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Qualche asterisco in aggiunta, per confermare, integrare, arricchire, dove serve PDF Stampa E-mail
Lunedì 06 Giugno 2022 10:00

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Semana Universitaria F.I.S.U. - Ahi, ahi, ahi, signor Giuliano. È chiaro, lo hai confessato: avevi occhi solamente per la bella señorita Maria del Carmen, e così ti è sfuggito che sulla pista dello stadio de Anoeta, a San Sebastián, c'erano anche delle avvenenti signorine italiane, e che facevano pure le gare previste dal programma della rassegna mondiale universitaria. Sei ampiamente assolto. Da parte nostra, solo per completezza e per non lasciare nulla in sospeso nei confronti di quelli che ci leggono (parliamo della tua noticina su FB nella quale confessavi di non ricordare le gare femminili e i successi italiani in quella occasione) confermiamo quanto scritto in un articoletto: la partecipazione di cinque signorine che raccolsero quattro medaglie d'oro, tre firmate Giusy Leone. A proposito della quale vogliamo aggiungere una nostra solida convinzione (condivisa anche da altri, per fortuna, e che crediamo comunque di aver già espresso): è stata la più grande velocista italiana di ogni tempo. Con grande rispetto per tutte le altre, di ieri, di oggi, non possiamo ipotecare il domani.

Ma abbiamo fatto di più: abbiamo raccolto le «prove». Grazie a due amici spagnoli, uno basco, Juan Mari Iriondo, e uno catalano, Carlos Fernández Canet, abbiamo ora ritagli del giornale «La Voz de España» che pubblicò ampi servizi ogni giorno. La qualità è quella che è dopo sessantasette anni, ma siamo in grado di trascrivere un brano della cronaca:"Gran exibición de la italiana Leone en la final de 100 metros lisos. Ganò con rotunda facilidad y sin que parece correr. Sus adversarias se vieron batidas por el impecable y elegante estilo de esta italiana que ni en pleno esfuerzo pierde su feminidad. Su éxito fué jubilosamente ecogido, puesto que ha sido una de las figuras de la competición". Siamo certi che, pur nel poco tempo a disposizione, Carmencita ha insegnato a Giuliano un po' di lingua castellana.

Se non bastassero la documentata compilazione di Raul Leoni - uno dei pochi che ha dedicato tempo e ricerche alle Universiadi in tutte le sue declinazioni che tanto stettero nel cuore di Primo Nebiolo -  e gli articoli del giornale basco, abbiamo anche trovato pallida traccia nel numero 22 della rivista federale «Atletica» datato 24 agosto 1955. A pagina 2, sotto il titolo generale «Attività delle rappresentative italiane all'estero», alla voce «A San Sebastiano» leggiamo:"Sette titoli sono stati conquistati dai nostri atleti. All'ordine del giorno la Leone, tre volte titolata nei 100 (12" netti), nei 200 (24"8 primato italiano) e nella staffetta 4 per 100 in 49" , con Costantino, Cecchi, Greppi e Leone. Altri vincitori sono stati il giovane Roveraro con 1,90 nell'alto, Nardelli con 15"4 nei 110 ost., la Greppi (11"5 negli 80 ost.) e Ballotta, finalmente tornato alle gare con 3.80 nell'asta". A proposito di Nardelli, Leoni, nel suo libro, dà un 15"2, sul giornale ci pare di leggere un 15"4 per tutti e tre i primi classificati.

Nel tentativo di ingrandire per leggere qualcosa su queste pagine sbiadite, ha attirato la nostra attenzione una foto sulla edizione del 15 agosto: un passaggio dei 1500 metri. Saremmo pronti a giocare qualche euro che l'atleta con la maglietta bianca con il numero che potrebbe essere 190 è proprio il nostro amico Giuliano Gelmi. Facciamolo dire a lui, girandogli la foto (che intanto pubblichiamo qui sotto). Il giovanotto sul cui petto spicca un 5 che la didascalia ci dice essere 25 è il britannico John Evans che vincerà in 3'51"9, con due connazionali a completare il podio.

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* Ferruccio Porta - In una delle foto che abbiamo pubblicato qualche giorno fa a corredo di questa manifestazione universitaria, il nostro socio Frasca ha riconosciuto il dirigente Ferruccio Porta. Un lettore ci ha segnalato qualche altro dato: questo signore ebbe ruoli importanti nelle strutture tecniche di Giochi Olimpici di Roma '60. Fu componente del Comitato Sportivo, organismo a stretto contatto con la Federazione internazionale. Era composto dal presidente della Federazione, Gaetano Simoni, dai dirigenti federali Giovanni Guabello e Ottaviano Massimi, e quindi da Giovanni Diamanti, Sisto Favre, Gabre Calvesi, Renato Magini e appunto Ferruccio Porta. Il quale faceva anche parte del panel dei giudici internazionali di marcia, insieme agli altri italiani Giorgio Oberweger, Attilio Bollini e Attilio Callegari, oltre agli altri stranieri. Porta ricoprì anche il ruolo di Giudice Arbitro delle gare su strada, marcia e maratona.

Ultimo aggiornamento Martedì 07 Giugno 2022 09:27
 
Semana Universitaria a San Sebastián 1955: la Giusy fa la parte del Leone (2) PDF Stampa E-mail
Giovedì 02 Giugno 2022 09:00

Non da meno - rispetto ai maschietti, intendiamo - furono le nostre ragazze universitarie alla rassegna mondiale che, nel mese di agosto del 1955, le portò a competere sulla pista dello stadio di Anoeta, nella città di San Sebastiàn. Anzi, addirittura fecero meglio: cinque partecipanti, quattro vittorie! Scarsina la partecipazione, tutte atlete di Paesi europei, tranne una israeliana, Edna Medalia, presente nel giavellotto. L'Italia ebbe in Giuseppina Leone il punto di forza. La velocista torinese aveva già partecipato ad una edizione dei Giochi Olimpici - Helsinki 1952 - e a un Campionato d'Europa - Berna 1954 - nel quale aveva fatto ottima figura: quarta nei 100 metri e terza nella staffetta 4x100, con  Maria Musso, Letizia Bertoni e Milena Greppi. Nella competizione universitaria la velocista torinese non ebbe rivali che potessero minimamente impensierirla: dominò 100 e 200 metri e, insieme a Costantino, Cecchi e Greppi, nella 4x100, portò a tre i suoi ori. Il quarto venne dall'ostacolista milanese Milena Greppi, cognome blasonato di una nobile famiglia in Lombardia, i Greppi di Bussero, che vennero insegniti del titolo nobiliare dall' imperatrice Maria Teresa d'Austria. È deceduta nel dicembre 2016, all'età di ottantasette anni.

Giusy Leone e Milena Greppi furono protagoniste dei Campionati italiani all'Arena Civica di Milano i primi giorni d'ottobre del 1955: la torinese vinse 100, precedendo proprio Milena, 200 metri e la 4x100 con le sue compagne  del FIAT Torino; la milanese vinse gli 80 metri ad ostacoli, rintuzzando la veemente Maria Musso, 11.3 per entrambe, primato italiano eguagliato.

Di seguito il quadro completo della partecipazione italiana nella rassegna universitaria:

100 metri: Prima batteria: 1. Giuseppina Leone (FIAT Torino) 12.3, 5. Luciana Cecchi (CUS Roma) 13.5; Finale: 1. Leone 12.0.

200 metri: Prima batteria: 3. Angiolina Costantino (Augusta Bra) 27.4; Seconda batteria: 1. Leone 25.9; Finale: 1. Leone 24.8, 4. Costantino 26.7.

80 metri ostacoli: Finale: 1. Milena Greppi (Sport Club Bergamo) 11.5.

Salto in lungo: Finale: 6. Greppi 5.25, 8. Franca Peggiorin (CUS Padova) 5.00.

Staffetta 4x100: Finale: 1. Italia (Costantino, Leone, Cecchi, Greppi) 49.0

Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Giugno 2022 18:08
 
Semana Universitaria a San Sebastián 1955: Nardelli, Roveraro, Ballotta cum laude PDF Stampa E-mail
Mercoledì 01 Giugno 2022 00:00

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Partiamo col dire che il nostro socio Augusto Frasca ha individuato un altro personaggio nella foto della squadra italiana in posa sulla scalinata del convento dove alloggiava, foto che ci ha fatto pervenire Giuliano Gelmi e che abbiamo pubblicato qualche giorno fa (chi vuole se la vada a vedere). È il signore con baffi e occhiali, in piedi, l'ultimo a destra: risponde al nome di Ferruccio Porta, che fu dirigente in vari ruoli nelle strutture della Federazione, e, se ricordiamo bene, anche giudice di marcia. Se qualcun altro dovesse riconoscere persone nelle foto «vintage» che pubblichiamo, non esiti a farcelo sapere. Nella foto che pubblichiamo oggi (sempre grazie all'archivio personale dell'amico Giuliano) gli atleti schierati per la finale degli 800 metri: Gelmi è il terzo, Tagliapietra il sesto, contando da sinistra. Il vincitore, il tedesco Olaf Lawrenz, ha il pettorale numero 17.

Il bell'articolo scritto da Giuliano Gelmi ci ha ricordato la partecipazione della squadra italiana formata da universitari alla «Semana F.I.S.U.», rassegna che radunava atleti di un certo numero di nazioni sotto l'egida della Fédération Internationale des Sports Universitaires. manifestazione che già due anni più tardi - 1957 - avrebbe mutato nome in Universiade. Nel 1955 i goliardi si ritrovarono a San Sebastián, nel Paese Basco della Spagna. Gelmi ci ha racconato il «vissuto», noi adesso ci limitiamo a leggere fra i risultati. Utilizziamo, a questo scopo, una pubblicazione in due volumetti curati, ormai parecchi anni fa, da Raul Leoni e Alessandro Bianco, ed essendo a quel tempo i due autori soci nostri sulle copertine faceva bella mostra il logo A.S.A.I.

Le gare si tennero dall'11 al 14 di agosto nella struttura del vecchio Estadio Municipal de Anoeta. Erano presenti Belgio, Repubblica Federale di Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Giappone, Stati Uniti, Giamaica, Svizzera, Austria, Portogallo, Spagna, Olanda, Israele, Egitto, Korea, Sudafrica, Nuova Zelanda, Sierra Leone. Passiamo in rassegna le discipline con presenza di atleti italiani (di ognuno indichiamo anche la località di nascita e la società di appartenenza in quell'anno, evitando di ripetere gli stessi dati).

metri 100 - Seconda batteria: 1. Mario Colarossi (nato a Tripoli, quell'anno vestiva i colori del Calzaturificio Diana Piacenza) 11.2; quinta batteria: 1. Sergio D'Asnasch (La Spezia, Riccardi Milano) 11.2; prima semifinale: 3. Colarossi 11.1; seconda semifinale: 3. D'Asnasch 11.0; finale: 4. D'Asnasch 11.2, 5. Colarossi 11.2.

metri 200 - Terza batteria: 2. Wolfango Montanari (Terni, Lavoratori Terni) 27.5; quinta batteria: 2. Colarossi 22.8; sesta batteria: 2. D'Asnasch 22.5; prima semifinale: 3. D'Asnasch 22.6, 6. Colarossi 22.8; seconda semifinale: Montanari non partitofinale: 5. D'Asnasch 22.3.

metri 400 - Prima batteria: 3. Mario Paoletti (Roma, A.S. Roma) 51.0; terza batteria: 2. Enrico Archilli (Firenze, Atletica Firenze) 50.7; prima semifinale: 3. Archilli 49.9; seconda semifinale: 4. Paoletti 50.8; finale: 6. Archilli 49.9.

metri 800 - Prima batteria: 6. Angelo Tagliapietra (Sona-VR, ATA Battisti Trento) 1:59.5; seconda batteria: 6. Giuliano Gelmi (Leffe-BG, CUS Pavia) 1:58.4; finale: 7. Gelmi senza tempo, 11. Tagliapietra senza tempo.

metri 1500 - Finale: 9. Giuliano Gelmi senza tempo; 11. Angelo Tagliapietra senza tempo.

metri 110 ostacoli Seconda batteria: 3. Valerio Colatore (Vergiate-VA, Gruppo Sportivo Gallaratese) 15.9; Quarta batteria: 1. Ezio Nardelli (Trento, ATA Battisti Trento) 15.1; Finale: 1. Nardelli 15.2.

metri 400 ostacoli Prima batteria: 1. Franco Fantuzzi (Gorizia, Lane Rossi Schio) 54.2; Seconda batteria: 1. Giovanni Bonanno (Messina, Maurolico Messina) 55.8; Finale: 2. Fantuzzi 53.9; 4. Bonanno 55.6.

Salto in alto -  Finale: 1. Gianmario Roveraro (Albenga-SV, Atletica Albenganese) 1.90.

Salto con l'asta - Finale: 1. Edmondo Ballotta (Caorso-PC, Calzaturificio Diana Piacenza) 3.80.

Salto in lungo - qualificazione: Valerio Colatore 7.16, Franco Canattieri (Calestano-PR, Calzaturificio Diana Piacenza) 6.90; Finale: 4. Colatore 7.16, 6. Canattieri 7.03.

Salto triplo - qualificazione: Antonio Trogu (Cagliari, FIAT Torino) 14.13; Finale: 3. Trogu 14.96.

Getto del peso - qualificazione: Piero Monguzzi (Monza, Riccardi Milano) 13.74; Finale: 3. Monguzzi 13.74.

Lancio del martello - qualificazione: Corrado Laliscia (Terni, Lavoratori Terni) 41.37, settima misura, fuori dalla finale.

Tiro del giavellotto - qualificazione: Gianluigi Farina (Palermo, AAA Genova) 57.64, Giovanni Lievore (Carrè-VI, Lane Rossi Schio) 54.07, settima misura, fuori dalla finale, Claudio Riccardi (Torino, CUS Torino) 53.39. Finale: 3. Farina 62.12.

Pentathlon (lungo-giavellotto-200 metri-disco-1500 metri) - 9. Claudio Riccardi (5.55-50.62-25.7-25.38-non partito) punti 2.322, 11. Colatore (6.97-42.25-23.7-28.07- non partito) punti 2.150.

Staffetta 4x100 - Prima batteria: 1. Italia (Colarossi, D'Asnasch, Angelo De Fraia (Iglesias, Monteponi Iglesias), Franco Panizza (Genova, A.S. Roma)) 43.9; Finale: 2. Italia (stessa formazione) 43.1.

Staffetta 4x400 - Finale: 3. Italia (Archilli, Bonanno, Paoletti, Fantuzzi) 3:20.5.

Staffetta 4x800+400+200+100 - 5. Italia (Tagliapietra, Bonanno, D'Asnasch, Panizza) 3:22.9.

Notarelle a margine

* Olaf Lawrenz, vincitore degli 800 metri, aveva corso la stessa distanza l'anno prima ai Campionati d'Europa a Berna. Vinse la prima batteria (1:52.0) ma non ce la fece a superare la semifinale (settimo, 1:51.4). Dotato di un gran fisico, correva sempre con gli occhiali. Docente di fisiologia e biologia. Lawrenz, nato nel 1931, è morto il 4 luglio 2021, avendo compiuto novanta anni poche settimane prima.

* Tomás Barris, classe 1930, catalano di Barcellona, personaggio vitalissimo, il miglior corridore di mezzofondo spagnolo, fra gli anni '50 e '60. Nei 1500 metri a San Sebastián si classificò quarto dopo tre britannici. Fu incoraggiato e aiutato finanziariamente da Juan Antonio Samaranch, futuro presidente del Comitato olimpico internazionale, suo grande amico per tutta la vita. Tanto che, alcuni anni fa, alla presentazione del libro sulla sua carriera, scritto da due statistici spagnoli, Ignacio Mansilla e José Luis Hernández, nella sede del Museo Olimpico y del Deporte voluto da Samaranch a fianco dello Stadio Olimpico di Montjuic, l'anziano dirigente tenne una commossa prolusione per il suo amico Tomás. Samarach mancò pochi mesi dopo. Barris mantiene vivo e attualizzato un suo sito web, per chi volesse visitarlo questo è il link http://www.barris.org

* Sempre a proposito di atleti spagnoli. Scorrendo l'elenco dei componenti della staffetta 4x100, ci siamo imbattuti nel nome di Juan Manuel de Hoz. Madrileno, avvocato, sprinter in gioventù, fu per molti anni presidente della Real Federación Española de Atletismo, poi entrò nel Council della I.A.A.F., portato da Primo Nebiolo di cui fu sempre sostenitore. Ma forse non molti sanno che il piccolo - di statura - Juan Manuel avrebbe potuto vincere qualsiasi concorso mondiale tipo «Ballando con le stelle»: era un ballerino straordinario, elegantissimo e instancabile. Non ebbe invece molta fortuna in quella staffetta: il quartetto spagnolo non si classificò per la finale. È morto nel 2008.

* Le gare universitarie ebbero un vincitore molto blasonato, olimpico addirittura: lo straordinario brasiliano Ademar Ferreira da Silva, che tre anni prima ad Helsinki aveva vinto il triplo con 16.22, nuovo primato mondiale. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come persona straordinaria; cantava, suonava e ballava, come un professionista, intratteneva, era uomo di cultura e di comunicazione. La sua vita è stata molto più di un romanzo, o delle due pellicole cinematografiche cui ha preso parte. Si portava nel fisico una forma di tubercolosi fin da ragazzo, eppure non ha mai smesso di fumare neppure un giorno. Anche lui se è andato nel 2001.

* Anche Gianmario Roveraro fu brillante vincitore nel salto in alto. Il giovanotto era nato nel 1936, quindi aveva compiuto da poco diciannove anni, uno dei più giovani della selezione. Si era rivelato ai Campionati Studenteschi nel 1952: primo con 1.66 alla finale provinciale a Savona. Nel 1955 si elevò prima a 1.93, poi 1.94, ancora 1.95 e 1.96 in novembre. Come quasi tutti (in atletica) dovrebbero sapere, Roveraro fu il primo atleta italiano a superare i due metri. E in tema di «primizie», diamo ad Edmondo «Mondo» Ballotta quel che è suo: il piacentino quell'anno (27 febbraio) divenne il primo vero primatista italiano di salto con l'asta in pista coperta, quando superò 3.90 sulla pedana dell'I.N.S.E.P. a Parigi.

Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Giugno 2022 08:57
 
Trekkenfild 107, tra molto altro, si parla anche della assemblea A.S.A.I. PDF Stampa E-mail
Domenica 29 Maggio 2022 00:00

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A «Trekkenfild», periodico online inventato da Daniele Perboni, vigevanese, e da Walter Brambilla, milanese, son ormai quasi dieci anni (2013), va ascritto un grande merito: la continuità nella pubblicazione. Morte e sepolte parecchie riviste, comatose altre, in un mondo atletico nel quale la parola «cultura» è pressochè sconosciuta e la carta stampata suscita irritazioni cutanee, loro due se ne stracatafottono: ci mettono il loro tempo, prima di tutto la loro passione, ci mettono i loro piccioli, son arrivati perfino a chiedere ai lettori di mettere mano al borsellino per potersi comperare un nuovo «ferro» (sistema operativo) per fare il loro prodotto. Mentre quelli che i piccioli li hanno per grazia ricevuta che fanno? Magari pensano di non far più gli annuari, le riviste, di diffondere libri e cultura. Meglio viaggi (inutili), pranzi e cene. «Trekkenfild» ha sfornato il suo centosettesimo numero, presentando argomenti che interessano sicuramente coloro che si occupano di attualità - spesso mortificante -, con opinioni, sguardi al passato, raccontini simpatici. E in questo giardinetto ci siamo anche noi, i «carbonari della storia dell'atletica italiana», c'è la nostra assemblea, c'è il nostro ultimo libro di storia dei Campionati italiani (di atletica, lo ripetiamo per quelli che in venticinque anni non l'hanno capito). Ma soprattutto c'è, e non sta scritto in «Trekkenfild» il nostro cordiale ringraziamento a Daniele e a Walter.

Ultimo aggiornamento Lunedì 30 Maggio 2022 08:22
 
Giuliano Gelmi riavvolge il nastro e alla moviola ci racconta le Universiadi 1955 PDF Stampa E-mail
Martedì 24 Maggio 2022 00:00

Per essere precisi: quella manifestazione universitaria internazionale non si chiamava ancora Universiade. Prenderà questa denominazione due anni più tardi, nel 1957, edizione assegnata a Parigi Colombes. Nel 1955, a San Sebastián, Spagna, si chiamava ancora Settimana F.I.S.U., Fédération Internationale des Sports Universitaires; aveva preso questo nome nel 1949 con la edizione ospitata a Merano. L'importanza di cambiare i nomi...per non cambiare niente. Sembra di sentire, adattato da noi, Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, duca di Querceta, marchese di Donnafugata (vedere, e magari rileggere, «Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Noi invece siamo chiamati qui a leggere il vivido racconto di Giuliano Gelmi, mezzofondista veloce (800 - 1500) degli anni '50. Di lui abbiamo già avuto modo di scrivere, nel contesto proprio della stagione 1955. Il signor Giuliano è il depositario di tanti ricordi, ha una vasta collezione di fotografie, si coglie nelle righe da lui scritte l'amore per quella attività sportiva lontana nel tempo ma vicina nel cuore. E del suo vissuto spesso ci fa partecipi. Il che ci onora e ci arricchisce.

Stavolta ci racconta della trasferta a San Sebastián, che da quelle parti - Comunità Basca - chiamano anche Donostia. Bella città accoccolata attorno alla splendida Playa de la Concha, perchè proprio una conchiglia pare. Regione di robusti appetiti, se siete inappetenti state lontani, non fa per voi. Terra tormentata, spesso bagnata di sangue in passato (e speriamo sia davvero passato), ma anche terra di straordinari cuochi conosciuti urbi et orbi, il capostipite Juan Mari Arzak, persona deliziosa di una simpatia contagiosa, che fu ambasciatore della cucina donostiarra. La taverna la aprirono nonni o bisnonni di Juan Mari nel 1897, dunque, caro Giuliano, quando tu arrivasti  lassù, nel Nord, Arzak esisteva già. Chissà, magari con i tuoi amici universitari ci sei pure stato a bere un sidro basco, o un txakoli, vino bianco di grande acidità e di pochi gradi, per cui se ne beve... e poi pasa lo que pasa, come dicono da quelle parti.

Ma parlavamo d'atletica, e all'atletica torniamo, per lasciare spazio a quanto ha scritto per noi Giuliano Gelmi, atleta, studente alla Alma Ticinensis Universitas. Lo ringraziamo della simpatia, diremmo stima, di cui ci gratifica. Caro amico, continua pure a scavare nella tua lucidissima memoria, per noi i tuoi ricordi sono doni preziosi.

Spirito di squadra è anche far da paravento ad un compagno col mal di pancia

Quando trovo l’appiglio giusto mi si apre un libercolo pieno di aneddoti e di ricordi di carattere variopinto: sportivo, affettivo, amichevole, che mi meraviglia e che, allo stesso tempo, mi rende compiaciuto della mia memoria. Racconto oggi una storia vera che più vera di così non si può e che risale all' estate 1955. Erano in calendario internazionale i campionati universitari che noi definivamo impropriamente campionati mondiali che si svolgevano ogni due anni e che nel 1953 si erano tenuti a Dortmund, ai quali io e Bagatta avevamo creduto e sperato di poter partecipare. Aspettativa delusa, forse  giustamente. In quella estate ero fra i primi nazionali della classifica tanto dei 1500 quanto degli 800 metri,  correvo per il CUS Pavia, dove frequentavo la Facoltà di chimica. In base ai miei risultati fui convocato per la partecipazione ai  campionati F.I.S.U. che si tenevano a San Sebastián.

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Ecco la squadra di atletica sulla scalinata del convento che ospitava noi, ma anche i tennisti, fra i quali spiccava la romana Silvana Lazzarino, la miglior giocatrice italiana prima di Lea Pericoli, e la squadra di pallacanestro con uno dei più alti (si va da 2.02 a 2.04, secondo chi scrive) cestisti nazionali del momento, Antonio "Nino" Calebotta, nato a Spalato, che all'epoca giocava nella Virtus Bologna, quell'anno campione d'Italia; alla squadra bolognese Calebotta ha dedicato la parte più importante della sua lunga carriera. Fu grande protagonista anche ai Giochi Olimpici di Roma '60 (Italia alla fine quarta), famosi i suoi canestri «in gancio». È morto nel 2002.

In questa foto, sono riuscito a identificare quasi tutti, con qualche comprensibile incertezza: accovacciati da sinistra, Gianfranco Fantuzzi, Giovanni Lievore, Angelo Tagliapietra, Giulio Latini (forse, non sono sicuro), Wolfango Montanari; in seconda fila: Mario Paoletti, Sergio D’Asnasch, Valerio Colatore, un ostacolista (dovrebbe essere Ezio Nardelli, ndr), poi ci sono io, Franco Canattieri, Piero Monguzzi; fra quelli sopra ricordo il romano Giuseppe "Peppino" Cuccotti (allenatore responsabile, fu ottimo triplista per i suoi tempi, fine anni '30-inizio anni '40), Mario Colarossi e poi altri accompagnatori. La divisa era quella classica italiana: giacca blu, pantaloni grigi, scarpe nere, cravatta scura e camicia bianca. Eravamo belli ed eleganti! Per la partenza il ritrovo era stato fissato alla stazione ferroviaria di Genova dove un treno in sosta ci aspettava.

In attesa della partenza, vivemmo una situazione imbarazzante. Franco Canattieri, saltatore in lungo, originario della provincia di Parma, accasato alla rampante società piacentina Calzaturificio Diana, accusò dolori lancinanti al ventre, evidentemente si trattava di una colica intestinale bella e buona. Ci preoccupammo perché il  povero piangeva dai dolori; purtroppo trattandosi di un treno in sosta i servizi igienici erano bloccati. Allora, pur di alleviare la sofferenza di Canattieri, ci organizzammo: ci mettemmo fra due binari e creammo un  «cerchio umano» intorno a lui, cercando di nasconderlo agli eventuali spettatori che potevano passare in quello sconveniente momento. Il risultato fu eccellente, quasi da applausi. Poi finalmente il treno  ebbe l’autorizzazione di partire alla volta di San Sebastián.

Una bellissima città sul golfo di Biscaglia nella zona basca dei Pirenei. Il convento che ci ospitava era accettabile; ci trovammo con brasiliani, tedeschi, inglesi, giapponesi e ovviamente spagnoli: una esperienza veramente interessante. Unico aspetto negativo: il vitto, che non era del tutto soddisfacente per noi italiani. Per fortuna, qualcuno che ne sapeva più di noi suggerì, guarda caso, un ristorante italiano. I brasiliani tenevano allegra la comitiva, la  cittadinanza manifestava compiacimento e gradimento per l'evento sportivo; passeggiando sul lungomare eravamo osservati e oggetto di manifesta bella accoglienza.

Fui protagonista di un simpatico siparietto. Salutando una fanciulla, capii che la simpatia poteva  essere reciproca e nonostante la lingua (basca non spagnola) ci si poteva intendere; cercai di  essere gentile, non invadente, persona perbene. E così conobbi Maria del Carmen, una graziosa  fanciulla, educata, dai modi gentili : c’erano le condizioni per l’inizio di un "qualche cosa". Maria del  Carmen venne allo stadio ad assistere alla manifestazione che per la cittadina era un avvenimento  importante. Ci frequentammo in quei giorni, nel limite del possibile, ma poi arrivò il momento della partenza: unabbraccio, un bacio, lo scambio degli indirizzi, e qualche vana promessa. Però fu molto bello, da non poter dimenticare. Tanto che ancora me lo ricordo, uno degli incontri platonici che ti  rimangono nel cuore. L’atletica mi ha lasciato anche questa emozione, ne sono orgoglioso, e un poco rammaricato.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 25 Maggio 2022 06:38
 
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