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I dieci momenti di Rio che resteranno nella mia memoria: ecco le scelte di "uno qualunque" (1) PDF Print E-mail
Tuesday, 06 September 2016 17:05

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Su richiesta di un utente del nostro sito siamo stati sollecitati, qualche giorno dopo la conclusione, a compilare una nostra classifica dei dieci momenti, o personaggi, o situazioni, che maggiormente ci hanno colpito durante i Giochi Olimpici per consistenza tecnica, o emozionato per situazione ambientale, o apprezzato per spessore umano. Abbiamo girato la richiesta ad alcuni nostri  soci che, per motivi professionali diversi, hanno passato lunghe ore allo Stadio Engeñao che alla bisogna, vista la mancanza di pecunia, ha svolto le funzioni di Stadio Olimpico come ha potuto, diciamo vicino alla sufficienza. Abbiamo già conosciuto le scelte di Carlos Fernández Canet, di Paolo Marabini e di Franco Fava, delegato statistico dei Giochi il primo, inviati delle loro testate giornalistiche gli altri due. Oggi pubblichiamo le stravaganze di un quarto, che chiameremo "uno qualunque". Abbiamo deciso di dividere lo sproloquio in due parti, perchè l'individuo si è un po' dilungato, diciamo così.

staffetta 4x100 uomini

Un tuffo al cuore...frazioni millesimali ma ho pensato di essermelo sognato. No, era vero: quattro kamikaze del Sol Levante avevano cambiato per primi all'ultimo cambio della finale. Ho sperato per alcuni secondi che vincessero, che succedesse qualcosa di non politically correct agli avversari, insomma di tutto. Quattro giapponesini dei quali nessuno ha un primato personale sotto i 10 secondi avevano ridicolizzato i bisonti dello sprint. Pof....l'incantesimo si è rotto e il capobranco dei bisonti si è involato verso la sua nona medaglia d'oro. Yamagata, Iizuka, Kiryu e Cambridge si sono vernicati d'argento a 33 centesimi dagli intoccabili. Trionfo della tecnica, finalmente, nella quale eccellevano un tempo i grandi coach americani. E, contemporaneamente, abbiamo capito perchè "lui" vince sempre: dove stanno i grandi sprinters? Di questo passo può raddoppiare le nove medaglie nelle prossime Olimpiadi.

salto con l'asta uomini

Altro successo da ascrivere a tecnica sopraffina, che porta la firma di un Maestro del salto con il palo, Vitaly Petrov. Ha insegnato a mezzo mondo, è una persona squisita, ha superato anche lui le mareggiate della vita. Il trionfo di Thiago Braz da Silva (lui vorrebbe che lo chiamassero solo Braz, perchè, dice, di da Silva è pieno il Brasile, anche l'Italia è strapiena di Rossi e Bianchi, e che facciamo? lui per lo stadio carioca era Thiago solamente) porta le stimmate di Petrov. Alla fin fine nello sport non c'è nulla di scontato. Ne ha fatto le spese Lavillenie, ma, per favore, non veniteci a dire, per colpa di quei fischi, no non ci stiamo. Episodio brutto, da stigmatizzare, ma non ingigantiamolo. Thiago ha fatto gesti (confermati da uno che gli era vicino e che è persona serissima) per stoppare la musica che presto si è zittita. Sono stati grandi tutti e due, Thiago di più, tutto qui. Ha giocato stupendamente quando era sotto, ha rischiato, ha ascoltato il consiglio del generale Petrov e quel 6.03 è stato un capolavoro di ingegneria aeronautica.

Wayde van Niekerk

Neppure Michael Johnson mi aveva impressionato così tanto a Siviglia, nel 1999, quando corse 43.18, il precedente primato che sembrò da fantascienza. E lo era. Ci sono voluti 17 anni per migliorarlo, ma i records per questo son fatti: per essere migliorati, se no che gusto c'è? I 120 - 150 metri finali del sudafricano sono una delle più belle sequenze di un gesto atletico che abbia avuto la fortuna di vedere. Il volo dell'airone, da rimanere a bocca non aperta, spalancata. I miei amici che capiscono di tecnica mi hanno spiegato che abbiamo assistito ad una corsa che nel finale ha applicato il "mantenimento della velicità", tanto da far apparire gli altri fermi, pareva corresse solo lui. E "gli altri "non erano gatti di gesso, ma Kirani James (a 73 centesimi...) e Lashawn Merritt, superbi specialisti del giro di pista. Non li ha mai visti, e non è un modo di dire: non li ha proprio mai visti perchè...ha corso in ottava corsia! Ho parlato di tenica per i giapponesi della 4x100, di Petrov per l'asta, ma vogliamo parlare di questa signora Ans Botha, folta chioma bianca, una carta di identità che non la pone fra le ragazze, ma che ha imposto rispetto a tutti i suoi atleti, Wayde per primo, che la chiamano affettuosamente "auntie", zietta. La rivincita dei settantenni, Petrov pure.....segno che non tutti sono macerie umane da una certa età in poi. Sentite cosa ha dichiarato la zietta al "Guardian" a proposito di un eventuale ritiro dopo aver raggiunto un risultato strepitoso. "You’re never too old to learn. I still love coaching and I still love my athletes. So I can’t see a reason why I would go and sit down and play with my fingers”.

David Rudisha

Ho considerato, e continuo a considerare, la finale degli 800 metri dei Giochi Olimpici di Londra 2012 una delle più grandi corse di bipedi cui ho avuto la fortuna di assistere, forse la più grande. Il keniota, figlio di quel Daniel Rudisha che fu medaglia d'argento a Ciudad de México 1968 con il quartetto 4 x 400, sulla pista di Londra fu imperiale, per tutto: conduzione della gara, primato del mondo, fu una "lepre" di lusso per tutti gli altri. Quattro anni dopo la sua corsa è stata altrettanto regale, frutto più della consapevolezza dell'atleta maturo che non della superiorità fisica. E così ha scolpito il suo nome nell'Olimpo degli immortali, uno dei quattro che in 31 edizioni di Giochi Olimpici ha vinto due edizioni consecutive: il britannico Douglas Lowe (1924 - 28), lo statunitense Mal Whitfield (1948 - 52) e il neozelandese Peter Snell (1960 - 64). Mentre percorreva la retta finale, la memoria visiva mi ha riportato al primo grande corridore keniota di 800 metri, Wilson Kiprugut (visto alla tele, 1964 e 1968), e a quelli che ne raccolsero l'eredità: Mike Boit, Billy Konchellah, il vole indimenticabile (questo dal vivo) di Paul Ereng a Seul 1988 negli ultimi 200 metri, William Tanui e Nixon Kiprotich, Wilson Kipketer e Wilfred Bungei. Da sola, la storia degli 800 metri in Kenya merita un libro, un grosso volume.

Eliud Kipchoge

Quando mi occupavo seriamente di atletica prima di fare l'impiegato, dedicavo moltissimo tempo allo studio (sì, ho detto studio) della corsa di maratona. Oggi ne so poco o nulla, gli entusiasmi sono andati a farsi benedire. Però, un certo qual "fiuto" mi è rimasto. Stavo nei dintorni della linea di arrivo, nella mega area del Sambódromo (altra scelta fallimentare, pubblico poco, interesse scarso, tabelloni collocati da un ubriaco, il tutto per essere originali, e collezionare cazzate su cazzate), chiacchierando con il mio amico Carlos, cercando di sbirciare qualche scampolo di megaschermo. Erano in quattro in testa, 33esimo km mas o menos, vedo Kipchoge che inizia a scappare, ma a ritmo di lepre che cerca di schivare le doppiette dei cacciatori, sembrava avesse inforcato il motorino. A quel punto la mia attenzione è stata attratta solamente da lui, l'uomo che anni fa era conosciuto ai fantasiosi giornalisti come "l'atleta che aveva sempre il sorriso anche il corsa". Non ricordo di aver visto correre (giuro, di maratone dal vivo e da vicino ne ho seguite) la decina di chilometri finali come li ha corsi Eliud: alcuni chilometri fra il 33 e il 37 - 38 li ha coperti, secondo me, a 2:45 - 2:48. I dati forniti dall'analisi ufficiale dei tempi dicono che  il campione olimpico ha corso i 10 km fra il 30esimo e il 40esimo in 29:09 e gli ultimi 2 km e spiccioli in 6:20, totale sui 12 km finali 35:29. Solo nei 2 km conclusivi ha ammollato all'etiope Lilesa, secondo, 34 secondi. Vero che ormai era tutto deciso, ma significa che invece lui ha "tirato" fino alla fine. Uno spettacolo superbo, degno di una maratona "vera" come quella olimpica. Meritava molta più attenzione, la samba l'ha ballata lui, Eliud Kipchoge.

(segue)

Last Updated on Wednesday, 07 September 2016 18:37
 
I dieci momenti di Rio che resteranno nella mia memoria: ecco le scelte di Franco Fava (CorSport) PDF Print E-mail
Saturday, 03 September 2016 13:04

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altAi XXXI Giochi Olimpici di Rio de Janeiro hanno presenziato quattro soci dell'A.S.A.I. Bruno Bonomelli: Franco Fava, giornalista del "Corriere dello Sport", Paolo Marabini, stesso mestiere alla "Gazzetta dello Sport", Carlos Fernández Canet, delegato IOC / IAAF alla informazione statistica per l'atletica, e Ottavio Castellini, nella stessa mansione operativa.

Su richiesta di un utente del nostro sito siamo stati sollecitati a compilare una nostra classifica dei dieci momenti, personaggi, situazioni, che maggiormente ci hanno colpito per consistenza tecnica, emozionato per situazione ambientale, apprezzato per spessore umano. Abbiamo girato la richiesta ai nostri quattro  "inviati speciali". Abbiamo già conosciuto le scelte di Carlos e di Paolo. Oggi pubblichiamo quelle di Franco Fava, che mette la sua firma sul "Corriere dello Sport". Franco contribuisce spesso ad arricchire il nostro sito con suoi ricordi e tanto altro. Oggi, 3 settembre, in più, è un momento speciale per lui: è il suo compleanno. Auguri, Franchino, da tutti noi dell'A.S.A.I.

Ti dedichiamo una foto scattata da Pietro DelPero lo scorso novembre sul porticciolo di Gargnano, sul lago di Garda, in occasione della prima edizione del "Miglio Olimpico": insieme a te, Giorgio Reineri e Alberto Juantorena, campione olimpico dei 400 e 800 metri ai Giochi di Montréal 1976.

 

USAIN BOLT 200

Scontata la sua vittoria sui 100 e anche nella staffetta. Ma dove ha dato il meglio di sé è stato però sui 200, la distanza a lui preferita. E' stata questa la finale in cui si è impegnato di più, credo per lasciare il segno con una prestazione cronometrica. Pur vincendo in 19”78 ha dato l'impressione di essere tornato normale. Per la prima volta ha spinto davvero fin sul traguardo e non si era mai vista una smorfia di stizza così marcata sul suo volto all'arrivo.

 

ANDRE DE GRASSE

Bronzo 100 metri (9”91), Argento 200 (20”02) e Bronzo 4x100 (37”64). Tre volte sul podio nelle gare di Bolt. Nella finale dei 100 ha firmato il personale con 9”91 e così nelle semifinali dei 200 correndo sulla scia del giamaicano in 19”80. Nella 4x100 ha trascinato il Canada al record nazionale. A 22 anni ha un futuro nella velocità del dopo Bolt, un anno dopo il bronzo sui 100 ai Mondiali 2015 con Bromell.

 

WAYDE VAN NIEKERK

24 anni, Sudafrica. Oro 400  con 43”03 W.R! Diciassette anni dopo ha cancellato il prestigioso record dei 400 di Michael Johnson (43”18). Il sudafricano, che è allenato dalla 75enne Anne Botha, era stato protagonista già un anno fa ai Mondiali di Pechino. A Rio ha fatto una strepitosa galoppata correndo in ottava corsia. Ha un talento immenso perché è l'unico al mondo ad aver corso i 100 in meno di 10”, i 200 sotto i 20” e i 400 meno di 44”. I 43 secondi sono la sua nuova barriera.

 

DAVID RUDISHA (800)

Ancora re degli 800 dopo aver vinto anche quattro anni fa con il record del mondo dopo una gara in solitaria. Ha dominato di nuovo nonostante i problemi delle ultime stagioni e a suon di personale. La sua doppietta dopo 4 anni ha riportato alla memoria quella di Peter Snell a Roma 60 e Tokyo 64.

 

MO FARAH (5000-10.000)

Il britannico ha ripetuto gli exploit di Londra 2012, riuscendo a doppiare le due distanze con una tattica di gara fotocopia. Il che può anche non essere entusiasmante dal punto di vista dello spettacolo. Ma la sua lunga collana di titoli, dai mondiali agli europei ne fa un grande del fondo in pista. Due doppiette riuscite al solo Lasse Viren in passato (Monaco 72 e Montreal 1976). Ma il finnico fu ancora più grande perché 40 anni fa il giorno dopo il quarto oro nei 5000 corse anche la maratona dove fu buon quinto. Un piazzamento che pochi ricordano.

 

OMAR MCLEOD

22 anni, Giamaica. Oro nei 110 ostacoli. Primo giamaicano a vincere i 110 ostacoli, tradizionale campo di conquista degli specialisti statunitensi. E' anche l'unico ad aver corso i 100 sotto 10” (9”99 quest'anno) e le barriere alte sotto i 13” (personale 12”97). E' originario della provincia di Manchester, come Elaine Thompson, ma studia in Arizona. A marzo ha vinto il primo titolo iridato a Portland sui 60hs ma ai Mondiali di Pechino 2015 fu solo sesto in 13”18.

 

THIAGO BRAZ DA SILVA

22 anni, Brasile. Oro nell'asta (6,03). È la nuova rivelazione dell'asta. Dal 2014 vive a Formia dove si allena con Vitali Petrov, il tecnico che seguì anche la Isinbayeva e Gibilisco. A Rio ha beffato il primatista mondiale Lavillenie, firmando anche il record olimpico. E' il 17° atleta ad entrare nell'esclusivo club di chi ha violato i 6 metri. Saltando 6,03 si è migliorato di 10 centimetri. Petrov è convinto che potrà volare oltre i 6,16, il limite fissato dal francese quando cancellò Bubka. Deve solo controllare l'emotività.

 

ELAINE THOMPSON

24 anni, Giamaica. Oro nei 100 metri (10”71) e 200 (21”78). È esplosa quest'anno vincendo i Trials i 100 in 10”70, eguagliando il primato giamaicano della regina Fraser-Pryce. Ha vinto tre titoli come Bolt. L'ultima a realizzare la doppietta 100-200 fu 28 anni fa FloJo. A Rio ha vinto in 10”71 relegando la Fraser al bronzo. Poi ha trionfato pure nei 200 e nella 4x100. Sul mezzo giro ha dato un bel dispiacere alla campionessa iridata in carica, l'olandese Schippers.

 

ALMAZ AYANA

25 anni, Etiopia. Oro 10.000  con 29:17.45 W.R. e bronzo nei 5000. Ha firmato uno dei tre record del mondo caduti all'Olimpiade. Sui 10.000, corsi in solitaria in uno strabiliante 29:17.45, ha demolito lo storico e chiacchierato primato che la cinese Wang stabilì nel lontano 1993. Proviene da una regione ai confini del Sudan ed è allenata dal marito. Era alla sua prima Olimpiade ma aveva vinto l'oro iridato a Pechino 2015 sui 5.000. Distanza in cui qui è stata “solo” bronzo, ma dove vanta con 14:12.56 la seconda prestazione mondiale all time, realizzata quest'anno al Golden Gala di Roma.

 

RUTH JEBET

19 anni, Bahrain. Oro 3000 siepi (8:59.75). Keniota ma con passaporto del Bahrain ha vinto da junior i 3000 siepi sfiorando il record del mondo assoluto. Ha regalato al suo nuovo Paese il primo oro olimpico e anche la prima a vincere consecutivamente il titolo iridato di categoria e l'Olimpiade. Ha deciso di trasferirsi perché il governo dell'Emirato le ha pagato gli studi in veterinaria. A Rio era arrivata accompagnata dai genitori. Pochi giorni dopo a Losanna ha demolito il record del mondo.

 

YULIMAR ROJAS

19 anni, Venezuela.  Argento Triplo (14,98). Compirà 20 anni solo il 21 ottobre. A Rio ha duellato fino all'ultimo salto con la regina del triplo, la colombiana Ibarguen, conquistando l'argento sfiorando i 15 metri. E' stata la portabandiera per il Venezuela nella cerimonia di apertura. Fisico maestoso (1,92x72kg) ha iniziato con l'alto. Ma detiene anche il record nazionale del lungo (6,57). Lo scorso anno si è trasferita a Madrid dove è seguita dall'ex campione del lungo, il cubano Ivan Pedroso. I due si sono conosciuti attraverso FB.

 

NAFISSATOU THIAM

22 anni, Belgio.  Oro Eptathlon (6.810 punti). E' stata tra le sorprese più belle e più fresche. Con 6.810 punti ha fatto fuori la campionessa olimpica di Londra Ennis. Il distacco di 35 punti è il margini più ridotto tra oro e argento ai Giochi. Mamma belga e papà senegalese, ha iniziato con le sette prove già a 15 anni, ispirata dalla svedese Carolina Kluft. La specialità dove eccelle di più è l'alto: a Rio ha saltato 1,98 (record in una gara di eptathlon, una misura superiore di un centimetro a quella saltata dalla Beitia nella finale dell'alto.

 

Last Updated on Sunday, 04 September 2016 08:32
 
European Masters Athletics Teams Meeting oggi a Gavardo con la regia della Virtus Castenedolo PDF Print E-mail
Saturday, 03 September 2016 11:51

EUROPEAN MASTERS ATHLETICS TEAMS MEETING: si chiama così la originale manifestazione inventata dall'Atletica Virtus Castenedolo, che può orgogliosamente sfoggiare parecchi titoli nazionali Masters conquistati in questi ultimi anni e ha tutta l'intenzione di continuare la serie. La competizione, cui hanno aderito un bel numero di clubs, andrà in scena oggi sulla pista di Gavardo, in provincia di Brescia, pista che si è già fatta una fama in fatto di gare di sprint, visti i tempi ottenuti da parecchi velocisti, tra cui il giovane Filippo Tortu, argento ai Mondiali U20 sui 100 metri, e una delle grandi speranze dell'atletica italiana.

Lo EMATM è parte del programma multisport di "Sognando Olympia", che si avvarrà della collaborazione degli amici dell'Atletica Virtus Castenedolo anche per due altre iniziative del progetto che si svolgeranno nel mese di ottobre. Nei prossimi giorni vi daremo notizie delle gesta dei nostri amici Masters in quel di Gavardo.

Last Updated on Saturday, 03 September 2016 11:57
 
Giochi Olimpici e atletica italiana nella severa analisi dell'ultimo numero di "Trekkenfild on line" PDF Print E-mail
Friday, 02 September 2016 11:01

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Severa? Impietosa sarebbe meglio dire. Ma se la malattia è grave, il bisturi deve incidere a fondo. Abbiamo ricevuto l'ultimo numero di "Trekkenfild", periodico on line di atletica, come si definisce. Siamo al numero 38, ridendo e scherzando. Daniele Perboni e Walter Brambilla....si sono fatti sicuramente degli amici con le loro analisi "impietose", ma non si scrive - non si deve scrivere - per farsi degli amici. Per questo si mandano regali a Natale e biglietti d'auguri, non si fa giornalismo.

Numero 38, dunque, tutto in chiave olimpica e lente focalizzata sulla partecipazione italiana, che è stata quello che è stata. "Brambilboni" non fa sconti, ci sono passaggi graffianti. Se volete, potete leggere qui le loro considerazioni. E ognuno ne tragga le conclusioni che vuole. Da parte nostra, aggiungiamo solo che non è certo quella vista negli ultimi anni l'atletica italiana che ci piace. E non si può sempre vivere "aspettando Godot", nella speranza che i giovani crescano. Esistono cure ricostituenti? Bella domanda....

Last Updated on Saturday, 03 September 2016 07:36
 
Disponibile la "Lettre" della Commissione Storica francese con sempre nuove interessanti ricerche PDF Print E-mail
Thursday, 01 September 2016 10:41

Imperdibile appuntamento con l'atletica francese. Riceviamo da Gilbert Rossillo il consueto messaggio per segnalarci che, per chi vuole,  è disponibile il nuovo numero della "Lettre".

Bonjour à toutes et à tous,          
A​u nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 59​è ​lettre mensuelle d'information avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois d'août que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant : https://cdh.athle.com/

Da leggere queste righe di JL Vollard su un personaggio poco conosciuto agli appassionati di atletica, perfino in Francia: Jean-Cluade Arifon, 400 metri ad ostacoli, talento straordinario, carriera brevissima. Una meteora, gareggiò solamente fra il 1946 e il 1948, ma sufficiente per stabilire un record europeo (51.6), arrivare in semifinale ai Giochi Olimpici di Londra 1948 e vincere un titolo di Campione di Francia , sempre 1948. Primati personali: 48.9 (400), 1:54.0 (800), 24.7 (200 H).

C'EST ARRIVÉ EN ... SEPTEMBRE 1948


D’Henri Tauzin à Naman Keïta en passant par Prudent Joye et Jean-Claude Nallet, le 400 m haies français a connu plusieurs têtes d’affiche dans son histoire, mais seuls deux athlètes ont détenu le record continental. Stéphane Diagana, probablement le plus grand de nos spécialistes du 4H, est bien sûr le titulaire depuis plus de vingt ans, mais avant lui Jean Claude Arifon a également inscrit son nom sur les tablettes européennes.
La carrière internationale du Marseillais né en 1926, se concentre sur trois saisons après la Libération avec 8 matchs internationaux et une sélection aux Jeux Olympiques en 1948. A Londres, il échoue de très peu pour rentrer dans la finale à 6, malgré un chrono meilleur que son compatriote Yves Cros dans l’autre demi-finale (52’’3 contre 52’’5). Licencié au Paris Université Club depuis cette saison, il avait battu Cros aux championnats de France en juillet, d’extrême justesse (53’1 pour les deux athlètes) et lui avait aussi pris le record de France en 1947 en remportant les Jeux Mondiaux Universitaires à Colombes.
Après les Jeux, il profita de sa forme, d’abord lors des meetings Suédois fin août, notamment en terminant juste derrière l’Américain Ault et le local Larsson à Malmoe. Pour sa dernière sélection contre la Tchécoslovaquie il s’impose le 5 septembre à Colombes et c’est lors d’un meeting à Jean Bouin, où le président de la FFA a curieusement refusé que les héros Jamaïcains de Londres, Laing, Mac Kinley, Wint et La Beach soient inscrits, qu’Arifon va donner sa pleine mesure et oublier la douleur à la cheville qui l’handicapait sur les bords de la Tamise.
Le 09 septembre, sur l’anneau parisien de 450 mètres il termine en 51’’6 et égale le record d’Europe de Rune Larsson, médaillé de bronze à Londres. Une belle carrière se présente devant lui alors qu’il n’aura 22 ans qu’en novembre, et pourtant il disparaîtra des pistes pour des raisons extra-sportives et on ne reverra jamais cet immense talent (Crédit photo But & Club).
Rédation Luc VOLLARD
 

Last Updated on Thursday, 01 September 2016 13:20
 
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