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Il 28 giugno saremo a Piacenza per onorare la memoria di Pino Dordoni PDF Stampa E-mail
Venerdì 17 Giugno 2022 14:40

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Nacque lo stesso giorno di Mel Brooks, attore comico, regista, scenaggiatore, vincitore di un Oscar. Pino Dordoni festeggerebbe, se fosse ancora tra noi, i novantasei anni. Invece chiuse gli occhi il 24 ottobre 1998, in una clinica di Piacenza dove era ricoverato da tempo. Era un sabato. Aveva poco più di 72 anni. Venti li aveva trascorsi, sulle piste e sulle strade di mezzo mondo, non solo Europa, per far ammirare quel suo stile elegante, composto, che non ha mai trovato imitatori. Altri trenta, sempre sulle piste e sulle strade del nostro piccolo globo, per assistere, consigliare, correggere, confortare nella sconfitta, gioire con molta misura nella vittoria, a fianco di quelli che considerava, pur non facendo sfoggio di frasi fatte, i "suoi" giovani, maschi o femmine che fossero, che eccellevano nella disciplina che lo aveva innalzato ai più grandi allori, quello olimpico sopra tutti: la marcia. Fu dal 1962 al 1991 il responsabile del Settore tecnico della marcia italiana per conto della Federazione, figura rispettata da tutti, magari mal sopportata da qualcuno. E dovremmo ancora aggiungere qualche anno, dal 1991 in poi, come segretario di quella Commissione marcia della quale era stato il vertice: un ruolo che non si addiceva alla sua tempra ma che aveva accettato piegando il capo ma non la schiena. Amareggiato, questo sì.

Pino Dordoni, campione olimpico settant’anni fa. E come tale lo hanno voluto riportare all’attenzione dei disattenti i soci dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana «Bruno Bonomelli» e alcuni amici piacentini, anche con il sostegno della pubblicazione online «Trekkenfild». Una parte delle iniziative sono già state archiviate, altre sono in gestazione e dureranno almeno fino ad ottobre. Il prossimo appuntamento sarà al cimitero di Piacenza martedì 28 giugno (ore 10.30), il giorno della nascita di Dordoni. I soci A.S.A.I. deporranno una corona di alloro ai piedi della lapide nel famedio che rappresenta l’ultima dimora dei cittadini famosi della città emiliana.

Oltre ai soci dell’Archivio Storico, dovrebbero partecipare dirigenti e atleti delle società piacentine e dello sport locale. L’invito è esteso a tutti coloro che vorranno esserci: aspettarsi partecipazione massiccia non è realistico, ma questi momenti sono di raccoglimento non di adunate da scampagnata.

Ultimo aggiornamento Venerdì 17 Giugno 2022 20:14
 
Abbiamo aperto una nuova sottosezione per le liste donne specialità non olimpiche PDF Stampa E-mail
Giovedì 16 Giugno 2022 07:11

Specialità non olimpiche, come sanno i frequentatori del nostro sport, sono quelle non comprese nel programma dei Giochi e pure non inserite nella tabella ufficiale dei primati riconosciuti dalla Federazione mondiale. Per far capire anche a chi non è «del mestiere»: parliamo degli 80 metri e non dei 100, oppure delle sei miglia inglesi e non dei diecimila metri. Comunque queste prove spurie vengono disputate un po' ovunque, specie all'inizio della stagione agonistica, diciamo fine marzo e parte di aprile. Di solito, si usa chiamarle «gare di preparazione», insomma di avvicinamento agli appuntamenti più impegnativi.

Grazie ai nostri compilatori di liste, Enzo Rivis ed Enzo Sabbadin, avevamo sul nostro sito nella Sezione «Liste italiane» un paio di sottosezioni dedicate alle Liste NOL uomini. Oggi, grazie al lavoro dei nostri due soci, aggiungiamo una sottosezione alle liste donne con le NOL in pista. Le trovate subito aprendo questo link, che sarà poi sempre disponibile. Queste liste (attualmente aggiornate al 17 maggio 2022) saranno elaborate almeno una volta l'anno, o con più frequenza se se ne presentasse la necessità a seguito di risultati particolarmente significativi.

Ultimo aggiornamento Giovedì 16 Giugno 2022 08:16
 
Una lettera inattesa , ancor più gradita: grazie presidente Giovanni Malagò PDF Stampa E-mail
Lunedì 13 Giugno 2022 14:17

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Ci credereste? Quando il nostro redattore ha visto nella sua posta elettronica un messaggio proveniente da «Segreteria Presidente CONI» è rimasto titubante: apro o non apro? Sarà mica uno scherzo di qualche mattacchione? Oppure peggio: che sia un altro veicolo per infilare qualche virus da parte di 'sti delinquenti che chiamano hacker? Legittima preoccupazione, visto che negli ultimi mesi il nostro sito è stato oggetto di sgradite attenzioni. Oppure ancora: vuoi dire che ne abbiamo combinata una grossa e il presidente del CONI in persona ha deciso di tirarci le orecchie? Nel dubbio il redattore ha girato il messaggio al nostro paziente consulente per tutti i problemi di posta, sito, pubblicazione, informatica, ecc. Risposta: tranquilli, sembra tutto a posto. E allora apriamo...

"Caro presidente Castellini, caro Ottavio...", son proprio io! Leggo, e, non vi nascondo, un briciolino di orgoglio l'ho provato, non per me personalmente ma per questa piccola associazione di carbonari. Intendiamoci: queste iniziative non nascono per caso, lo so bene avendo navigato per oltre venticinque anni in istituzioni sportive. La lettera firmata dal presidente Giovanni Malagò è il prodotto finale della iniziativa del nostro vicepresidente Augusto Frasca il quale gli ha fatto avere copia del nostro ultimo libro dedicato all'anno 1946. Tra l'altro, nelle prime pagine, fa bella mostra una fotografia, abbastanza rara, della riunione dei presidenti federali riuniti a Roma, per il varo della Costituzione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Nella riunione del 27 luglio, a Milano, gli stessi ratificheranno il nuovo regolamento e procederanno alla elezione del primo presidente che fu Giulio Onesti, che era stato Commissario nei due anni prcedenti. La foto si deve alle pazienti ricerche iconografiche del nostro Alberto Zanetti Lorenzetti, uno dei migliori storici dello sport attualmente in circolazione.

Alla foto, va aggiunta la stima personale che Malagò ha di Frasca. Chi ne ha beneficiato? Il presidente dell'A.S.A.I., il quale ha il dovere di dividere questo momento gratificante con gli autori del libro (oltre a Frasca, Zanetti Lorenzetti, Castellini, anche Sergio Giuntini, un maestro della storia dello sport italiano, Sandro Aquari e Fabio Monti) ma anche con tutti i soci dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli". Lasciamo a loro la lettura dello scritto del presidente Malagò.

A Lui, attraverso questo nostro modesto strumento, vogliamo far giungere il ringraziamento di tutti noi per il suo cortese segno di attenzione. E rivolgergli un invito: La aspettiamo, presidente, nostro gradito ospite alla prossima Assemblea 2023, quando inizieremo il trentesimo anno di vita. Quasi sicuramente ci ritroveremo sulla sponda bresciana del lago di Garda (Gargnano, Toscolano Maderno, o giù di lì), occasione per Lei per una visita ai tanti circoli velici del Benàco, come pronunciava Catullo.

Grazie Presidente, e buon lavoro per lo sport italiano! 

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Questa è la riproduzione della foto che abbiamo pubblicato nel volume numero 10 edito dal nostro Archivio e dedicato all'anno 1946, documento rintracciato da Alberto Zanetti Lorenzetti. Attorno al tavolo i presidenti delle Federazioni sportive nazionali chiamati ad elaborare la nuova «Carta dello sport», come dire la Costituzione del Comitato olimpico

Ultimo aggiornamento Venerdì 17 Giugno 2022 11:54
 
Impianti sportivi a Roma, direttori, bravi atleti di un tempo poi divenuti allenatori PDF Stampa E-mail
Sabato 11 Giugno 2022 08:24

A seguito del nostro ricordo di Renato Magini, ricordo affidato ad uno scritto di Marco Martini, abbiamo ricevuto dal socio Augusto Frasca una telegrafica notarella che pubblichiamo:

"Breve aggiunta su Renato Magini: dopo i Giochi di Roma gli fu affidata la supervisione di alcuni impianti sportivi, tra cui, costruito in vista di Roma ’60, lo Stella Polare di Ostia, che ebbe come capo-impianto Fausto Federici, fratello del Luigi responsabile del Motovelodromo Appio… lo Stella Polare fu poi intitolato a Pasquale Giannattasio a seguito dell’improvvisa sindrome battesimale di cui fu protagonista Walter Veltroni sindaco, le Terme a Martellini, l’Acquacetosa a Rosi… Un figlio di Magini, Valter, da poco deceduto, è stato in due periodi presidente della Federazione Pentathlon moderno, 2013-16/2017-20…".

Note a margine - I primi allenatori italiani - A corredo dello scritto su Magini, un lettore ci segnalò una notizietta apparsa sulla rivista federale dell'anno 1947, nella quale si riportavano i nomi dei primi istruttori atletici che venivano inquadrati come «allenatori», Magini fra questi. Adesso lo stesso anonimo lettore ci segnala una ulteriore curiosità. Quattro di questi primi allenatori riconosciuti come tali dalla Federatletica vestirono la maglia azzurra in una stessa occasione: nell'incontro che oppose gli atleti italiani a quelli polacchi al Motovelodromo Appio, a Roma, il 21 aprile 1927. Incontro largamente vinto dagli italiani con il punteggio di 78 a 54. Gli atleti futuri allenatori furono: il genovese Giacomo Carlini, che vinse i 400 e la staffetta 4x400, fu secondo anche sui 400 ostacoli; ancora un genovese, Giovanni Garaventa, primo sui 1500 e secondo sugli 800 metri; l'acquese Luigi Facelli, primo sui 400 ostacoli e componente della vittoriosa staffetta 4x400; infine il trentanovenne modenese Armando Poggioli con due quarti posti nel peso e nel disco.

C'erano anche altri due in quella formazione che in seguito misero la loro esperienza al servizio dell'insegnamento tecnico, due toscani: Danilo Innocenti, di Sesto Fiorentino, terzo nel salto con l'asta, e Antonio Capecchi, pistoiese, terzo nel giavellotto. Entrambi furono istruttori/allenatori all'ASSI Giglio Rosso.

Ultimo aggiornamento Sabato 11 Giugno 2022 09:24
 
Gli asterischi son come le ciliege...ne proponiamo uno nuovo su Renato Magini PDF Stampa E-mail
Mercoledì 08 Giugno 2022 10:00

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Castelgandolfo, 23 ottobre 1948: quel giorno Beppone Tosi, Renato Magini, Adolfo Consolini e Bevis Reid (nell'ordine da sinistra) furono ricevuti in udienza da Papa Pacelli Pio XII (la foto è riprodotta dal libro di Marco Martini «I campioni della simpatia»)

Visto il prezzo attuale delle ciliege, prevediamo un rapido tramonto del detto che «una tira l'altra». Invece i nostri asterischi di ieri han prodotto una nuova occasione per presentare ai nostri lettori un personaggio non secondario nel racconto dell'atletica italiana. Un lettore ci ha scritto poche righe per dirci che, nel contesto del ricordo di Ferruccio Porta, abbiamo citato un nome che a Roma ebbe un ruolo primario nel nostro sport. Si tratta di Renato Magini...Magini? Magini? Lampadina: ne parlò diffusamente Marco Martini in quel suo stupendo lavoro intitolato «I campioni della simpatia», la miglior narrazione che sia stata fatta, senza inutile retorica, dei due omoni che hanno ispirato alcuni decenni di lancio del disco, con gli esiti che dovrebbero essere noti: Adolfo Consolini e Giuseppe Tosi, Dolfo e Beppone. Proprio vero: dalla pagina 26 alla 29, Marco ci raccontò Renato Magini. E alle parole del nostro indimenticabile amico affidiamo la presentazione di questo signore che, insieme a Porta e pochi altri, fece parte della Commissione Sportiva che gestì i Giochi Olimpici Roma '60.

"Il coach di Tosi fu da inizio carriera sino alla fine, al contrario di Consolini che per alcuni periodi non potè godere dell'assistenza di Bovi, Renato Magini che lo notò mentre era impegnato a giocare a pallacanestro e volle fargli provarele pedane di atletica. Nato nel 1909 a Roma e cresciuto con la passione per l'atletica leggera, ottenne il tesserino di istruttore FIDAL nel 1940, ma era già quotato e apprezzatonell'ambiente, e nel 1939 era stato scelto come coach di atleticanella prestigiosa e ricca Società Sportiva Parioli (a metà anno 1941, dopo la morte del figlio del Duce, che ne era stato presidente, mutò nome in S.S. Bruno Mussolini). Gli furono affidati anche atleti del nostro Paese residenti in comunità italiane all'estero, nei periodi in cui soggiornavano e gareggiavano in Italia (per partecipare a manifestazioni alle qualiil Fascismo annetteva grande importanza come i Littoriali), e i corazzieri. L'ultimo corazziere di valore da lui avviato all'atletica, nella seconda metà degli anni Cinquanta, fu il lanciatore di peso Primo Vanzino. Alla parioli, società in espansione fu affiancato nel 1941 da Salvatore Gallo, e nel 1942 da Ezio Bresciani, ma poi il sodalizio per cause belliche, sisciolse. Negli anni Quaranta Magini allenò anche il forte ostacolista Giorgio Marani, portandolo alla medaglia di bronzo nei 110m ostacoli agli Assoluti 1945, ma nella seconda metà della sua carriera agonistica, Marani fu seguito da un altro coach. 

"Il rapporto con Tosi non cessò invece mai, e nel 1946 si ricostituì nella neonata società dell'Esperia, che dal 1946 si fuse con l'Asteria Sporting Club. In questo club, che cessò di vivere alla fine della stagione 947, Renato non fu solo allenatore, ma dirigente e promotore: in una parola, ne era il factotum, anche perché nel dopo-guerra non bisognava solo inserirsi in un sistma organizzativo già oliato ed efficiente come quallo fascista, ma bisognava rimboccarsi e maniche e ripartire da zero. Magini divenne, e ne rimase a lungo, direttore dello stadio delle Terme, all'epoca impianto sportivo che era il centro pulsante di tutta l'attività atletica della capitale. Nel 1944-45 risultò utilissimo anche agli Alleati, collaborando all'organizzazione delle manifestazioni di atletica per le loro truppe, che le autorità militari delle forze interalleate di stanza in Italia vollero fa disputare per alleviare il peso delle fatiche belliche. In quel frangente Magini migliorò assai la sua conoscenza della lingua inglese, e si avvalse di ciò nel 1948, quando divenne il coach di un'ottima atleta inglese temporaneamente residente a Roma, l'eclettica Bevis Reid. La Reid, cattolica, aveva già soggiornato in Italia (a Venezia) prima della guerra per motivi di studio. Nel 1948 aveva ormai 29 anni, e fu ottava nel peso e quattordicesima nel disco ai Giochi Olimpici di Londra. Renato la seguì anche in Inghilterra nel periodo pre-olimpico, però raccontò poi che durante le gare si era volutamente astenuto dal fornirle consigli per correttezza verso L'Italia, impegnata in quelle gare con Amelia Piccinini (peso) e Edera Cordiale (disco). All'avanguardia tecnica, Renato tentò di applicare alla semplice traslocazione di Bevis Reid nel getto del peso, quei principi nati oltre oceano che stavano introducendo il tentativo di sfruttare maggiormente lo spazio della pedana, e che furono poi sviluppati a pieno e codificati da Parry O'Brien con la partenza spalle alla direzione di lancio. Da questo rapporto con la Reid, nacque un dialogo con le figlie di Albione che portò ad una tournée italiana delle atlete inglesi nel 1949.

"Ottenuta nel frattempo la qua;lifica di allenatore FIDAL, Magini fondò un altro club di atletica, l'Olimpia, e divenne direttore tecnico e dirigente della Polisportica ACLI. Ma la sua esperienza più singolare fu quella, a partire dal 1949, di insegnante di educazione fisica al Centro Sperimentale di Cinematografia, con sede a Cinecittà. Tra i suoi allievi Domenico Modugno, Antonio Cifariello e Rossana Podestà.  Come allenatore, oltre che nell'ambito dell'atletica leggera, operò nel pentathlon moderno, fino al 1968. Curò anche una scuola estiva di atletica alle Terme nell'immediato dopo-guerra, tenne corsi per nuovi giovani allenatori, si dedicò alla promozione dell'attività studentesca. Delle sue capacità di gestione degli impianti sportivi, così a lungo esercitata alle Terme, si avvalsero i Comitati organizzatori dei Giochi Olimpici, sia quelli invernali di Cortina d'Ampezzo 1956, sia di quelli estivi di Roma 1960. In quest'ultima occasione, nominato direttore dello stadio Olimpico, lavorò insieme a Beppone Tosi che, terminate le carriere di discobolo e corazziere, era stato assunto al CONI nel settore impianti sportivi. Il sodalizio con Tosi andava oltre l'impegno tecnico, e spesso Beppone trascorreva piacevoli ore a casa di Magini.

"Renato Magini, persona molto riservata il cui valore fu comunque riconosciuto con il titolo di Cavaliere della Repubblica, si spense a Roma nel giugno del 1971".

Note a margine - I primi allenatori italiani - "Su proposta dell'apposita Commissione viene deciso di rilasciare la tessera di allenatore al seguente gruppo di persone (...) Detti allenatori sono pregati di inviare alla Segreteria Federale in Roma una fotografia e la quota di L. 50 per il rilascio della tessera". Così recita una noticina a pagina 5 del numero 7, luglio 1947, del bollettino della Federazione, titolata «Inquadramento allenatori primo elenco». E in quell'elenco, non molto affollato, troviamo il nome di Renato Magini, accanto a quelli di Lauro Bononcini, Alessandro Calvesi, Giacomo Carlini, Giuseppe Cuccotti, Luigi Facelli, Giovanni Garaventa, Armando Poggioli, Elio Ragni, e una decina di altri. Il primo nucleo di tecnici che potevano fregiarsi del titolo di «allenatori».

Bevis Maria Anael Reid, sposata Shergold, londinese, nata il 13 giugno 1919, deceduta il 7 luglio 1997. Prese parte ai primi Campionati d'Europa per le atlete, a Vienna nel 1938; fu quinta nel getto del peso (12.10) e ottava nel disco (34.19). Dei Giochi Olimpici Londra 1948 parla Martini nel suo scritto. Chiuse la carriera atletica con misure molto degne per il suo tempo: 13.25 (peso) e 39.88 (disco). Ma c'è un aspetto della vita della signora Reid - Shergold davvero singolare: lavorò per il servzio segreto britannico durante la seconda guerra mondiale e fu la prima donna del Regno Unito impegnata nell'intelligence in missioni all'estero. L'anno dopo i Giochi di Londra si maritò con un dirigente del British Intelligence (il famoso M16, quello degli spioni, per intenderci, il SIS, reso famoso dai film di James Bond 007) mister Harold "Shergy" Shergold, specialista di «affari» spionistici sovietici e polacchi. Fu lui, insieme ad altri del servizio intellingence britannico, che controllò, diciamo una specie di supervisore, Oleg Penkowski, colonnello del GRU sovietico, il servizio segreto, che fece il doppiogioco a favore di Stati Uniti e Gran Bretagna, col nome in codice «Hero», eroe. Una delle più famose spie della Guerra Fredda. Fu Penkoski che informò gli occidentali delle installazioni missilistiche sovietiche a Cuba. Arrestato in Unione Sovietica proprio nel 1962, anno cruciale della crisi cubana, fu giustiziato l'anno successivo. Miss Bevis-Shergold visse alcuni anni in Germania; il marito Harold morì nel dicembre del 2000. 

Ultimo aggiornamento Sabato 11 Giugno 2022 08:31
 
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