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Seguite il giallo: tutte le novità 2019 delle liste italiane di ogni tempo PDF Stampa E-mail
Lunedì 08 Luglio 2019 07:32

Mancano ormai meno di tre settimane ai Campionati italiani, in programma dal 26 al 28 nella bella Bressanone. Occasione per aggiornare le graduatorie italiane di tutti i tempi che ormai proponiamo da qualche anno direttamente su questo spazio, dopo essere passati, nel tempo, da edizioni tradizionali su carta e poi a quelle su dischetto (l'ultima - coincidenza - nel 2009 fu messa in circolazione proprio allo stadio di Bressanone, dove si stavano celebrando i Campionati mondiali dei giovani, quelli youth, i nostri allievi, campionato che poi i padroni del vapore della Federatletica internazionale hanno deciso di cancellare). Da quando i nostri soci hanno deciso questa forma di pubblicazione, dell'aggiornamento si sono sempre occupati Enzo Sabbadin e Enzo Rivis, che ancora si divertono a questo tipo di compilazione.

Ed ecco qua il nuovo prodotto - aggiornato al 6 luglio - della coppia lombardo - veneta. Strumento utile per misurare i progressi della atletica nazionale, facendo riferimento alle graduatorie di tutti i tempi. I nostri compilatori evidenziano in giallo i nuovi tempi e le nuove misure entrate a far parte della lista. Questo fornisce all'appassionato una visibilità immediata delle novità 2019.

Donne e uomini, ovviamente, come nella tradizione. I cultori dei «numeri primi» in atletica possono aprire questi indirizzi e troveranno materiale per passare un po' di tempo:

liste italiane di ogni tempo donne

liste italiane di ogni tempo uomini

Le liste sono sempre disponibili nella apposita Sezione "Liste italiane di ogni tempo", sulla parte sinistra della copertina.

Correzioni, ove fosse necessario, aggiunte, suggerimenti, devono essere inviate direttamente ai compilatori  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.   e  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 17 Luglio 2019 14:43
 
Séra Martin e i primati delle signorine francesi: correva l'anno olimpico 1928 PDF Stampa E-mail
Mercoledì 03 Luglio 2019 14:26

Appuntamento fisso dei primi giorni di ogni mese: la breve comunicazione con la quale l'amico Rosillo ci ricorda che ci sono nuovi argomenti e aggiornamenti sul sito della Commissione Documentazione e Storia della Federazione francese di atletica. Adesso è disponibile il lavoro di messa a punto effettuato durante il mese di giugno. Per chi ha interesse questo è l'indirizzo generale https:// Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  , per entrare sugli argomenti del sito ecco un altro link https://cdm.athle.com/

Troviamo sempre di grande interesse le brevi ricostruzioni storiche compilate da Luc Vollard, che della CDH è il presidente. In quella di stavolta ci riporta all'anno 1928 per parlarci di atletica praticata con entusiasmo dalle donne, che, a quel tempo, avevano una propria federazione a parte, non facevano parte della I.A.A.F., vi entreranno nel 1936, mentre nell'anno 1928 furono ammesse, per la prima volta, ai Giochi Olimpici.

Vollard ci ricorda che il 14 luglio, allo Stadio di Colombes, i francesi avevano festeggiato insieme alla loro festa nazionale, anche il primato del mondo del loro connazionale Séra (Séraphin) Martin sugli 800 metri: 1:50.6. Il giovanotto di Nizza tolse il primato al tedesco Otto Peltzer, che deteneva anche quello dei 1500; lo perderà quattro anni dopo a favore dell'americano Ben Eastman. 

Intanto leggete quello che erano capaci di fare le atletiche ragazze transalpine, le quali, in verità, non fecero grandi cose ad Amsterdam, ai Giochi Olimpici (un qyarto posto nella staffetta 4 x 100). Anche Martin deluse la Francia: solamente sesto nella finale olimpica, Peltzer era statao eliminato addirittura in semifinale.

L’été 1928 fut torride pour l’athlétisme français. Le 14 juillet Séra Martin améliora le record du Monde du 800 m à Colombes mais le feu d’artifice fut aussi tiré le lendemain au stade de la Porté Dorée à l’occasion des championnats de France féminin sous l’égide de la FFSF. Les sprinteuses des Linnet's de Saint-Maur-des-Fossés profitèrent de ce 15 juillet pour réviser en profondeur les tablettes des records, malgré l’état triste et sale du stade du PUC selon l’article du Miroir des Sports !
Marguerite Radideau égala son record de France du 100 m en 12’’2/5 devant ses coéquipières Georgette Gagneux et Lucienne Velu. A l’époque cette performance fut annoncée comme un record du monde mais la japonaise Kinue Hitomi avait fait mieux fin mai à Osaka. Le 200 m fut aussi l’apanage des filles des Linnets avec la victoire de Lucienne Velu devant Yvonne Carme.
Avec un tel quatuor, les deux relais ne pouvaient donc échapper aux Saint-Mauriennes. Ce fut chose faite dans le 4 x 100 m devant Fémina Sport dans le temps remarquable de 50’’0 qui égala le record du monde des Allemandes du Viktoria Magdebourg établi le 7 août 1927 à Breslau. Restait alors à disputer le 4 x 200 avec bien sûr la même équipe. C’est encore à une équipe de club allemande que nos jeunes femmes s’attaquèrent, cette fois-ci le SC Charlottenburg Berlin, crédité de 1’50’’3/5 à Berlin trois semaines auparavant. 1/5 de seconde suffit à l’arrivée pour les déposséder et les Linnets s’offrirent une deuxième citation sur les listes de la Fédération Sportive Féminine Internationale en 1’50’’2/5 en devançant à nouveau Fémina Sport. La même équipe fit beaucoup mieux en 1929, le 28 juillet en 1’47’’3/5, reprenant le record que le SC Brandebourg Berlin avait amélioré le 14 juin en 1’48’’1/5. Par la suite, l’IAAF, supplantant le FSFI et obtenant même sa dissolution en 1936,  n’homologua pratiquement plus que des records d’équipe nationale.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 03 Luglio 2019 18:41
 
Chi fu il più veloce? «Zacharia, pronti, via», o il prussiano Armin Hary? PDF Stampa E-mail
Martedì 02 Luglio 2019 16:30

Questo articolo fu scritto da Gianni Brera il 5 settembre 1960. Dopo averlo letto viene spontanea, almeno a noi, una domanda: la partenza di Hary era regolare o non lo era? Delle due l'una: se era regolare, non c'è trippa per gatti. Se non era regolare, signor Pedrazzini, perchè non lo ha squalificato? Per usare una frase che un collega ci ha riferito come molto frequente nel linguaggio breriano, fra colleghi,  ci sembra che il signor Pedrazzini, per darsi delle arie da quello che ha capito tutto, faccia delle seghe ai grilli. Dire poi che imbrogliava è da Codice Penale, se non hai le prove, perchè se le hai lo squalifichi. Se non le hai, stai zitto. Dice Pedrazzini: se ci fossi stato io a Zurigo...eh, cosa avrebbe fatto? Quello che hanno fatto gli svizzerotti, han fatto ricorrere la gara, e quando, con un altro starter, ha dato lo stesso esito (10" netti), si son messi la coda tra le gambe, e a casa. La verità, secondo noi, è che trattandosi del primo 10" netti nella storia dei 100 metri, hanno tutti avuto repentini movimenti intestinali.

Anche 'sta ridicola caccia all'imbroglione: uno che gli guarda i piedi, le mani, il sedere, quasi fosse un Arsenio Lupin da prendere con le mani nel sacco. E invece il signor Arsenio - Armin, in barba a tutti i Pedrazzini e i Maregatti del mondo, si è portato a casa il titolo olimpico dei 100 metri con pieno merito. Lasciandosi dietro tutto il meglio che c'era in circolazione in fatto di velocità: il lungagnone americano Sime. il british Radford - poi futuro professore universitario -, il tosto cubano Figuerola, «El Figaro» come lo chiamavano i suoi compatrioti scesi dalla Sierra Maestra a cacciare il dittatore Batista, e altri due yankee, Frank Budd, di cui si dicevano meraviglie, e il supereclamizzato Ray Norton, la più grande delusione americana.

Hary passeggiò in batteria (secondo, 10.74, elettrico, si seppero dopo anni i tempi elettrici), vinse quarto di finale (10.32, su Sime), semifinale (10.41, ancora su Sime) e finale (10.32, e dagli, ancora su Sime). De che stamo a parlá? E lei, illustre pistolero olimpico, ha sparato tre di queste quattro gare. Che dobbiamo dedurne? Se davvero il prussiano imbrogliava, lei non ci fa una gran bella figura...o no? Con tutto il rispetto, per carità.

P.S. - «Zacharia, pronti, via», così venivano chiamati, a quel tempo, ironicamente, in Italia, gli starter svizzeri.

 

L'astuto ginocchio di Hary

I giudici di partenza all'Olimpiade di Roma sono tre; Ruggero Maregatti, Primo Pedrazzini e Camillo Sivelli. I primi due sono milanesi. Maregatti è stato grande sprinter ai suoi bei giorni e ha spesso battuto Toetti sulle due distanze dello scatto. Primo Pedrazzini, invece, è stato ed è tuttora soltanto un patito dell'atletica. È cresciuto però alla scuola del grande Giuseppe Alberti e di Mario Riccoboni, due onorevolissimi velocisti divenuti mossieri al termine della carriera. Attualmente, Pedrazzini viene considerato il miglior starter d'Italia. E proprio a lui è toccato "preparare" le partenze degli scattisti dell'Olimpiade. Pedrazzini è piccolo e ha il complesso di Napoleone. La sua voce è grave ed energica, il suo sguardo sa corrucciarsi al momento più opportuno. Per prepararsi degnamente all'Olimpiade, è stato due settimane a Schio con gli olimpionici italiani. Poi è venuto a Roma e ha frequentato i campi di allenamento, mettendosi a disposizione degli scattisti di ogni Paese, americani compresi. Il solo che non si sia mai presentatoper farsi dare il via è stato Armin Hary, che evidentemente ha dichiarato guerra a tutti gli starter del mondo. Pedrazzini ha dato il via a molti grandi campioni degli ultimi sei cicli olimpici. Appena dopo Berlino, ha avuto all'Arena di Milano anche Peacock, il grande rivale di Owens, la Perla Nera. Nel dopoguerra ha "mosso" un po' tutti, compreso Fuetterer e Germar. Ma Hary, no. E Pedrazzini confessa di non aver dormito più notti, pensando a lui e al suo demoniaco guizzo.

Di Hary se ne dicevano molte dal giorno stesso della finale di Stoccolma (dove era andato anche Pedrazzini). A Zurigo, Haryaveva sicuramente incontrato un mossiere veloce e un cronometro pigro. Ma il 10" netti era stato ripetuto con due diversi mossieri, durante la stessa riunione, e Pedrazzini non sapeva darsi pace.

Armin Hary arrivò a Roma buon ultimo, come si addice ai grandi personaggi.Pedrazzini lo attese invano all'Acquacetosa e alle Terme: Hary mantenne per sé il proprio segreto di sprinter fenomeno. Poi, finalmente, vennero le gare. In batteria, tutto quieto: gli avversari non erano tali da costringere Hary a fare il furbo. Ma con i quarti di finale iniziò la musica. Ruggero Maregatti accoccolato all'esterno a guardare le mani e i piedi ai "pronti" e ai "via". Lui, Pedrazzini, sul suo podietto, poco discosto dalla corda, la gran pistola puntata al cielo.

I comandi alla voce dello starter sono due: "a posto" e "pronti". Poi spara.

Al comando di "a posto" gli scattisti raggiungono i blocchi di partenza e vi si dispongono con le mani e il ginocchio destro a terra. Al comando successivo di "pronti" gli scattisti alzano il ginocchio destro, tendono le braccia (con le mani sempre a terra) e rimangono nella posizione di agguato che è tipica di un felino pronto a balzare sulla preda. 

Al primo botto di Pedrazzini, Hary era già all'impiedi e spingeva come un dannato. Pedrazzini lasciò correre («L'è un fenomeno» disse «Però, el me frega»).

Alle semifinali, ancora un guizzo fasullo di Hary sul primo botto di Pedrazzini: ma venne subito frenato da un secondo sparo, non appena ebbe fatto il terzo passo.

«Warum?», domandò hary quando Maregatti gli ebbe rifilato il rettangolo giallo della partenza falsa:«Perchè?».

«Sta quiet, roder», gli ingiunse Pedrazzini corrucciandosi più di sempre. Allora Hary, ingrugnato, attese lo sparo e partì con gli altri. In finale, naturalmente, ritentò per istinto la gherminella: e Pedrazzini lo fermò di nuovo.

«Ma allora» io chiedo «che cos fa precisamente questo Hary?».

«Che cosa fa? Ci vuole un po' per capirlo: però è certo che bara. All' "a posto" si dispone come tutti: al "pronti" finge di alzare il ginocchio destro fino a tendere la gamba: in realtà, lo alza soltanto un poco e seguita a tendere la gamba, lentissimamente, cioé seguita ad alzarsi, mentre tutti i suoi avversari sono già immobili, come prescrive il regolamento. Dalla vostra tribuna non si vede, ma il movimento del ginocchio di Hary è continuo: e lo sparo lo coglie che è già quasi avviato cioè in condizioni di spingere anche col piede destro e di buttare violentemente il peso del corpo sul sinistro. In sostanza, Hary imprime una spinta in più degli avversari mentre il mossiere esplode il colpo. E così si capisce come guizzi letteralmente via dai blocchi. Tutti i suoi riflessi, per via di quella spinta suppletiva e galeotta, vengono automaticamente accelerati: il resto, si capisce, è molto più facile...E se lo fermi, poi, dice "Warum?", "Perchè?", con l'aria più candida di questo mondo. Ma Ruggero e io lo abbiamo capito in tempo, e non ci ha più fregati. Tutto qui il segreto della partenza di Hary».

«Però anche senza trucco...».

«Ah, se capiss: l'è in gamba. Ma avrei voluto esserci io, la sera del 10" netti».

Così ha detto Pedrazzini, starter dell'Olimpiade: e grazie a lui abbiamo forse capito anche Hary.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 03 Luglio 2019 06:45
 
Una cortese sollecitazione per soci, futuri soci, possibili ex soci dell' A.S.A.I. PDF Stampa E-mail
Giovedì 27 Giugno 2019 11:05

Sollecitazione davvero cortese, ma vorremmo fosse anche l'ultima. Per favore, i soci che ancora non hanno provveduto al versamento (bonifico bancario, brevi manu, piccione viaggiatore) della quota annuale siano tanto gentili da provvedere. È già quasi trascorsa la metà dell' anno 2019. Forse molti di voi sono talmente tanto impegnati che non si sono accorti che nel 2016 abbiamo modificato lo Statuto rendendo questa «elemosina» obbligatoria. Fin dalla fondazione il contributo era volontario, e infatti qualcuno versò 50 mila lire - eravamo nel 1994, la faccia era di Gian Lorenzo Bernini - convinto con quel gesto di magnanimità che poteva lasciare l'adesione all'Archivio Storico in eredità ai suoi figli e nipoti.

Ma non è un obbligo essere soci dell'A.S.A.I., nessuno vi forza la mano. Avremmo un campionario di nomi da abbinare a delle scuse patetiche e ridicole per cui alcuni.......(professioni a scelta, ce n'è per tutti) hanno svicolato negli anni pur di non mettere mano al borsellino. Abbiamo lasciato perdere: nel mondino dell'atletica prevalgono coloro nati con una mano sola, quella per prendere. Non volete pagare? Non avete interesse (salvo poi copiare di sana pianta i documenti che andiamo pubblicando sul nostro sito) a quanto facciamo? Non vi piace il presidente? Il segretario? Vi stanno sui piedi alcuni di soci? ma Santa Brigida, mandate mezza riga che dica: cancellate il mio nome dalla lista dei soci pubblicata sul sito. Per noi resta una questione di correttezza e di educazione, termini ormai esplusi dal Dizionario Treccani. Fate più bella figura voi, credeteci.

Alberto Zanetti Lorenzetti, solerte segretario - tesoriere, segnala che a volte (molto rare) arrivano bonifici senza l'indicazione di quale libro si vuole. Perdiamo solo tempo, e, francamente, ci siamo un po' stufati. Ancora, lo abbiamo detto fino alla nausea: cambiate la email, l'indirizzo, il numero di telefono, ancora invochiamo Santa Brigida, svedese, santificata nel 1391: fatecelo sapere. Anche recentissimamente abbiamo inciampato in dati non più validi.

Servirà? Mah...

Ultimo aggiornamento Giovedì 27 Giugno 2019 17:09
 
Buon compleanno, Livio...era il 19 maggio 1956, e per regalo un bel 100 metri PDF Stampa E-mail
Martedì 25 Giugno 2019 09:00

Chi coltiva la stessa passione degli abitanti del piccolissimo mondo che si riconosce attorno a questo strumento di comunicazione abbina identica passione a sfogliare vecchie carte, giornali, riviste, libri datati, di tempo addietro. E non potrebbe essere diversamente. Ed è proprio una persona con questa silenziosa passione che ha tolto le ragnatele ad un ritaglio di giornale incollato su un libro artigianale fatto di pagine ormai ingiallite, sfuggito alla devastazione del tempo e degli uomini. Quel pezzetto di carta viene dal quotidiano sportivo torinese «Tuttosport», titolo su due colonne, senza voli pindarici, «Giovani a Torino», lo firmò una delle migliori penne del giornalismo sportivo italiano, Renato Morino. Fu pubblicato lunedì 21 maggio 1956.

Il 19 e 20 maggio erano dunque un sabato e una domenica. In quel fine settimana, sulla pista torinese, si gareggiò per la fase regionale del Campionato di società. Secondo la tradizionale suddivisione delle discipline sulle due giornate, al sabato erano in programma i 200 metri e la domenica i 100. Quel sabato uno smilzo studente del Liceo Cavour battezzato Livio di cognome Berruti, festeggiò il diciassettesimo compleanno. Chissà, forse per celebrare non andò neppure allo stadio, non siamo riusciti a trovare, almeno sui ritagli del giornale in nostro possesso, un suo risultato sulla doppia distanza: i migliori furono Boccardo e Ghiselli con 22.4, nei tempi fino a 23.0 il nome di Berruti non c'è.

Morino iniziò il suo «pezzo» parlando di due giovani mezzofondisti: Rolando Fabbris, vercellese, e Walter Broccard, di Aosta, Una buona metà dell'articolo è riservata a loro. Scorrendo i risultati, ecco comparire il nome del  neodiciassettenne Livio Berruti, primo nella quarta serie dei 100 con 11.2; dopo di lui, tali Bernasconi 11.4, Foglino 11.5, Galoppo 11.6. Livio vestiva i colori del Gruppo Sportivo Lancia, segno che si era già segnalato con buoni risultati, che però non conosciamo, se non per sentito dire e con parecchia confusione. Per esempio, taluni hanno scritto, e talaltri hanno copiato e talatri ancora hanno perpetuato l'errore, che entrò nel Gruppo Sportivo Lancia dopo aver vinto i Campionati studenteschi con uno strepitoso - miglior prestazione nazionale - 8.7 sugli 80 metri. No, si pasticcia malamente con gli anni '56 e '57. Livio, abbiamo appena detto, era già al G.S.Lancia, ma non aveva vinto nessun campionato degli studenti torinesi: secondo nostra conoscenza quell'anno gli 80 metri li vinse un ragazzo che di cognome faceva Pagliassotti, con un 9.4 che non era granchè. Non abbiamo la formazione, azzardiamo: forse Livio corse la 4x100 con i suoi compagni di Liceo, il Cavour infatti vinse in 45.0. Il famoso 8.7 lo fece nel '57, quando era già un velocista da 10.6. Torniamo al pezzo di Morino, il quale, ha occhi per i due mezzofondisti. Nei risultati di quelle due giornate scoviamo un Carmelo Rado che vinse il disco (44.18) e fu secondo nel peso (13 metri). Nel complesso niente di che.

Passano sette giorni e al Campo Agnelli, scrisse sempre Morino, «Una bella riunione, migliore di quanto si prevedesse. Proprio una bella riunione che noi, adesso cerchiamo di riassumere nel modo meno penoso possibile, costretti come siamo,  a battere a macchina con la sinistra (la destra è ingessata che sembra un monumento nazionale)». Il protagonista è Luigi Gnocchi, un velocista, che stampa un bel 10.5, «è stato irresistibile dai cinquanta metri in avanti, quando ha potuto distendersi nella sua falcata ampia, potente, spettacolare...». Poi Marini 10.8, Villata 11.0, «ed il giovanissimo Berruti, lui pure a 11 netti». Lasciamo parlare Morino:«Berruti, lancista e juniores, è alla quarta gara della sua carriera! Rivelato dallo Sport nella Scuola (ha partecipato ai campionati provinciali di Torino nel salto in alto) il bravo Milanese lo ha impostato subito sulla velocità: 11.4 nelle prime due gare, 11.2 domenica scorsa e 11 netti adesso, dopo essere uscito dalle buchette alla pari con Gnocchi, e dopo - udite udite - avergli resistito spalla a spalla per più di quaranta metri. Adesso Berruti, velocista cartavelina, ha bisogno solo di acquistare peso e tenuta». Risultato completo di quella gara: 1. Gnocchi 10.5, 2. Marini 10.8, 3. Villata 11.0, 4. Berruti 11.0, 5. Guidotti 11.6, 6. D'Urso 11.7. Attenzione: chi era questo D'Urso? Di nome Saverio, ce lo racconta Ludovico Perricone nel suo gran libro (aveva come spalla il nostro Marco Martini) sull'atletica piemontese. «...il più figo e il più veloce della scuola...era considerato, e soprattutto si considerava, imbattibile...». Volle sfidare Livio e mal gliene incolse «Berruti lo stracciò, fu la fine di un mito piccolo, piccolo».

Al Comunale di Torino, il 2 e 3 giugno, una delle quattro semifinali del Campionato di società, terza serie dei 100: 1. Gnocchi 10.6, 2. Boccardo 11.1, 3. Villata 11.1, 4. Berruti 11.2. Poi anche la 4x100.  Settimana dopo, 10 giugno, a Biella, forse la prima vittoria (?): 1. Berruti 11.0, 2. Porzio 11.4, 3. D'Urso 11.5. Da presumere che cose anche la staffetta, come gia' aveva fatto anche il 27 maggio. E siamo al 1° luglio, Campo Agnelli, campionati piemontesi per i Terza Serie, con condizioni metereologiche avverse: Livio corre la semifinale in 11.0, e poi domina la finale in 11.1. Insieme all' ormai meno famoso D'Urso, e gli altri compagni Cagliero e Foglietti, porta al successo il quartetto Lancia. Si torna a Biella per uno dei «Triangolari» di Terza Serie: Livio vince la finale in 11.0 ma soprattutto ottiene il suo prima 10.9, in semifinale. E con questo entra per la prima volta la graduatoria dei «Primi Dieci».

Che ne dite? Ci fermiamo qui? Da leggere ne avete. La prossima volta vi racconteremo il resto della stagione 1956 del futuro campione olimpico.

Ultimo aggiornamento Martedì 08 Ottobre 2019 13:47
 
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