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Domenica, ad Agazzano, Giuseppe Gentile riceverà l'omaggio dei triplisti italiani PDF Print E-mail
Thursday, 18 October 2018 06:25

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Come abbiamo riferito qualche tempo fa, domenica ad Agazzano, in provincia di Piacenza, ci sarà una «festa» che, partendo da un omaggio a Giuseppe Gentile, ai suoi records e alla sua medaglia olimpica, ottenuti orsono cinquanta anni, si è allargata a tutto il salto triplo italiano. Abbiamo ricevuto un comunicato dagli organizzatori, che pubblichiamo.

 

«Giasone e i suoi argonauti alla conquista di Agazzano. Fin troppo facile il riferimento a «Medea», film del 1969, regista e sceneggiatore Pier Paolo Pasolini, interprete Maria Callas. E Giasone? Fu lui, Giuseppe Gentile, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Messico 1968 e, in quella stessa occasione, due volte primatista mondiale del salto triplo, prima il 16 e poi il 17 ottobre. Fu, e resta, la più grande gara di salto triplo, sia per i risultati (cinque primati del mondo fra qualificazioni e finale) sia per il pathos agonistico, concluso solo all’ultimo salto della gara.

Se ne parlerà (e si vedranno immagini inedite, vera primizia) domenica, inizio ore 10,30, nel salone dell’Albergo Il Cervo di Agazzano. Un bel pezzo di storia dell’atletica italiana, di ieri e di oggi, animerà la mattinata. Ospite primo per cui tutto questo è stato ideato, Giuseppe Gentile. Un «omaggio» a cinquanta anni da quell’evento, che vide tornare l’atletica italiana con due medaglie di bronzo: oltre a quella di Gentile, l’altra fu di Eddy Ottoz sui 110 metri ad ostacoli.

«Giasone» Gentile riceverà veramente un grande omaggio. Attorno a lui gli organizzatori hanno riunito alcuni degli atleti che hanno scritto belle pagine nel salto triplo italiano. A cominciare da Fabrizio Donato, anche lui medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici Londra 2012, oltre che campione europeo sia all’aperto sia in pista coperta, attuale primatista italiano, e molto ancora. Con lui, Paolo Camossi, campione mondiale indoor nel 2001, finalista olimpico e ai Campionati del mondo. Dario Badinelli, che in carriera vinse 17 titoli italiani, argento ai Giochi del Mediterraneo, sei volte finalista ai Campionati europei indoor; l’atleta bresciano fu il primo a sfiorare (17,12) il primato di Gentile. E ancora Fabrizio Schembri, due medaglie ai Giochi del Mediterraneo (un oro e un bronzo) e secondo ai Mondiali allievi.

Nella storia del salto triplo in Italia sei atleti hanno superato la eccezionale misura di 17 metri: quattro di questi saranno presenti domenica ad Agazzano. E poi le donne. A cominciare dalla primatista italiana, unica donna oltre l’eccellenza dei 15 metri, Magdalin Martinez, medaglia di bronzo ai Campionati mondiali a Parigi nel 2003 dopo un quarto posto due anni prima a Edmonton (Canada), un argento agli Europei indoor. Con lei anche Antonella Capriotti, più lunghista che triplista, ma con alcune belle soddisfazioni: quarta ai mondiali indoor 1993 e sesta in quelli all’aperto nello stesso anno, un bronzo ai Giochi del Mediterraneo 1997.  E ancora Barbara Lah, medaglie di bronzo alle Universiadi e in Coppa Europa, 11 titoli italiani fra coperto e aperto.

Piacenza sarà degnamente rappresentata da un giovane su cui sono puntate tante speranze: Andrea Dallavalle, lo scorso anno medaglia d’argento ai Campionati europei juniores. Nella lista italiana delle migliori prestazioni Andrea è ottavo con 16,87, un grande risultato per un ragazzo di diciannove anni. Anche suo fratello Lorenzo ha avuto le sue belle soddisfazioni: nel 2014 ottenne un buon piazzamento (decimo) ai Mondiali juniores a Eugene, Stati Uniti.

Un parterre importante, dunque, animato anche da parecchi altri atleti e atlete che hanno onorato con le loro prestazioni il salto triplo. E insieme a loro, velocisti, decatleti, di ogni età ed epoca agonistica, giornalisti che tanto hanno dato al nostro sport. L’idea è stata promossa dalla «Collezione Ottavio Castellini – Biblioteca internazionale dell’atletica» e dal Progetto multisport «Sognando Olympia», affiancati dalla Atletica Baldini Agazzano, che si è prodigata per l’organizzazione logistica in loco. Patrocinio della Amministrazione Civica».

Last Updated on Thursday, 18 October 2018 07:30
 
In Francia fanno documentazione e storia, da noi tante belle chiacchiere PDF Print E-mail
Thursday, 04 October 2018 12:52

Appuntamento di inizio mese con le novità del sito curato dalla Commissione Documentazione e Storia della Federazione francese di atletica, esempio di come un piccolo gruppo di veri appassionati e non di quaquaraqua, possa fare tanto per salvare, proporre e diffondere la conoscenza dello sport nazionale. Avete mai sfogliato la rivista mensile, dicesi mensile, non annuale..., della FFA? Vale la pena. Il messaggio standard inviato dall'amico Gilbert Rosillo recita così:

Bonjour à toutes et à tous, Nous avons le plaisir de vous adresser la 84ème lettre mensuelle d'informations de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme qui vous présente le résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois de septembre. Vous pouvez les consulter plus en détail en ouvrant le lien suivant :  https://cdm.athle.com/

 
 
 RENDEZ-VOUS INCONTOURNABLE L'EDITO - C'EST ARRIVÉ EN OCTOBRE ... 1974
 
Rédacteur Luc VOLLARD
 
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S’il y a une athlète Française pouvant faire figure de pionnière, c’est bien Chantal Langlacé qui, probablement sans s’en rendre compte, a ouvert la voix à des milliers de pratiquantes, aujourd’hui adeptes du running et des courses hors stades. Née en 1955, on trouve sa première trace sur les bilans à ....
en lire plus en page d'accueil du site au centre ou accès via la colonne de gauche Editos
 
 
 
MISE A JOUR DU SITE
 
- Liste des Français dans le top 10 mondial annuel, mise à jour le 25 septembre par Luc Vollard :
  https://cdm.athle.com/upload/ssites/001059/francais_top_10_mondial/francais_top_10_mondial_ed_4.pdf
- Palmarès divers hors stade  par Yves Seigneuric
- Les Mureaux (à jour au 12/09/2018)
- Vierzon (à jour au 17/09/2018)
 
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LA CDH ITALIENNE

Un site équivalent à la CDH française, mais réalisé pour l'Italie.
A découvrir absolument !              https://www.asaibrunobonomelli.it/
 
 
INFOS PRATIQUES : LES REVUES FFA
 

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Last Updated on Tuesday, 09 October 2018 13:44
 
Franco Sar: «sport è lotta senza perdere amore per la vita e per gli altri uomini» PDF Print E-mail
Tuesday, 02 October 2018 09:57

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Siamo onorati di pubblicare questo ricordo che Fabio Monti ha scritto per il nostro sito. Fabio, figlio dell'indimenticabile Carlo Monti, ha speso la vita nel mondo del giornalismo, prima alla «Gazzetta dello Sport» e poi al «Corriere della Sera». Fabio, tra l'altro, è stato coautore del bel libro sulla vita di Franco Arese, scrivendo la terza parte, quella dedicata all'imprenditore e dirigente sportivo. Ringraziamo Fabio per questo suo contributo, sperando di averlo ancora spesso nella nostra piccola comunità atletica, con commenti e ricordi storici.

   Sar: tre lettere, un cognome facile da ricordare (più ancora del nome, Franco) per il miglior decathleta italiano, sesto ai Giochi olimpici di Roma (5-6 settembre 1960, 7.195 punti), nelle dieci gare teatro della meravigliosa sfida fra lo statunitense Rafer Johnson e il rappresentante di Taiwan, Yang  Chuan-Kwang. Prima di compiere gli 85 anni (era nato il 21 dicembre 1933) e nonostante fosse in gran forma, all’improvviso ha avuto fretta di chiudere il decathlon della vita e ha preso congedo, senza salutare, all’alba del 1° ottobre. Ha giocato d’anticipo, lui che amava arrivare in ritardo. Ma Sar ha lasciato un segno profondo nell’atletica italiana, anche se il suo esempio non sempre è stato compreso.

   Innanzitutto è stato un campione vero, allievo prediletto del professor Sandro Calvesi, e a Tokyo 1964 avrebbe potuto fare meglio rispetto allo storico sesto posto di quattro anni prima, se un infortunio alla caviglia, prima della partenza per il Giappone, non ne avesse messo in dubbio la partecipazione. La forza di volontà alla fine lo aveva spinto a gareggiare comunque e ad arrivare tredicesimo. Ma la grandezza di Sar come decathleta è tutta nelle parole scritte sul «Corriere dello Sport», da Alfredo Berra, dopo la prima giornata del decathlon di Roma, conclusa addirittura al quarto posto: «Non sapevamo che dopo i tre colossi Johnson, Yang e Kutznyetsov un decathleta azzurro potesse essere quarto al mondo. Franco Sar è l’atleta di cui si parla. Un uomo che in questa Olimpiade sta ottenendo risultati veramente sbalorditivi. Il ventisettenne operaio sardo malgrado sforzi, sacrifici, rinunce possibili solo a un autentico dilettante innamorato del suo sport, non potrà salire sul podio del vincitore, ma meriterebbe di essere collocato dopo Berruti nella scala dei valori dei nostri azzurri. Chi avrebbe osato sperare tanto?» E di quella gara, Sar ricordava: «Quello è stato un momento di assoluta e insuperabile gioia. Ho ammirato due campioni che si sono dati strenua battaglia; due amici che per quaranta ore non si sono scambiati uno sguardo; che si sono sfidati senza pietà e che alla fine, nel momento della massima fatica, si sono riconosciuti. Questo è lo sport: passione, dolore, lotta senza perdere l’amore per la vita e per gli altri uomini».

  Questa passione infinita per l’atletica aveva portato Sar a iniziare una nuova carriera, una volta chiusa l’avventura agonistica, come direttore tecnico e motore organizzativo della Snia, allora targata Lilion, con la quale aveva gareggiato nell’ultima parte della sua carriera. Dal 1965, nel nuovo incarico, ispirato ancora da Calvesi («la tua strada è quella») e con un punto di riferimento decisivo in Romolo Giani, uno degli inventori del new deal nebioliano, Sar aveva saputo unire la caparbietà friulana e il rigore dei sardi. Era nato ad Arborea, ex Mussolinia, ora in provincia di Oristano, ma da famiglia friulana, e il tutto è stato spiegato da Vanni Loriga: «Fu proposto a tanti coloni di trasferirsi nella zona del comune di Terralba, dove erano appena stati bonificati terreni paludosi. Alla famiglia Sar, che proveniva da Basiliano (già Pasian Schiavonesco perché popolata da possenti lavoratori provenienti dalla mitteleuropea Schiavonia), venne assegnato un lotto di 12 ettari collocato sulla Strada 14, a pochi metri dal mare in cui il giovine Franco si dedicò al nuoto. Suonava anche il clarino nella banda diretta da Don Scotto. Dimostrò infine attitudine alle prove atletiche, soprattutto nel salto in alto e nel lancio del disco. Si trasferì alla Monteponi di Iglesias dove fu assunto come tornitore» e da dove tutto è iniziato. Da d.t. della SNIA, Sar ha costruito una stagione di grandi campioni, da Simeon, il nuovo Consolini, a Preatoni fino ai quattrocentisti (Fusi, Trachelio è Bello) e a Paola Pigni. E di grandi idee, a cominciare dalla Notturna di Milano (dal 1967 al 1971) fino al meeting di Lignano Sabbiadoro.

   La passione per l’atletica ha portato Sar a non fermarsi nemmeno quando la Snia ha abbandonato lo sport. Così aveva inventato una nuova società, «Atletica 2000», salvo ripartire un’altra volta con «Abc progetto Azzurri», con mezzi economici modesti, ma con un entusiasmo in costante aumento. E nonostante avesse traguardato gli 80 anni, per lui la cosa più bella del mondo era andare in campo ad allenare i ragazzi, anche in inverno, almeno cinque giorni alla settimana, in cerca di nuovi talenti. E anche sui campi della Brianza, dopo la trasformazione dell’Arena di Milano in un parco giochi. Sabato 6 ottobre sarebbe andato a Rieti, ai campionati cadetti, anche per vedere una sua giovanissima velocissima, che «penso diventerà fortissima, anche se non voglio sbilanciarmi». Stavolta ha dovuto fermarsi prima.

La foto ci riporta al campo di atletica di Brescia nella primavera del 1960, come dice il titolo per un raduno tecnico di ostacolisti. Ma non poteva mancare Franco Sar, che a Brescia ormai era di casa e preparava lì la sua prima Olimpiade. Il prof. Sandro Calvesi è al centro in atteggiamento di scrivere qualcosa, Franco Sar è accanto a lui, a destra, si riconosce anche il triestino Nereo Svara, che fu l'unico dei tre ostacolisti (gli altri erano Giovanni Cornacchia e Paolo Zamboni) che raggiunse la semifinale, quarto nella prima, in 14.3.

Last Updated on Tuesday, 02 October 2018 10:43
 
L'atletica ha perduto un grande atleta e un ancor più grande uomo: Franco Sar PDF Print E-mail
Monday, 01 October 2018 13:03

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Se ne è andato con lo stesso stile con cui aveva vissuto, senza far rumore. Nel sonno, non si è svegliato stamane. Senza sbattere la porta, non ha neppure avuto il tempo di congedarsi educatamente come era nel suo stile. Chi ha conosciuto Franco Sar non può che ricordarlo così: elegante, diritto, pacato, efficiente. Uomo di sport, di atletica, atleta, allenatore, dirigente, animatore. Franco Sar era il decathlon, per noi. Quel suo sesto posto ai Giochi Olimpici di Roma 1960 era rimasto l'unico episodio, isolato, di una disciplina da noi negletta, avvolta nell'oblio, nella colpevole indifferenza. Ma Franco Sar era anche molto di più di un decatleta finalista olimpico: è stato un gigante in un mondo popolato da troppi pigmei.

Se ne è andato, chiudiamoci per un momento in un silenzio attonito che ci appesantisce il cuore. Gli eravamo affezionati e lui lo era a tanti di noi. Serve molto di più di una banale immediato ricordo.

Le foto furono scattate un anno fa, l'8 settembre, da Pietro Delpero a Castenedolo, in occasione del Memorial Adolfo Consolini: a sinistra, Franco durante il suo intervento nel mini-convegno per ricordare la figura del campione di Costermano; nell'altra foto, da sinistra Domenico Canobbio, Giulio Lombardi, Ottavio Castellini, Carmelo Rado, Franco Sar e Erminio Rozzini, dietro Gaetano Dalla Pria.

Last Updated on Monday, 01 October 2018 14:07
 
Dai che ce la facciamo: ancora qualche spintarella e torniamo al MinCulPop PDF Print E-mail
Monday, 01 October 2018 11:38

Non molti giorni fa, il nostro segretario Alberto Zanetti Lorenzetti ci ha inviato il ritaglio di un giornale sportivo italiano del 1950 che, riferendo della Assemblea della nostra Federatletica, ci forniva chiara dimostrazione di come la cultura (parolone) specifica del nostro sport sia stata sempre (quasi? spericolato ottimista) tenuta «in gran dispitto» (Dante, Inferno, Canto X) dai manovratori federali. Pubblicammo ritaglio e commentino annesso. Alberto sottolineava anche la scarsa democraticità degli organi sportivi. E Zanetti non è Bruno Bonomelli!

Neppure il tempo di soffiarsi il naso e stamane ci è pervenuta una lettera di Walter Brambilla e Daniele Perboni, i due sfruguliatori che redigono il sarcastico «Trekkenfield», di cui anche noi diamo spesso notizia. Non vogliamo togliervi il piacere di leggere la breve lettera e poi liberi di farvi l'opinione che volete. Ovviamente. A noi, visto anche l'allegro andazzo di questo Paese, viene in mente che certe esperienze sono già state vissute. Abbiamo evocato il nome di Bruno Bonomelli, se tutto andava bene era etichettato come un attaccabrighe, litigioso, violento (noi però ricordiamo un consigliere federale che lo inseguiva con una bottiglia in mano per spaccargliela sulla testa... siamo anche sicuri che fra la testa e il vino il grande Bruno avrebbe salvato il vino, se era buono), oppure era pazzo, da manicomio. Per fortuna che nel frattempo era intervenuta la Legge n. 180/1978 conosciuta come «Legge Basaglia», che aveva fatto chiudere i manicomi. La retrocultura del MinCulPop non è mai morta, è sempre lì, sotto la cenere, se ci soffiate un po' sopra, si riaccende vigorosa.

Questa la lettera:

Al Consiglio Provinciale di Milano (Fidal)

Da una settimana abbiamo consegnato a Davide Viganò via mail il numero 62 di Trekkenfild. Da una settima non abbiamo visto nulla sul vostro sito. Davide dopo averci rifilato un paio di grosse “balle”, ha capitolato ed ha detto che deve passare al vaglio del Comitato Provinciale, composto da ben 5 elementi. Il nodo da sciogliere il pezzo scritto da Francesco Panetta. Visto che la questione si protrae da troppo tempo, arriviamo a una conclusione così vi togliamo noi le castagne dal fuoco: lasciamo perdere il tutto, abbiamo capito che non siamo graditi, è infatti la seconda volta che vi provochiamo “disordini”. Nella prima abbiamo subito una censura bella e buona (dicembre 2017), in questo caso una quasi “censura” preventiva. Speravamo almeno in una telefonata da parte vostra che non è arrivata e non arriverà mai. La buona educazione, scusateci, non alberga dalle vostre parti. Qualora voi non lo sapeste Trekkenfild viene distribuito a tutti i Comitati Regionali Italiani e almeno ad altre 500 e passa persone. L’idea di pubblicare Trekkenfild sul sito del Comitato Provinciale era partita da voi, tramite il fiduciario Piero Perego e con il benestare di Sabrina Fraccaroli (allora presidente del Comitato Provinciale) che non si è mai permessa di sindacare sul nostro operato. Francesco Panetta che sappiamo essere il “colpevole” per aver scritto l’improponibile mi ha avvisato che deciderà come comportarsi. Trekkenfild arriva anche alla Fidal a Roma e non ha mai provocato problemi.

Un saluto

PS Non tirateci in ballo la questione degli impegni lavorativi che li hanno tutti!

Walter Brambilla e Daniele Perboni

Last Updated on Monday, 01 October 2018 12:13
 
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