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Consegnato alla biblioteca di Storo il nostro ultimo lavoro storico: anno 1946 PDF Stampa E-mail
Lunedì 03 Ottobre 2022 08:07

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Abbiamo affidato il libro a un caro amico e lui ha fatto da «corriere». Il libro è il decimo volume della storia dei Campionati italiani di atletica leggera e ha riguardato l'anno 1946, con i contributi scritti di Augusto Frasca, Sandro Aquari, Sergio Giuntini, Fabio Monti, Ottavio Castellini e Alberto Zanetti Lorenzetti. Alcuni mesi fa due nostri soci erano saliti nella bella cittadina di Storo, in Trentino, per fare una donazione di libri di atletica alla locale biblioteca che, credete, è un piccolo gioiello per struttura, spazi, abbondanza di volumi. Tutto questo favorito dall'interessamento di Ennio Colò, maratoneta una quarantina di anni fa, maglia azzurra per l' incontro Spagna-Italia nel 1981 a Laredo (Paesi Baschi) insieme a Gianni Poli, Antonio Erotavo, Orlando Pizzolato e altri. Ennio, insegnante di educazione fisica, titolo conseguito all'I.S.E.F. di Brescia, non ha mai lasciato lo sport e l'atletica in particolare. Ha indossato la maglia della Benacense di Riva del Garda, il club di Renato Dionisi, e poi dell'Atletica Valchiese. Ma si è impegnato anche nell'amministrazione della sua città, assessore alla cultura per parecchie legislature. Ennio si è sempre occupato anche di storia locale, in particolare con riferimento allo sport. E in campo sportivo l'ultima grande soddisfazione gli l'hanno regalata i suoi ragazzi dell'Atletica Valchiese che, domenica scorsa, in Puglia, hanno vinto il titolo italiano di corsa in montagna a staffetta. Ennio ci ha fatto da tramite (come mostra la foto) con il direttore della biblioteca «Nino Scaglia», dal nome del farmacista di Storo, studioso di tradizioni locali, autore di romanzi e poesie. Un ringraziamento a Ennio e ai gerenti della biblioteca: è per noi motivo di orgoglio sapere che i nostri volumi sono a dimora in un così accogliente spazio culturale.

Ultimo aggiornamento Martedì 04 Ottobre 2022 09:07
 
Mondiali Militari 1951: mastro don Gesualdo colleziona oro, argento e bronzo (3) PDF Stampa E-mail
Venerdì 30 Settembre 2022 00:00

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Questa foto tramanda l'arrivo dei 100 metri alla riunione internazionale del 3 settembre 1949 a Torino: in seconda corsia Gesualdo Penna, che verrà dichiarato secondo; Franco Leccese in sesta, il vincitore per i giudici; seminascosto in tenuta bianca il francese Etienne Bally, terzo; al centro Carlo Monti quarto, in prima corsia Angelo Moretti. Abbiamo ripreso questa immagine dal libro «Il filo di lana - Storia di Franco Leccese», autori Giorgio Jannon e Andrea Pellissier, editore il Comitato di solidarietà tra le associazioni condovesi, stampato nel 1997. Desideriamo ringraziarli vivamente. Fra i numerosi contributi scritti per ricordare la figura di Franco Leccese, segnaliamo quello, scritto con il garbo suo proprio, dal nostro socio Giorgio Barberis

 

E veniamo ai nostri militi, alcuni tesserati per corpi militari, altri per società civili, non abbiamo scienza delle regole in vigore in quel tempo: qual era il criterio per stabilire chi era «militare»? Alla fine delle due giornate, nel computo delle vittorie individuali la Francia si accaparrò il miglior bottino, sei, e fu anche la prima, largamente, nella classifica per nazioni; staccata l’Italia, seconda. E bravi i turchi! Cinque vittorie, ma avevano l’asso nella manica…Batman (che fu secondo sui 110 metri ad ostacoli)! Il francese Jacques Degats, campione nazionale sui 400 metri quell’anno, e che farà parte della 4x400 transalpina campione d’Europa a Berna nel 1954, vinse alle Terme la gara individuale e portò al successo la staffetta (lo diamo per scontato visto che non conosciamo le formazioni delle varie staffette).

Quattro le nostre vittorie: Gesualdo Penna (200 metri), Giulio Chiesa (salto con l’asta), Beppone Tosi lancio del disco) e Ruggero Castagnetti (lancio del martello). Oggi ci occupiamo di Gesualdo Penna.

Velocista, nato a Reggio Calabria nel 1924, deceduto nel 2000, ebbe il suo anno migliore nel 1949. Ottenne un 10”5 che quasi tutti danno per buono, salvo Marco Martini che lo indica come assistito di un vento superiore al consentito, e se dobbiamo credere a qualcuno fiducia a Marco che del nostro sport è stato storico vero non orecchiante. Appare del tutto regolare il 10”6 a Genova, in luglio. Ma la cosa più bella fu la vittoria ai Campionati assoluti, a Bari (rimarrà il suo unico titolo): precedette Carlo Monti, che già pensava a guadagnarsi da vivere con la sua laurea in chimica, e Franco Leccese. Carletto, «il mai domo Monti» scrisse qualcuno, temperamento da mastino, pareggiò il conto lasciandoselo dietro sui 200 metri: 22”4 e 22”5. Fu l’ultima maglia tricolore per lui.  La settimana dopo, a Milano, confronto Italia-Belgio, e Penna rivinse i 100 (10”8) sempre sul dottore in chimica di Fino Mornasco (10”9). Nella 4x100 Siddi in prima, Penna in seconda consegnò il bastoncino a Monti cui, come quasi sempre, era affidata la curva, Leccese chiuse: buon tempo, 41”3.

Sui 200 metri «Aldo» - come lo chiamavano tutti abbreviando il Gesualdo un po’ troppo impegnativo - ottenne un bel 21”8, a Biella, il 4 settembre, davanti a Franco Leccese, piemontese di Condove, in Val di Susa, e al francese Etienne Bally, che ebbe le sue giornate di gloria ai Campionati d’Europa 1950 a Bruxelles: primo sui 100, al termine di una volata alla pari con Leccese, col sovietico Sucharev e col polacco Kiszka, tutti cronometrati in 10”7, diamo per buone le diottrie dei cronometristi nel leggere l’ordine d’arrivo…Senza discussione per il tosto francese (che fu sempre tesserato per il Football Club Lyon) i secondi posti sui 200, primo il britannico Brian Shenton (fece parte della staffetta britannica nella finale olimpica a Helsinki ’52 e fu ancora quarto sui 200 ai Campionati d’Europa 1954),  e al termine della 4x100, primi i sovietici.

Per Penna il contentino del mondialino militare sui 200 con in più il terzo posto sui 100 e il secondo nella 4x100. Vestì i colori della società della sua città: la Polisportiva Rocco Polimeni, dal nome di un ex giavellottista calabrese, caduto nel 1941 a El Mechili, in Africa Settentrionale, insignito della medaglia d’oro al Valor Militare. Per questa società sportiva fu tesserato per alcuni anni il non dimenticato giornalista Salvatore Massara, di Vibo Valentia, che nel 1950, con questi colori, vinse la finale nazionale del Trofeo Pavesi di marcia per giovani dai 17 ai 21 anni.

Torniamo al 1951. Un altro Belgio-Italia (fine luglio) allo Stadio Heysel di Bruxelles. Penna vinse di nuovo i 100 come due anni prima a Milano (10”9). Nella 4x100 Carlo Vittori in prima gli passò il bastoncino e lui lo consegnò a Leccese, chiuse il torinese Mauro Frizzoni, 41”6. Poi la Federazione inserì Aldo in un gruppo di atleti per un breve tour di competizioni in Finlandia. Con lui Baldassarre Porto, Tonino Siddi, Teseo Taddia, Gianni Rocca, Adriano Bertacca, Armando Filiput, Giacomo Peppicelli, e, naturalmente, Adolfo Consolini, che lassù era un idolo, anche le renne lo applaudivano quando passava. Ricordiamo che aveva fatto una lunga tournée nel 1946 e rimase nel cuore dei finlandesi. Questo il diario di Gesualdo: Turku, 31 luglio, 200 metri, secondo in 22”6; poi anche la seconda frazione della staffetta svedese (400x300x200x100) con Siddi, Bertacca (era il miglior triplista del momento) e Porto. Williamstrand, 5 agosto, 200 metri, primo in 22”1. Bertacca con 14.81 ottenne la miglior misura italiana dell’anno. Helsinki, 7 agosto, sempre sui 200, primo in 22.4, e primo anche nella staffetta svedese con Rocca, Porto, Filiput e lui in ultima frazione. Consolini lanciò in quattro riunioni, sempre primo, due volte oltre i 54 metri e le altre due oltre i 52.

La Nazionale atletica di Germania è sempre stato un rospo indigesto per gli azzurri. In quegli incontri, dal 1935 al 1941, ci eravamo tolti anche qualche bella soddisfazione individuale (leggi Mario Lanzi e Luigi Beccali, per esempio). A Bologna, nel 1941, gli azzurri avevano dato il meglio: alla fine solo otto punti di scarto dai panzer nazisti. Vittorie di Carlo Monti, Orazio Mariani, due successi di Mario Lanzi, e poi Giuseppe Beviacqua, Aristide Facchini, Ottavio Missoni, Adolfo Consolini e la staffetta 4x400. Passaron dieci anni e le due squadre si ritrovarono, ancora a Stoccarda come nel 1940.  Rispetto a Bologna 1941, noi avevamo ancora in squadra alcuni di allora, sopravvissuti alla carneficina della guerra: Consolini, Profeti, Lanzi, Taddia, Campagner, per dirne alcuni. L’esito del confronto era scontato, ma i seminuovi azzurri ce la misero tutta. A noi qui, adesso, interessa Penna, il quale fece pari con Leccese sui 100 (10”9), lontanucci dai due germanici. Poi la staffetta: i nostri avversari pasticciarono e furono squalificati, i nostri chiusero in 41.5 con…eh, con…solita storia delle staffette sempre trattate con faciloneria dagli scrivani. Formazione? Penna, Leccese, Siddi, Frizzoni, dice il foglio federale; Penna, Siddi, Leccese, Frizzoni, la «Gazzetta». Dalle righe di commento di Gian Maria Dossena si deduce chiaramente che Siddi fosse in seconda frazione contro Kraus, che era stato secondo sui 100. Ma c’è di più. Dossena scrisse che gli azzurri:”…filarono in scioltezza. E non si guardi al tempo. 41”5 è quello dei tedeschi, erroneamente dal cronometrista assegnato al nostro quartetto. La nostra staffetta è effettivamente terminata in 41”1…”. Precisione teutonica…

Gesualdo Penna passò da Stoccarda allo stadio romano delle Terme, terme che l’imperatore Marco Aurelio Augusto, detto Caracalla, fece costruire con sfarzo senza badare a spese. Lui stesso, dicunt, tradunt, era uno sportivone che talvolta scendeva nel circo e si esibiva nei giochi. Visto che militare era, avrebbe anche potuto essere iscritto ai Campionati Internazionali Militari. Ma non lo abbiamo trovato nei risultati.

(segue)

Ultimo aggiornamento Venerdì 30 Settembre 2022 16:33
 
Mondiali Militari 1951: primo 4.20 italiano nell'asta del finanziere Giulio Chiesa (2) PDF Stampa E-mail
Mercoledì 28 Settembre 2022 00:00

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Dicembre 1950, lo si deduce dai pesanti cappotti: quattro a spasso sulla costruenda pista dello Stadio Olimpico di Roma, ma non sono atleti di una staffetta. Da sinistra, Giulio Onesti presidente del C.O.N.I.; l'on. Giulio Andreotti, allora giovane sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, era entrato in Parlamento con le elezioni del 1948, l'on. Ludovico Camangi, sottosegretario al ministero dei Lavori Pubblici (nato a Sora, mazziniano, esponente del Partito Repubblicano, ingegnere, partecipò alla bonifica delle paludi pontine), e infine Bruno Zauli, segretario generale del C.O.N.I. e presidente della F.I.D.A.L.

In un primo tempo la manifestazione era stata messa in calendario per il 13-14-15 ottobre, sempre a Roma. Nell’elenco pubblicato sulle pagine centrali del numero 4, 25 febbraio 1951, questa era la data annunciata per i «Campionati Militari Europei», così definiti. Anche i Campionati nazionali assoluti furono previsti nel calendario federale a Roma dal 28 al 30 settembre, ma una nota in calce diceva: “Qualora lo Stadio Olimpionico di Roma non fosse accessibile i Campionati d’Italia assoluti si svolgeranno a MILANO». Lasciamo perdere questa brutta dizione «olimpionico», ma non lo hanno capito neppure ai giorni nostri. Nella foto che qui pubblichiamo, apparsa sulla prima pagina del numero 2, qualcuno scrisse «…Stadio Olimpionico al Foro Italico…che dovrebbe essere inaugurato alla fine di settembre con la disputa dei Campionati Assoluti…». Appunto, «dovrebbe». Si dovranno attendere due anni per vederlo finito e inaugurato: 17 maggio 1953. Più tempo per la costruzione, più tempo per i VIP, «Very Important Papaveri», di fare passeggiate propagandistiche e fotografate a beneficio dei giornali, e di sé stessi.

Nelle more della lunga costruzione, l’atletica di qualsiasi livello dimorava allo Stadio delle Terme a Caracalla, ubicazione storica fin dal 1939. E lì si confrontarono gli atleti etichettati come militari per i loro campionati internazionali. Prima di passare in rassegna i fatti agonistici, ci soffermiamo su un risvolto curioso, ed anche un po’ ridicolo. Abbiamo sotto gli occhi un ritaglio della «Gazzetta dello Sport» datato 22 settembre, nel quale leggiamo:” L’insufficienza dell’organizzazione dei campionati internazionali militari, che già si era rivelata nei giorni precedenti, è stata confermata in pieno oggi dalla prima giornata di gare che è terminata a notte ormai inoltrata con gli spettatori che, più che visto, debbono aver intuito la staffetta 4x400 che chiudeva il primo programma. Come si vede, anche i giudici della F.I.D.A.L. si son fatti prendere la mano dal gruppo militare che organizzava, cosicché le gare che tecnicamente avrebbero potuto interessare moltissimo hanno finito per annoiare a causa del ritmo esasperante con il quale si sono svolte. Ed a conclusione basti dire che per gli atleti erano stati acquistati dei numeri di gara adattabili forse soltanto a degli…aerei, stante la loro smisurata grandezza; fortunatamente si è rimediato a questo inconveniente acquistando all’ultimo momento un’altra serie di numeri”. Un po’ più sfumato il commento del giorno 23 sul «Corriere dello Sport»:” Il successo tecnico della manifestazione ha purtroppo contrastato con alcune deficienze organizzative dovute probabilmente alla scarsa esperienza ed alla impreparazione delle autorità militari addette alla organizzazione dell’importante avvenimento”.

Lo scrivano fidalino vide un altro film, ed infatti scrisse in poche righe degne di uno scolaretto da terza o massimo quarta elementare:” …si sono svolti i Campionati Internazionali Militari organizzati in modo impeccabile dall’Aeronautica Italiana. È stata una delle più belle manifestazioni di atletica svoltesi a Roma in questi ultimi anni”.  Guai a contrariare lo Stato Maggiore dell’Aeronautica, quei cattivoni dei giornali vanno zittiti! Quindi prostrazione totale. Un vezzo mai scomparso.

Le Nazioni presenti furono sempre otto: non si presentò la Svezia, in compenso vennero gli Stati Uniti, che vinsero anche una gara con tale Blackmoon (luna nera per noi) o Blackman (l'uomo nero). In realtà si chiamava Roland Blackmon, come abbiamo desunto dal Rapporto Ufficiale dei Giochi Olimpici di Helsinki 1952, non che questi Rapporti siano il Vangelo, come abbiamo imparato. L'americano vinse i 400 metri ad ostacoli (53”8, nelle nostre liste di fine anno sarebbe stato secondo a pari tempo con Ottavio Missoni che pensava di più al suo business tessile che all’atletica). Noticina su Blackmon. Nato a New Orleans nel 1928, è deceduto nel 2017; era un militare della US Army Signal Corps (erano gli addetti alle comunicazioni) di stanza a Nuremberg, in Baviera. Fu davvero il prodotto dello sport militare: prima di arruolarsi non aveva mai praticato atletica. Non ci crederete: faceva il pugile! Nel 1952 riuscì a qualificarsi (terzo nei Trials) per i Giochi Olimpici a Helsinki: terzo nella terza batteria (54.8), secondo nel secondo turno (52.7), stesso tempo nella prima semifinale, ma solo quinto. Armando Filiput con 53"0 nell'altra semifinale entrò nella finale olimpica. Il miglior tempo di Blackmon quell'anno fu 51.7, quarto nelle liste mondiali.

Dei risultati degli atleti italiani ci occuperemo la prossima volta.

(segue)

Ultimo aggiornamento Lunedì 28 Novembre 2022 16:30
 
Mondiali Militari 1951: primo 4.20 italiano nell'asta del finanziere Giulio Chiesa (1) PDF Stampa E-mail
Lunedì 26 Settembre 2022 00:00

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Qualche tempo fa, sollecitati da una richiesta di collaborazione del nostro amico polacco Stefan Pietkiewicz, avevamo messo mano ad una mini-ricerca sui Campionati mondiali militari, e ci eravamo occupati dell’anno 1962. Noi con quasi esclusivo interesse per la partecipazione italiana. La scelta fu a caso, dettata dal fatto che, per altro motivo, avevamo sottomano materiale documentale di quell’anno. Oggi…il numero estratto è il 1951. Due le fonti cui abbiamo attinto, diremmo le solite: «Atletica», il bollettino della Federazione con le sue quattro rachitiche paginette (e ringraziare il cielo che si stampavano almeno quelle), e la raccolta di ritagli di giornali che Bruno Bonomelli, l’eretico attaccabrighe disturbatore dei campi di atletica secondo i padroni del vapore, teneva in ordine ogni giorno incollandoli su grossi album con i fogli bianchi che si faceva preparare all’inizio della stagione in tipografia, documenti arrivati miracolosamente fino a noi. Dateci l’indirizzo di qualcun altro che facesse ‘sto servizio per i posteri.

Curiosità disordinate di quei primi mesi dell’anno. Troviamo il nome di Alfredo Berra in calce a parecchi articoli della rivista federale; torinese di origine, sarà giornalista e mèntore di tante iniziative atletiche negli anni a venire. La città di Merano ricevette le orde caciarone degli universitari che disputarono il loro campionato (altra manifestazione che i «moderni» son riusciti a mandare in vacca). Al secondo posto dei cinquemila metri un tale che di cognome faceva Cannavò, di nome Candido, da Catania. Lui, proprio lui, il futuro direttore della «Gazzetta dello Sport», elevato agli altari del giornalismo sportivo italiano. Il Candido (16’37”4) si lasciò sfuggire il torinese Walter Eustacchi (16’33”0), il quale poi corse quell’anno in 15’55”2; ritroviamo invece C.C. sui dodici giri di pista al Campionato di società, terzo in 16’53”6. Sugli 800 metri, al terzo posto, un nostro affezionato lettore: Giuliano Gelmi (2’02”8) dopo il lucchese Alvaro Lenzi (o Lensi? mai risolto) e il milanese Umberto Bagatta, 2’01”8 e 2’02”0. Per chi lo ha conosciuto: terzo sui 400 il bresciano Giovanni Mondini, che per anni fu apprezzato medico dentista nella città della Leonessa.

Bollettino federale numero 22 del 9 agosto, notizietta in seconda pagina, al fondo:” Il 22 e 23 settembre si svolgeranno a Roma (Stadio delle Terme) i Campionati Internazionali Militari…Vi parteciperanno 8 Nazioni e precisamente: Belgio, Danimarca, Grecia, Olanda, Svezia, Turchia, Francia e Italia”. Segue l’elenco delle gare previste. Andiamo al numero 28 del 27 settembre, il titolo è così formulato: «Vittoria della Francia – Brillanti affermazioni italiane». Insipida cronachetta di poche righe, risultati ridotti all’osso. In prima pagina spicca una gran foto con il volto di Giulio Chiesa, che saltò in quella gara 4 metri e 20 centimetri, nuovo primato italiano, migliorato dopo nove anni (4.17 di Mario Romeo).

(segue)

Ultimo aggiornamento Martedì 27 Settembre 2022 19:05
 
1962, l'anno memorabile di Antonio Brandoli: primato nazionale e oro militare (3) PDF Stampa E-mail
Martedì 20 Settembre 2022 00:00

Un atleta lo sa, lo sente, non ha bisogno che glielo dica nessuno. Sa quando è arrivato, o sta per arrivare, il suo momento magico. Fu così per Antonio Brandoli. Cinque giorni dopo il 2.01 di Conegliano, si presentò al meeting internazionale in nottura all'Arena di Milano. Arena sul punto di chiudere, leggete:" Milano rischiava quest'anno di restare senza una vera manifestazione internazionale di atletica. Il rinvio all'autunno del rifacimento della pista - che da 500 metri deve essere portata a 400, secondo le recenti disposizioni della I.A.A.F. - ecc ecc...Ma il tradizionale spirito di iniziativa dei milanesi ha saputo sopperire brillantemente a tali inconvenienti...ecc ecc...il meeting internazionale di giovedì in notturna ha degnamente coronato la stagione atletica ambrosiana". Stava dunque per andare in pensione la vecchia pista di 500 metri, che tanta atletica aveva visto in decine di anni.

Mese di luglio - L'estensore della cronaca (parlo sempre di «Atletica» da cui ho attinto risultati e piccoli commenti), dopo aver passato in rassegna tutte le discipline di corsa, arriva al salto in alto e scrive che "...riserbava agli appassionati una lieta sorpresa: Brandoli saltando 2.04 si qualificava per gli Europei ed eguagliava il primato italiano. Siamo davvero felici della bella impresa del modenese, non soltanto perchè è un altro italiano che raggiunge una misura di rango internazionale...ma sopra tutto perchè Brandoli è un ragazzo bravo, serio, corretto e modesto, che meritava questa soddisfazione...". Stavolta li aveva messi in fila tutti: i due imperiese Brunello Martini (1.95) e Alberto Pico (1.95), poi Galli (1.95), Zamparelli (1.90), il britannico Gordon Miller (undicesimo agli Europei) e Tauro (1.90).

Antonio era sicuramente un bravo ragazzo, come scrisse l'amanuense, ma non gli bastò né esserlo e neppure il 2.04 (minimo conseguito) per essere messo nella lista degli azzurri che sarebbero andati a Belgrado per i settimi Campionati d'Europa. Per la verità, i nostri due migliori era lontanucci dall'élite continentale: a parte «Sputnik» Brumel (2.26) c'erano cinque saltatori oltre i 2.10 e altri sei oltre i 2.08. Mentre Zamparelli continuò a saltare ovunque (sei gare nel mese di luglio) ma sempre attorno a 1.90-1.95, Brandoli venne messo in Nazionale per l'incontro con Svizzera e Jugoslavia, a Losanna, 14 e 15. Niente da fare: secondo (1.96) dietro a Kavcic (1,99). Impennata ai Campionati veneti a Mestre il 22: superò ancora due metri. Ma non bastò.

Mese di agosto - A questo punto gli si aprirono le porte della Nazionale militare (e volevo ben vedere...) in quella città olandese che tutti abbreviano in Den Bosh perchè il nome intero è impronunciabile per chiunque. Vinse il titolo mondiale, come questo sito ha raccontato un paio di settimane fa. Era il 5 agosto. Poi venne la trasferta a Stoccolma per l'incontro Svezia-Italia (15-16). Curioso: per il salto in alto un solo convocato, Brandoli. In gara fu schierato Enzo Cavalli, per fare un punto...che per la verità serviva a poco. I due svedesi, Petterson (che saltava accartocciandosi sull'asticciola, lo chiamavano «salto a ala di pollo») e Nilsson erano oltre i 2.08. Brandoli stette a guardare, 1.95. Petterson fu secondo agli Europei con 2.13, rompendo la dittatura sovietica, primo, terzo e quarto. Comico il titolo del «pastone» redazionale:«Stoccolma: con l'aiuto del freddo gli svedesi dominano gli Azzurri». Si dimenica perfino di riportare il punteggio finale dell'incontro: Svezia 116, Italia 96. Come era capitato a Napoleone giunto alle porte di Mosca, fu sconfitto dal Generale Inverno. Brandoli chiuse il mese con una garettina (1.95) senza nessuna opposizione a Bolzano, il 26, Trofeo Bruno Rossi.

Mese di settembre - Son settimane dominate dai Campionati d'Europa, dal record mondiale e dalla vittoria di Salvatore Morale (metri 400 con ostacoli), dall'altro oro di Abdon Pamich (50 km di Marcia), competati dall'argento di Giovanni Cornacchia (metri 110 con ostacoli) e dal bronzo di Sergio Ottolina (metri 200). Si torna coi piedi per terra il 23 con il meeting «Città dei Mille» allo stadio Brumana di Bergamo. Passerella per Morale. Lasciatemi ricordare il secondo di quella gara, il belga Geeroms, che anni fa Sandro Giovannelli chiamò come speaker al meeting di Rieti; morì troppo giovane Wilfred, gradevole persona, stroncato da un tumore. Brandoli ebbe la meglio su Zamparelli, 1.95 per entrambi. L'adiacente Brescia ospitò qualche giorno dopo la finale del Campionato di societá. Brandoli fece il suo dovere e vinse con 1.96, stessa misura di Brunello Martini. Ma dopo cinque anni consecutivi i celerini delle Fiamme d'Oro Padova dovettero cedere il titolo a squadre agli «automobilisti» della FIAT.

Mese di ottobre - Napoli dimenticò o' sole mio e inondò d'acqua la gara di salto in alto:"...prodezza di Galli, che è riuscito a superare i due metri con una pedana molle e sotto un autentico diluvio, mentre Zamparelli e Brandoli sono naufragati nel fango, senza riuscire a compiere neppure un salto valido". Da annotare: nella sua non lunga carriera Antonio Brandoli non ha mai vinto il titolo italiano assoluto. Due annotazioni poi si chiude. Merano, 7, Trofeo Erkert, sesto con 1.90. Verona, 21, Trofeo Aldo Fedeli, primo con 1.85. Un primato, a modo suo: la peggior misura dell'anno per lui. E si chiuse anche la parentesi annuale alle Fiamme d'Oro: Brandoli tornò a casa, dai suoi amici della Fratellanza Modena.

Post Scriptum - Ho preso come punto di riferimento per le tre puntate dedicate ad Antonio Brandoli quello che fu l'anno che gli diede le migliori soddisfazioni. Aggiungo solo un codicillo relativo ai suoi primi approcci all'atletica. Ho trovato il suo nome nella lista del vincitori dei Campionati provinciali studenteschi a Modena nel 1956, primo con 1.65. Aveva diciassette anni. Due anni dopo, stesso campionato per studenti, il nostro Antonio corse e vinse gli 80 metri con ostacoli: 10"7. Era intanto salito di 25 centimetri e adesso aveva un primato di 1.90, ottenuto a Parma l'11 maggio, corroborato da altre due prestazioni a 1.88. Era il numero uno degli juniores, ma - non ne conosco la ragione - non prese parte ai Campionati nazionali di categoria. A fine stagione era il settimo assoluto.

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Settembre 2022 18:26
 
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