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Vuoi diventare atleta? Formule magiche? No, segui i consigli di Luigi Facelli PDF Stampa E-mail
Giovedì 18 Gennaio 2018 18:26

Il sito della "Collezione Ottavio Castellini" ha pubblicato oggi la recensione di un raro libretto edito a Torino nel 1934. Titolo: "Come si diventa atleta". Autore un grande dell'atletica italiana: Luigi Facelli, quattro partecipazioni in altrettanti Giochi Olimpici (1924 - 1928 - 1932 - 1936), quattro finali disputate (400 metri ostacoli e staffetta 4 x 400), un Campionato d'Europa (Torino 1934, finalista). Se avete interesse, potete leggere la recensione su questo indirizzo. La curiosità sarebbe di conoscere i "consigli" di Facelli...chiederemo al proprietario della pubblicazione, non si sa mai.

Ultimo aggiornamento Giovedì 18 Gennaio 2018 19:06
 
Trekkenfild, periodico online inizia il suo sesto anno di r-esistenza PDF Stampa E-mail
Martedì 16 Gennaio 2018 09:50

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Abbiamo ricevuto il primo numero (progressivo 55) del 2018 della pubblicazione "Trekkenfild", periodico online interamente dedicato all'atletica. Vide la luce nei primi mesi del 2013 per volontà di Daniele Perboni e Walter Brambilla, due "attenzionati" da parecchi anni nel non vastissimo cerchio poco magico del nostro sport. Stravedono per la corsa campestre, parlano solamente di quello che gli pare, soprattutto scrivono e commentano di quello che vedono con i loro occhi, al contrario dei giornalisti da tavolino maghi del copia-incolla, non si genuflettono ai poteri forti. 

Già in passato, in questo nostro spazietto, abbiamo dato notizia di "Trekkenfield". All'alba del sesto anno di pubblicazione segnaliamo questo nuovo numero. Se avete voglia e tempo, leggetevelo. In più è anche "agratis", condicio sine qua non per molti spendaccioni del trekkedfild casalingo.

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Gennaio 2018 16:09
 
Ricordiamo Aldo con un suo articolo sul lancio del giavellotto in Finlandia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 10 Gennaio 2018 07:17

"Quest'anno, per ricordare mio fratello, ho pensato ad un articolo che scrisse nel 1994 in occasione dei Campionati Europei di atletica. Lo lessi a suo tempo, appena vide la luce, rileggerlo ogni volta mi provoca...lascio immaginare a voi". Questo ha scritto don Alessandro Capanni nella lettera che invia ogni anno, dal 2008, per ricordare la Messa annuale in suffragio di suo fratello Aldo e nostro compagno di viaggio nella avventura dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana. Alessandro, di solito, accompagna la sua lettera con una foto, un articolo scritto da Aldo, un oggetto. Nel rispetto della sua scelta riproduciamo quell'articolo che fu a lui commissionato dalla rivista federale, come spiegava lo stesso Aldo nelle righe che precedevano il commento alla gara di lancio del giavellotto. A corredo del testo una foto del giavellottista finnico Seppo Räthy e il logo dei Campionati Europei Helsinki '94.

Scrisse Aldo Capanni:

Nell'agosto del 1994 andai in Finlandia a vedere i Campionai Europei di atletica, con un altro caro amico, Beppe Ocello. Al ritorno Ottavio Castellini, dovendo completare alcune cronache giornaliere della rivista federale "Atletica" che allora dirigeva, sapendo che ero stato spettatore dei Campionati, mi chiese dei pezzi brevi per riempire i "buchi" che doveva colmare per finire il numero di commento ai Campionati. Quei buchi furono riempiti con i pezzi che seguono.

 

8 agosto: giavellotto, o...della religione

 

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Questo...non è un pezzo come un altro: è una cosa un po' strana.

Devi parlare del giavellotto, ed allora dovresti dilungarti sul redivivo Steve Backley, campione uscente e vincitore un po' a sorpresa, o su Seppo Räty, stagionato leone finnico, oppure ancora su Jan Zelezny, primatista mondiale in carica, grande prima e dopo i campionati, ma non in questo fondamentale appuntamento della stagione, e invece...

Invece capita che sei in Finlandia a vedere i Campionati.

Chiunque apra un libro di storia dell'atletica leggera (non sono poi molti in verità), chiunque si sia un minimo appassionato a questa disciplina, chiunque, infine, abbia ascoltato almeno con un po' di attenzione i soliloqui (o vaniloqui, o sproloqui...) dei cronisti televisivi, non può non ricordare quale sia stato l'apporto dei finlandesi al lancio del giavellotto, quale l'importanza che essi attribuiscono a questo esercizio, quale il rilievo che esso riveste per un intero popolo.

Queste cose le leggi, le ascolti, le assimili anche, ma rimangono inevitabilmente confinate in un angolo della memoria, come uno dei tanti luoghi comuni che affollano già dopo pochi anni di vita i nostri "chips" e "microchips" cerebrali.

Poi vai in Finlandia. Assisti ai primi due giorni di gara, con tanti posti in tribuna desolatamante vuori, e tanti salaci commenti sulla,,,diluizione del programma di gara che ha scoraggiato e tenuto lontano anche i "nativi", infine arriva il giavellotto! E te accorgi subito arrivando allo stadio, perchè non si passa neppure a piedi da nessuna parte! Perchè il cartellone dei boiglietti di vendita, rigorosamente al suo posto nei giorni precedenti, è stato ammainato! Perchè quando, dopo innumerevoli sforzi per farti largo in ogni metro quadro di terreno e sali le scale, affacciandoti all'anello delle gradinate, lo spettacolo è palpitante! I posti liberi dei giorni precedenti si sono trasformati nel pienone più completo, e per ogni dove, in alto, in basso, davanti e dietro sventolano bandiere bianche con la croce azzurra!

Inizia la gara, ed ogni lancio è una festa, ma quando tocca a lui, l'uomo di casa, è l'apoteosi, l'osanna, la partecipazione di un intero popolo al gesto sportivo di un suo rappresentante che in quel momento incarna tutti i finnici e il loro desiderio di veleggiare lontano insieme ad una lancia di metallo vuota. È il quinto lancio, il sorpasso, la medaglia d'argento di Seppo Räthy sopravanzando Zelezny e facendo sognare anche il sorpasso finale, verso la vittoria, qui, con quell'ultimo lancio che tutti aspetteranno troppo invano!

Ecco, questo è il lancio del giavellotto in questa terra del nord: è una religione laica, ma che religione! Un rito dove chi assiste partecipa davvero con il cuore, vive, palpita, si esalata, si deprime. E un solo grande rimpianto: non avere avuto la ventura di vedere lui, il rappresentate, l'incarnazione, l'eroe arrivare al massimo, alla vittoria, qui nella sua nazione, fra il suo popolo. Peccato, sarà per un'altra volta. Perchè inevitabilmente ci sarà sempre un' altra volta, in Finlandia per il lancio del giavellotto.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 10 Gennaio 2018 11:46
 
Domani sera a Firenze nella chiesa dell'Isolotto si ricorderà Aldo Capanni PDF Stampa E-mail
Martedì 09 Gennaio 2018 08:29

Il nostro carissimo don Alessandro ci ha informato che domani, mercoledì 10 gennaio, nella chiesa Santa Maria Madre delle Grazie nella piazza dell'Isolotto - quartiere di Firenze che godette di notorietà socio-religiosa-politica negli anni '50 - '60, per chi vuole saperne di più consigliamo la lettura di questo testo - si celebrerà la Messa in memoria di suo fratello Aldo, il nostro indimenticabile Aldo. La famiglia Capanni abitò per molti anni in una casa del Quartiere Isolotto, in via Viani. 

La celebrazione inizierà alle ore 18. Accanto ai parenti e agli amici, interveranno anche rappresentanti dell'Associazione Veterani dello Sport, che leggeranno la preghiera finale di ricordo e suffragio. A nome di tutti i soci dell'Archivio Storico esprimiamo vicinanza di partecipazione e di sentimenti a don Alessandro. Il quale, da mesi, è diventato socio effettivo dell'A.S.A.I., adesione che ci ha fatto particolarmente piacere.

Ultimo aggiornamento Martedì 09 Gennaio 2018 08:53
 
Jean Vermeulen, l'erede di Jean Bouin che rimase senza eredità PDF Stampa E-mail
Lunedì 08 Gennaio 2018 07:25
Dalla lettura dell'ultimo numero della "Lettre" redatta dal gruppo di storici e statistici della Commissione Storia e Documentazione della Federazione francese riprendiamo il breve scritto che Luc Vollard riserva questa volta nel suo "Edito" - suona come editoriale - ad un personaggio dell'atletica transalpina che poteva essere un grande ma non lo è diventato: Jean Vermeulen. Il periodo storico ci colloca dopo la Prima Guerra mondiale e nella prima metà degli Anni '20. In un lungo profilo scritto nel 1995 (in occasione del centenario della nascita di Vermeulen), Alain Bouillé, uno dei decani fra gli storici dell'atletica francese, concluse così:" Rétrospectivement, on peut se demander ce qu'aurait pu réaliser Vermeulen si sa carrière n'avait pas été interrompue à 19 ans par la guerre. Il va sans dire qu'aucun "junior" n'avait réussi de tels chronos avant lui ni bien longtemps après ! Jean Bouin en 1914, le considérait comme son successeur certain et ne doutait pas que le nordiste allait balayer ses records, mais les événements en décidèrent autrement". Se volete potete leggere la storia di Vermeuleun scritta da Bouillé su questo indirizzo.
E adesso la parola a Luc Vollard.
 
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Aucune sélection en équipe de France, une seule victoire nationale lors du critérium de cross-country en 1919, et pourtant cet athlète est probablement l’un des plus grand talent que la France ait connu ! La première guerre mondiale et le choix de faire la majeure partie de sa carrière dans les rangs des professionnels sont les principales causes de ce maigre palmarès mais aussi de son anonymat alors que sa précocité et son potentiel faisaient de Jean Vermeulen le successeur tout désigné de Jean Bouin.
Crédité de 2 h 50’26’’ au marathon à 17 ans, de 31’14’’1/5 sur 10 000 m à 19 ans, à 15 secondes du record du monde de Bouin, la guerre non seulement interrompit sa carrière naissante mais lui laissa aussi de dures séquelles au bras droit. La paix revenue, il retrouva la forme en 1919, en cross mais aussi lors des Jeux Inter-Alliés durant l’été où il remporta deux épreuves et fut l’unique vainqueur Français. A nouveau pro en août 1919, il réintégra finalement le rang des amateurs fin 1922 et s’imposa dès les premiers jours de 1923 comme le grand favori des mois à venir.
Ainsi le 7 janvier 1923, lors du prix Lemonnier, entre Versailles et Paris, le gratin national avec Brossard, Denis, Schnellmann, Duquesne, Vignaud, Tell, Ducher, Philipps, Thoyes, Manhès, subit la démonstration de Vermeulen. Brossard essaya bien de distancer le Tourquennois en début de course, mais rien n’y fit et c’est avec 23 secondes d’avance sur le record de Keyser qu’il remporta l’épreuve, ayant terminé en solitaire après la mi-course, au sein d’un peloton de 263 arrivants.
Sur sa lancée, il remporte le cross de l’Auto le 14 janvier, dominant Heuet et à nouveau Brossard, et près de 1900 athlètes au départ, tandis que Guillemot a abandonné. Le 21 janvier c’est au tour du cross de l’Ayçaguer, la grande classique Lyonnaise et le résultat est le même pour la passe de trois, devant Brossard, Schnellmann et Guillemot. La presse tient là son favori pour le National de cross en mars, mais le doute s’installe alors qu’il ne termine que 11ème du championnat de Paris fin février et c’est par un abandon que s’achèvera pour lui le championnat de France à La Courneuve. Il gagnera à nouveau le Lemonnier en 1924, prendra la 25ème place en 1925 mais ne réalisera pas son rêve olympique. Il savait que les Britanniques voyaient d’un mauvais œil son retour. (Crédit Photo Miroir des Sports). 
Ultimo aggiornamento Lunedì 08 Gennaio 2018 15:03
 
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