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Cultura, un sostantivo che aveva un profondo significato per Marco Martini PDF Stampa E-mail
Venerdì 16 Febbraio 2018 09:11

Riceviamo da Paolo Marabini, amico e componente del Consiglio direttivo del nostro Archivio Storico, queste righe di sentito ricordo di Marco Martini.

CIAO MARCO 

Mi viene chiesto spesso come ho trovato una determinata informazione, la data di un record che nessun annuario ufficiale riporta, una fotografia di un secolo fa, il risultato in una garetta provinciale del 1930. Lo devo alla mia passione e alla mia sete di conoscenza nei confronti di questo sport. E naturalmente a una minuziosa ricerca ultratrentennale, che però ha potuto avvalersi del lavoro unico, incredibile, maniacale, appassionato di poche persone. 

Una di loro, da ieri mattina, non è più fra noi. E la notizia della sua morte, a 64 anni, mi ha molto rattristato. Perché Marco Martini era prima di tutto un uomo speciale, poi anche - ma quel poi non appaia riduttivo - un appassionato di atletica e di statistica come ce ne sono pochi nel mondo, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca, meticolosa ed esemplare. 

Da ragazzo era stato atleta, quattrocentista del Cus Roma, ma non verrà certo ricordato per i suoi risultati in pista, che egli stesso definiva “meno che modesti”. Invece non potranno essere dimenticati i suoi inediti lavori storici e statistici, frutto appunto di quella sua mania per la ricerca che è stata la missione della sua ascetica e monacale esistenza. 

Non a caso, insieme a Ottavio Castellini, Aldo Capanni e ad Alberto Zanetti Lorenzetti, è stato l’anima dell’ASAI Bruno Bonomelli, l’archivio storico dell’atletica italiana, fondato 25 anni fa, di cui molti di voi probabilmente conosceranno la valenza, a differenza di disattenti dirigenti federali che ne hanno spesso sottovalutato il peso specifico, convinti che la cultura non abbia importanza quando devi costruire medaglie... 

Il contributo di Marco a questa parola "spaventosa" - cultura - è stato immenso, totale. Le sue pubblicazioni resteranno delle assolute pietre miliari, a cominciare dal ciclopico lavoro sulla storia dell'atletica maschile italiana “Da Bargossi a Mennea”. Per non parlare dell’insostituibile apporto di ricerca e conoscenza ai volumi della storia dei campionati italiani, redatti insieme ad altri stimati storici e statistici. E poi la ricostruzione degli incontri della Nazionale, finanche una divagazione oltre i confini italiani, ovvero un bellissimo volume sulla storia dello sport fra le popolazioni indigene. 

Ci lascia un grand’uomo, di rara sensibilità. Un uomo d'altri tempi, verrebbe da dire, dai modi gentili e delicati. Proprio come il suo fisico minuto, che negli ultimi anni si era sempre più indebolito sino a portarlo, ieri sera, al prematuro addio dalla vita terrena. Sentivo il dovere - in questo ambito che divulga molte informazioni storiche frutto anche del suo instlavorile o - di tributargli un ricordo, per quanto mai abbastanza adeguato a quello che è stato realmente Marco. Io gli sarò eternamente grato. E lo ricorderò sempre con affetto.

Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Febbraio 2018 09:19
 
In punta di piedi Marco Martini ha concluso la sua serena avventura umana PDF Stampa E-mail
Giovedì 15 Febbraio 2018 20:08

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Ore 20.45: trilli del telefono portatile ci richiamano al legame con la realtá mentre siamo attratti da un servizio intelligente su una etnia della foresta amazzonica, trasmesso dalla televisione spagnola. Ci raggiunge Augusto e, subito, dalla voce percepiamo che non è portatore di buona novella. Marco Martini ci ha lasciato questa mattina, nella solitudine di cui si era circondato da sempre ma soprattutto dopo la morte dei genitori. Non vedendolo arrivare in ufficio, alla sede romana della Federazione italiana di atletica leggera, una collega, dotata di particolare sensibilità, si è allarmata, conoscendone da tanti anni la meticolosità, l'educazione, il sacro rispetto del lavoro, cui si era dovuto piegare pur non essendo quello che gli confaceva. I successivi interventi hanno portato alla certezza dell'accaduto.

Durante il servizio sulla tribù amazzonica erano passate immagini di un combattimento di lotta fra gli indigenti e con il giornalista francese che ha realizzato il reportage. L'associazione con Marco Martini e il suo pluridecennale lavoro di ricerca sui legami fra lo sport e il sacro, sullo sport nelle popolazioni antiche, era passato come un flash nella nostra mente. Nel 2014 aveva trovato una casa editrice che aveva pubblicato il suo eccezionale lavoro "L'energia del sacro. Lo sport tra i popoli di interesse etnologico". Ricerca che considerava ancora parziale e alla quale dedicava gran parte del suo tempo libero. Marco, lui sì, avrebbe avuto diritto ad una cattedra universitaria di storia dello sport, e invece stava a fare il passacarte in una federazione sportiva.

Avevamo ricevuto da Marco poche righe, proprio martedì scorso, a seguito di una nostra comunicazione, riservata ai componenti del Direttivo, sulla prossima Assemblea dell'Archivio Storico. Da qualche anno ricopriva la carica di vicepresidente. La riportiamo nella sua integrità:

"Ricevuta notizia prossima assemblea ASAI. Disastroso mio crollo fisico dalla seconda metà del  2017. Sono contento di essere riuscito a fornire il mio contributo per il libro del  1945. Il 2018 è il mio ultimo anno (parziale) sul pianeta Terra. Grazie per la stima accordatami in tutti questi anni, che ricambio. Ti prego di un ultimo favore: inserire sul sito ASAI la nuova versione delle liste  1945, con importanti integrazioni di Alberto  Zanetti (vedi allegati)".

Tristezza, commozione, il peso gravoso di una perdita umana e professionale. Riposa in pace, caro Marco, sorretto come per tutta la vita da una Fede salda e profonda.

Nella foto: un commosso Marco Martini mostra il Premio Bruno Bonomelli, che ricevette durante la Assemblea dell'A.S.A.I. a Castenedolo nel 2013.

Ultimo aggiornamento Domenica 18 Febbraio 2018 17:36
 
Volete saperne di più sull'atletica francese? Allora la "Lettre" fa per voi, apritela PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Febbraio 2018 10:04

Gilbert Rossillo ci rinfresca la memoria sul consueto appuntamento con il sito degli storici e statistici francesi. Nel nuovo aggiornamento parecchi argomenti che possono interessare i nostri soci e lettori.

Bonjour à toutes et à tous,                         

A​u nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 76ème lettre mensuelle d'informations avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours de janvier que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant : https://cdh.athle.com/  

Rendez-vous incontournable l'EDITO - C'EST ARRIVÉ EN FÉVRIER ... 1987​, Rédaction Luc Vollard

Images intégrées 1   Les championnats d’Europe en salle 1987 furent une grande réussite à Liévin, notamment avec le record du monde de Bruno Marie-Rose, le titre de Thierry Vigneron mais aussi la confirmation du talent deSerge Hélan. Le triple-sauteur du CA Montreuil avait déjà battu le record de France l’été précédent mais il attaqua l’année sur des bases encore meilleures. Le 15 janvier, déjà à Liévin, il ...

En lire plus en page d'accueil du site au centre ou accès via la colonne de gauche Editos
DU NEUF, DES COMPLEMENTS ET DES MISES A JOUR ...

Rédaction Gérard Dupuy

Images intégrées 2

 

Bien entendu toute l'équipe de la CDH vous adresse ses meilleurs vœux pour 2018 ! Un maximum de plaisir dans tout ce que vous entreprendrez et nous l'espérons aussi en parcourant votre site préféré !

Du nouveau avec un aperçu du bilan du désormais traditionnel meeting en salle de Nantes depuis sa création et la rubrique curiosités vous propose quelques conseils pour courir lorsque vous êtes sous les drapeaux en plein conflit mondial il y a un siècle.
Il y a quasiment un siècle également, nos ancêtres pratiquaient déjà l'athlétisme avec ferveur et les bilans très complets des années 1919 et 1920 vous attendent dans le menu "bilans anciens".

Le dictionnaire de l'athlétisme français a été remis à jour à l'issu de l'année 2017 en ce qui concerne les féminines, les masculins se préparant à venir les rejoindre.

Enfin des mises à jour parfois conséquentes, d'autre fois un peu moins ont été apportées aux familles d'internationaux (menu curiosités), aux nationalités acquises ou double nationalités (menu utilitaires) et commetrès régulièrement aux finalistes des championnats de France essentiellement des temps "héroïques" ainsi queles bilans collectifs de ces championnats de France qui vont désormais jusqu'en 1929.

Bonne lecture, et n'hésitez pas à visiter le site de fond en comble, vous y découvrirez des trésors à n'en pas douter ! 

4 x 100 M - BILANS TOUS TEMPS TOUTES CATÉGORIES F. et M. Etude de Gilbert Rosillo . Comme annoncé débout janvier, voici le premier volet des bilans tous temps relatifs au relais 4 x 100m. Les autres suivront à plus ou moins long terme, le 4 x 400m sera la prochaine étape avant si possible les Interclubs. Accès direct via ce lien :  https://cdm.athle.com/upload/ssites/001059/100%20mpf%20tt/relais__4x100m_toustemps-tc.pdf

PALMARES : MEETING EN SALLE

Rédaction Olivier Martinot Lagarde

1) Mise en ligne du meeting de Val-de-Reuil :
La salle de Val de Reuil a la particularité de posséder une salle d’échauffement dans le prolongement de la piste, qui permet de courir un 110 m haies à l’abri ! Mais c’est aussi un écrin magnifique qui accueille, depuis 2010, un excellent meeting et des épreuves parfois hors normes comme le 400 m haies, Félix Sanchez ayant enchanté le public à plusieurs reprises. Mais il n’est pas le seul à s’être illustrer … La dernière édition a lieu le samedi 27 janvier.

Liens vers le palmarès : https://cdm.athle.com/asp.net/espaces.html/html.aspx?id=26799

vers le site de l'organisateur : https://eure.athle.com/asp.net/espaces.html/html.aspx?id=35941

2) Mise en ligne du meeting de Nantes :

Achevée en 2013, la salle de Nantes fait partie des nouvelles installations qui permettent à l’athlétisme hivernal de poursuivre son développement. Dès 2014, un meeting national a naturellement pris sa place dans le calendrier, attirant nos meilleurs athlètes à quelques semaines des championnats de France. La cinquième édition a eu lieu le samedi 20 janvier.
Liens vers le palmarès : https://cdm.athle.com/asp.net/espaces.html/html.aspx?id=26799

vers le site de l'organisateur : https://nmathle.fr/

Cette lettre a pour but de vous présenter les principales mises à jour du mois précédent. Mais en fonction de vos propres pôles d'intérêts, vous pouvez parcourir sans modération les différents dossiers qui vous sont présentés.

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 12 Febbraio 2018 19:12
 
Bargossi, vita grama di un povero podista nelle terre di S.M. Apostolica PDF Stampa E-mail
Venerdì 09 Febbraio 2018 13:00

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"...Fu dunque pedibus calcantibus che visitammo Gorizia, Trieste, Pirano, Capo d'Istria, Pola e Fiume. Erano strade infernali quelle, e ci capitò altresì di guadar torrenti, valicar montagne, tal fiata sotto la sferza di un sole che avrebbe fatto arrossire quello del Tropico, tal'altra sotto una pioggia torrenziale...". Questo leggiamo alla pagina 18 del libricino autobiografico di Achille Bargossi, pubblicato a Forlì, sua città natale, nel 1882. Facciamo omaggio di queste parole, e di quelle che seguiranno, al nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti, che possiamo considerare uno dei più accreditati studiosi delle vicende sportive di quelle terre istriane. E, ovviamente, a tutti i lettori del nostro sito che avranno ancora la bontà di leggerci. E non si stupisca se legge qualche verbo sintatticamente sbilenco, o nota punteggiatura avventurosa, noi abbiamo deciso di copiare il testo tale e quale.

Bargossi, a quel tempo, viaggiava con Luigi Bertaccini, di Meldola, che gli aveva chiesto consigli e volle unirsi a lui nelle peregrinazioni pedestri in Italia e fuori. Anni dopo se ne andò per la sua strada, e chiuse i suoi giorni nel 1877 all'Aja, in Olanda.

"...E appena arrivati in qualche borgata o città, ci dovevamo, magari a pancia vuota, raccomandare ancora alle nostre gambe per provvedere del materiale, come dicono i saltimbanchi, alla fabbrica dell'appetito. E non era raro il caso in cui, dopo una marcia di trenta o quaranta chilometri susseguita da una gara alla corsa, non ci trovavamo d'aver raccolto abbastanza di che sfamarci.

"Ebbene, credete voi che la sfiducia e lo scoramento s'infiltrassero, per ciò, nell'animo dei due corridori? Manco per sogno! Si facevano quattro salti e via di corsa in cerca di un villaggio o di una città più generosa. E le strette della fame, la stanchezza, i disagi non ci fecero mai passare nell'animo il pensiero di un'azione disonesta. Lo dico qui a lode di me non solo, ma altresì del mio povero compagno, nel quale, colla mia istruzione trasfondeva anche il mio coraggio e l'inesauribile mia allegria...Pure vi fu un giorno, gran brutto giorno!, in cui poco mancò non perdessimo la nostra allegria. Anzi non assicuro che non la perdessimo quel giorno là. Il guaio si fu che insieme all'allegria si rischiò di perdere la santissima pazienza, e che il carattere romagnolo avesse a scattare fuori. E se ci fossimo spinti sino a suonare quattro ben assestati lattoni, sangue di una locomotiva!, non avessimo avuto po' poi tutti i torti. Giudicane tu candide lector.

"Avevamo viaggiato, sempre coi cavalli di S. Francesco, tutta quant'è lunga una notte e parte d'una giornata, per recarci da Pirano a Fiume. Strada montuosa e disagevolissima, sotto una pioggia persistente e con un freddo che faceva il termometro avvicinare allo zero colla premura di un ministro delle finanze. Non parlo dello stomaco: c'era dentro quel vuoto che in una macchina pneumatica allo stato di mancanza d'aria. Non avevamo più nemmeno la voglia di cantare le nostre canzonette, tanto s'era uggiti e stanchi. Ne sorreggeva solo la speranza di fare buoni affari a Fiume, città popolosa e intelligente. Vi arrivammo alla fin fine; e sboconcellato un pezzo di pane, che inafiammo con...acqua pure dei torrenti, ci recammo subito da quel signor commissario di polizia per avere il permesso di dare una corsa. Era obbligo in noi di chieder licenza all'autorità di polizia, ma per esserci mai questo permesso stato negato, e trattandosi altresì che, pur desiderando in cuor nostro che quelle povere provincie ritornassero in seno alla madre Patria, non avevamo però mai avuto la melanconia di fare propaganda di queste nostre idee, e che se s'era sollevato qualcosa sui nostri passi, fu la polvere, e non certo le popolazioni, noi avevamo dunque finito per convincerci, che quella del chieder licenza fosse una pura e semplice formalità. Ehi! state a sentire.

"Quel signor commissario dunque, dopo averci squadrati d'alto in basso, rispose alla nostra domanda di permesso con un'altra domanda. Cos'eravamo cioè venuti a fare negli Stati di S.M. Apostolica. Che sia sordo? dissi tra me, e ripetei che eravamo due buoni diavolacci e che si ci guadagnava da vivere facendo delle corse. Ma quel grifagno commissario aveva forse subodorato in noi dei congiurati irredentisti, poichè ci rispose chiaro e tondo che siccome eravamo italiani, così andassimo a correre in Italia, come se dove eravamo allora non fosse...basta! chinammo il capo davanti a quella perla di funzionario. Ed io non potei a meno di convincermi che per essere commissario bicipite quel cretino aveva pochissimo cervello.

"Si ritornò dunque indietro, per timore che ci potesse capitar di peggio. E così poche ore dopo rifacevamo la strada percorsa, ed il giorno dopo si giunse a Trieste stanchi, sfiniti e con pochi centesimi in tasca. Fatti cauti dall'accoglienza del poliziotto di Fiume, non ardimmo ridomandare licenza di dare un'altro spettacolo a Trieste, dove ci eravamo prodotti pochi giorni avanti. Motivo per cui, scarseggiando sempre più il denaro nostro, al pomeriggio dello stesso giorno...gambe in spalla e via per Gorizia...".

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Febbraio 2018 14:04
 
Anni Cinquanta: Trofeo Pavesi di marcia, una questione di famiglia. PDF Stampa E-mail
Domenica 04 Febbraio 2018 09:08

 

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Il nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti ci ha fatto avere un interessante articolo sui famiglia Pamich, in particolare sul fratello meno conosciuto, Giovanni. Alberto ricostruisce i suoi esordi come marciatore.

La storia dei fratelli Pamich è nota. Fuggirono avventurosamente da Fiume nel settembre 1947 per raggiungere il padre che era emigrato in Italia, a Milano, per poter lavorare. Dopo le peripezie che li portarono ad affrontare i disagi delle fatiscenti strutture riservate ai profughi provenienti dalle terre giuliano-dalmate e l’indifferenza, se non l’ostilità, che li circondava, finalmente si stabilirono a Genova. Della carriera sportiva di Abdon sappiamo tutto, del fratello maggiore Giovanni molto meno. Ma un articolo apparso sul Corriere dello Sport il 2 luglio 1951 ci conferma che anche il dottor Giovanni la stoffa l’aveva. Il giovane fiumano si era imposto nel quinto Trofeo Pavesi, manifestazione organizzata dal giornale sportivo romano.  All’epoca il marciatore, che vestiva i colori della A.A.A. Genova, frequentava la facoltà di Medicina e Chirurgia del capoluogo ligure. Gli studi e la professione medica lo portarono all’abbandono delle gare di atletica. Fu medico nella Marina Militare, affinò la cultura e la pratica medica in Svizzera, si specializzò a Padova in Chirurgia generale, a Modena in Ortopedia, a Bologna in Chirurgia toracica ed ebbe una lunga carriera nell’ambito ospedaliero conclusa all’Ospedale San Polo di Monfalcone, struttura dove lavorò per molti anni con l’incarico di primario di Chirurgia generale.

Lo stesso articolo pubblicato dal quotidiano sportivo romano informa che al terzo posto giunse Massimo Massara, per l’occasione definito “il grande battuto”. C’è da porsi la domanda: ma siamo sicuri che il nome di battesimo è giusto? La risposta si trova sul quindicinale della FIDAL “Atletica” del 19 luglio 1951. Massimo altri non è che il fratello di Salvatore, personaggio ricordato in questo sito non molto tempo fa con scritti, fotografie e documenti, fra i quali un articolo di “Atletica” che lo riporta quale brillante vincitore dell’edizione del Trofeo Pavesi l’anno precedente.

Ma torniamo alla famiglia Pamich. Una figura di spicco dello sport di Fiume era lo zio di Abdon, Cesare. Si occupava di pugilato in una città dove la nobile arte godeva di grandissima popolarità e vantava un vivaio sportivo che aveva prodotto un campione quale Ulderico Sergo, che nel 1936 aveva colto il massimo alloro di una lunga carriera con la vittoria ai Giochi Olimpici di Berlino. Lo zio Cesare era notissimo come dirigente e organizzatore di incontri, oltre che essere un valido arbitro. Quando nel maggio 1945 per la città iniziò l’amministrazione jugoslava, cominciò anche per lo sport un “nuovo corso” che faceva riferimento ai principi dello cultura fisica socialista, cioè la promozione dello sport di massa, del dilettantismo, l’abolizione del professionismo e la lotta al campionismo. Questo avrebbe dovuto dare un netto taglio con il passato che, almeno per i primi anni, in città non avvenne. La direzione dell’attività sportiva venne affidata, presumibilmente per motivi d’immagine, a persone già ben conosciute prima della fine del secondo conflitto mondiale – fra le quali lo stesso Cesare Pamich che fu posto alla presidenza del Comitato di Cultura Fisica e, per l’atletica leggera, Vladimiro Superina – inoltre Ulderico Sergo ebbe la possibilità di salire sul ring da professionista anche nella stessa Fiume. Nonostante la boxe locale potesse contare su validi elementi come Alfredo Barcovich e i fratelli Barbadoro (il più famoso dei quali, Nello, fu indirizzato al pugilato nei primi anni ’40 da Lauro Bononcini, al tempo “distaccato” a Fiume), alla fine del 1946 vi fu una “epurazione” che coincide con il periodo dell’arresto di Cesare Pamich il quale, dopo essere stato rilasciato, decise di prendere la via per l’Italia, pima ancora della fuga di Giovanni e Abdon.

Ultima annotazione. Nell’albo d’oro del Trofeo Pavesi, dopo i nomi di Salvatore Massara nel 1950 e di Giovanni Pamich nel 1951, segue Abdon Pamich, vincitore nel 1952.

Materiale allegato: fotografie riprese dal "Corriere dello Sport" e l'articolo dello stesso giornale del 2 luglio 1951; disegno caricaturale di Cesare Pamich da "La Voce del Popolo" di Fiume del 25 marzo 1946. Il testo dell'articolo diventa leggibile cliccando sopra la pagina per ingrandirlo.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Febbraio 2018 11:10
 
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