichettato come "trail", il cui significato, secondo il dizionario della lingua inglese, è "seguire le tracce, o le orme". 

Bene, accingiamoci a rivedere la "Camináa Storica" formato trail...ma quale formato? Nel 1974 si faceva questa stessa corsa senza bisogno di adottare etichette in uso nel paese dei Britanni. E la corsa in montagna? Hanno dovuto inventarsi una organizzazione aderente alla Federazione mondiale di atletica, con tanto di presidente, vice, consiglieri, riunioni annuali, viaggi in giro per il mondo con mogli al seguito. Questa è la vera corsa in montagna, solo ascensionale per specialisti dell'arrampicata e dell'aggrappata...alle poltrone e ai benefit. Ma la cosa più ridicola è che, negli anni 50 - 60, e forse anche oltre, questo tipo di corsa era "fuorilegge": gli atleti nazionali non potevano prendervi parte pena la squalifica. Il bresciano Franco Volpi, uno dei più bei corridori pedestri che siano mai apparsi sulla scena della italica atletica, non fu messo nell'elenco degli "azzurri" per i Giochi Olimpici di Roma perchè partecipava a qualsiasi tipo di corsa su strada, sui prati, in montagna, ma evitava la pista. E quelle non molte volte che ci corse sopra fece i primati dei 5 e 10 mila metri. Vedete come è volubile il mondo? Adesso il trail, la corsa in montagna, altra sovrastruttura geronto-dirigenziale per la 100 km, e via allegramente cantando. Di nuovo non c'è proprio niente, se non a creare...posti a tavola. E, avanti c'è posto, serve a rinfoltire il numero dei tesserati, e a tappare i buchi, bene vengano dunque gli ottantenni e i +100, questi li esibiamo in tv. Vabbuò (© comandante Schettino). 

Torniamo sul Monte di Gargnano. Domani questa gitarella in montagna, con 'sto caldo, che Dio ve la mandi buona. Di proposito, abbiamo deciso di pubblicare una foto della prima edizione, con carro agricolo in bellavista, e non trattasi di photoshop: non c'era nessun bisogno di creare costose e inutili sovrastrutture (terminologia marxista). Domenica la "Diecimiglia del Garda", edizione consecutiva numero 44, inclusa la "Camináa": il racconto, senza fronzoli, di questa gara che è stata un fior di gara, lo trovate qui www.diecimigliadelgarda.net. A noi preme rinfrescare la memoria su un evento che ci sta molto a cuore: verrà ricordato Aldo Capanni, che della nostra piccola "cosca" è stato un grande, con un premio a lui intestato. Chissà quanti dei soci che spesso si riempiono la bocca del suo ricordo saliranno a Navazzo. Lunedì riferiremo.

Ultimo aggiornamento Sabato 05 Agosto 2017 13:35
 
Saranno belli gli occhi neri, ma le gambe, ma le gambe, a me piacciono di più PDF Stampa E-mail
Giovedì 03 Agosto 2017 19:41

Per coloro che masticano un po' della lingua di Napomacron...Solito messaggio che noi rilanciamo illudendoci che a qualcuno possa interessare...Gilbert Rossillo fa diligentemente la sua parte, noi la nostra, girando il suo cortese messaggio puntuale all'inizio di ogni mese. Stavolta l'edito consueto è dedicato a una donna cui il buon Dio aveva dato gambe straordinarie...abbiamo detto gambe...Au revoir!

Bonjour à toutes et à tous,                         

A​u nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 70ème lettre mensuelle d'informations avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois de juillet que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant : https://cdh.athle.com/

P.S. - Il titolo è ispirato ad una canzone del Trio Lescano, anni '40.

 

 
Ultimo aggiornamento Giovedì 03 Agosto 2017 20:02
 
2 agosto 1948, Adolfo Consolini dona all'Italia il sesto oro olimpico PDF Stampa E-mail
Mercoledì 02 Agosto 2017 14:30

Sessantanove anni fa, il 2 agosto era un lunedì. Su Londra faceva un tempaccio. Pioveva a dirotto sui Giochi della XIV Olimpiade e sull' Empire Stadium di Wembley  Curiosando fra i nomi altisonanti del Comitato olimpico, in quel momento, enumeriamo lo svedese Sigfrid Edström, che era presidente anche della Federazione mondiale di atletica; lo statunitense Avery Brundage, che sarebbe divenuto presidente del C.I.O.; mentre del Comitato Esecutivo faceva parte anche  il Conte Alberto Bonacossa, proprietario, dal 1929, della "Gazzetta dello Sport". Presidente del Comitato organizzatore dei Giochi londinesi era The Rt. Hon. The Lord Burgley, campione olimpico sui 400 metri ad ostacoli nel 1928, futuro presidente della Federazione mondiale di atletica, sincero amico del nostro Luigi Facelli che aveva incontrato in due finali olimpiche, 1928 e 1932.

Torniamo sulle fradice pista e pedane dell' Empire Stadium. L' atletica era iniziata il 30 luglio e si sarebbe conclusa il 7 agosto. La mattina del 2 agosto, con inizio alle 11 ora locale, la prima gara in programma era il lancio del disco. Gli iscritti erano 35, secondo i dati in nostro possesso si presentarono in 31. L'Italia metteva in campo tre atleti: Adolfo Consolini, Giuseppe Tosi e Giorgio Oberweger. I loro rispettivi numeri di "pettorale" erano il 532, 534 e 533. "The qualifying dtstance is 46 m. All the competitors who attain this distance will take partin the Final". L'omone di Costermano si qualificò con il nuovo primato olimpico: 51.08. L'altro omone, anche più grosso, futuro corazziere al Quirinale, Beppone Tosi, superò i 50 metri di 56 centimetri, lontanuccio il terzo, lo statunitense Gordien (48.40). Solo 8 superano i 46 metri, quattro dovettero essere ripescati, Giorgio Oberweger restò fuori (43.07).

Il tempo di buttare qualcosa nello stomaco e alle 15.30, 3.30 P.M. alla moda British, di nuovo in pedana per la finale. Tosi esordì con 51.78, nuovo primato olimpico, Consolini sotto i 50: 49.67. Il tiro vincente fu il secondo: 52.78, ancora record. Non cambierà più nulla. "Bronzo" per Gordien, un terzo lancio a 50.77. Consolini ebbe tre lanci oltre i 50, Tosi quattro, Gordien uno solo. Lo stesso ordine della qualificazione del mattino.

Per ora è tutto. Ci premeva ricordare la storica giornata del titolo olimpico di Adolfo Consolini (il sesto nella storia atletica della nostra Nazione), di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita, come abbiamo avuto già occasione di scrivere su questo spazio varie volte. E scriveremo ancora. Anzi, già che ci siamo: nei prossimi giorni pubblicheremo una "chicca" davvero unica che ci ha fatto avere un nostro socio. Un po' di pazienza. Arrivederci.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 02 Agosto 2017 16:13
 
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