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Pionieri della corsa: correre 80 chilometri su una pista ciclistica di 300 metri PDF Print E-mail
Thursday, 11 November 2021 00:00

Luc Vollard, presidente della Commissione Storia e Documentazione della Federazione francese, torna con noi proponendoci un salto a ritroso nel lontano passato, anno 1903. Quella che oggi noi chiamiamo atletica leggera a quei tempi, sia in Francia sia nel nostro Pease, era prevalentemente corsa pedestre, e ancor più corsa su lunghe distanze. Che si praticavano su strada, bien sûr, ma anche su pista, spesso in erba. Le grandi sfide fra i campioni dell'epoca (valgano per tutti Dorando Pietri, Tom Longboat, il campione olimpico di Londra l'americano Johnny Hayes. il grande britannico Alfred  «Alfie» Shrubb, i vari campioni francesi Cibot, Prévost, Charbonnel, Théato, suscitavano l' entusiasmo di decine di migliaia di persone per le loro lunghe sfide. E per fortuna non c'era di mezzo la televisione con i suoi diktat sui tempi troppo lunghi delle corse a rompere i cabasisi! Per seguire i capricci di 'sta scatola (leggiTV) si sono quasi distrutti i diecimila metri in pista, che ormai si corrono con il contagocce, e si è archiviata fra i robivecchi una bellissima gara come la corsa su un'ora. Progresso? Puah! Istruiamoci leggendo il nostro amico Luc che stavolta ci parla di un campione transalpino di quei tempi: Gustave Thomas. Merci, Luc.

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Les grandes distances n’effrayaient pas les pionniers de l’athlétisme, sur la route bien sûr, mais aussi sur piste. Elles étaient d’ailleurs plutôt l’apanage des professionnels, les amateurs ne dépassant que rarement l’heure de course, et parmi ces forçats de la foulée, Gustave Thomas réalisa de remarquables résultats.
En 1902, alors qu’il n’a que 19 ans, il est ainsi crédité d’un 32’08’’0 sur 10 000 m et de 17 km 726 dans l’heure. Le 15 novembre 1903, il s’aligne au départ d’un tout autre défi, au vélodrome Buffalo à Neuilly-sur-Seine, pour couvrir 50 miles soit plus de 80 km, à l’intérieur de la piste cycliste de 300 m !
Parmi ses adversaires, on retrouve le redoutable Britannique Len Hurst, notamment vainqueur en France des marathons de 1896, 1900 et 1901, mais aussi les Français Albert Charbonnel, Henri Prévost, Edouard Cibot et Victor Bagré, tous connus pour leur capacité à enchaîner les tours à allure soutenue, et tous capable de parcourir plus de 17 km dans l’heure, devançant le meilleur amateur de l’époque, Gaston Ragueneau. Charbonnel a justement remporté le Tour de Paris fin août, une course qui fut la dernière apparition de Michel Théato en compétition, mais Cibot a aussi étonné début août, sur les 40 km entre Achères et Buffalo en dominant la concurrence.
Le départ des 50 miles est donné à 9 h 30, en même temps qu’une marche des scolaires regroupant un millier de participants, tandis que des courses cyclistes étaient également au programme du jour ! C’est Henri Prévost qui va prendre résolument la tête dans les premiers tours. Au bout de deux heures, il est toujours devant avec 30 km 250, tandis que Thomas n’est que 5e avec 28 km 500. Cibot prend ensuite le relais tandis que Prévot s’écroule, Thomas amorçant sa remontée, et la jonction est faite avant la cinquième heure après que Len Hurst fut lui aussi dépassé par Thomas. Ce dernier va alors accroître son avance et franchir la ligne d’arrivée en 6 h 13’19’’. Cibot est à 10 minutes, Charbonnel à 18 alors qu’Hurst abandonnera. On reverra Gustave Thomas aux avant-postes des courses au moins jusqu’en 1907, année où il terminait encore 10e du Tour de Paris.

(Crédit photo : La Vie au Grand Air – Gustave Thomas, deuxième à droite, entre Prévost et Hurst).

Last Updated on Thursday, 11 November 2021 11:42
 
«Trekkenfild», 100 è solo un traguardo intermedio verso mete più lunghe PDF Print E-mail
Monday, 08 November 2021 08:33

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In atletica c'è una sola distanza che si conclude dopo 100 metri. Bella scoperta! Pare di sentirlo...Sì, bella scoperta, che serve a noi per dire che di 100 ce n'è uno, uno solo e indimenticabile. Molti sostengono che i 100 metri sono in assoluto la più bella gara dell'atletica. Possiamo condividere, anche se a noi piacciono tutte, anche quelle che i geniali innovatori moderni vorrebbero cancellare dal programma. 100, dunque il primo e unico traguardo per il velocista «puro». Ma non tutti sono sprinter da 100 metri. E allora i 100 diventano distanza intermedia, che viene misurata, studiata, sezionata, scomposta a fini di studio. E il traguardo di sposta sempre più in là, sempre più ambizioso. Ecco, questo è l’augurio di tutti noi dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana «Bruno Bonomelli» formuliamo agli amici Walter Brambilla e Daniele Perboni, ideatori, redattori, confezionatori, di «Trekkenfild», questa pubblicazione on line che ridendo castigat mores. Costumi ludici, sportivi, atletici, nel loro caso. Già il titolo, scelto come parodia di quel famoso «Track & Field News» che nacque al sole della California nel 1948 e che fu per decenni il faro editoriale dell’atletica mondiale. Un quasi inarrivabile oggetto di desiderio, se non avevi uno zio che viveva negli Stati Uniti e ti regalava l’abbonamento tanticchia costoso per le tasche italiche.

Ordunque, prendendo a prestito frase cara a Gianni Brera che talvolta chiudeva così i suoi componimenti, «innalziamo vessilli e canti di lode» ai primi 100 numeri di «Trekkenfild», augurando che sia solo traguardo intermedio. La nostra piccola famigliola dell’A.S.A.I ha consuetudine di frequentazioni con i due direttori, redattori capi, redattori ordinari, ma sempre due sono – con l’aggiunta di qualche viandante di passaggio – che confezionano il prodotto. Da tempo ci lega un accordo di reciproca segnalazione, che porta piccoli positivi frutti ad entrambi. E in questa occasione festosa noi ribadiamo la nostra fedeltà all’impegno, ciascuno nella propria linea, senza mescolare ingredienti troppo diversi.

Merita, ovviamente, segnalazione la elegante presentazione del centesimo numero firmata da Augusto Frasca, che dell’ A.S.A.I è vicepresidente.

Last Updated on Tuesday, 09 November 2021 16:01
 
Da parte di tutti i soci dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana: Grazie Giorgio! PDF Print E-mail
Monday, 08 November 2021 08:14

Riceviamo e pubblichiamo:

"Troppo buono e troppo bello. Si merita una risposta. Ho letto le splendide parole dell'amico Ottavio Castellini. Lo ringrazio di cuore ovviamente, così come mi viene di dire che si tratta di fare una tara. Lui è un amico e parlerà sempre bene di me (almeno spero). Ho fatto quelle cose, è vero ma da giornalista ho sempre pensato che una notizia (vera) fosse importante quanto un bell'articolo di una firma importante. Perciò ho dato la massima importanza a qualsiasi cosa mi chiedesse il giornale, mi fidavo dei "capi" perché se non c'è fiducia viene meno il castello. Ho creduto di saper scrivere, ma di non essere uno scrittore di quelli bravi a fare il colore o dare visioni immaginifiche da far sognare i lettori di un avvenimento. La cosa non mi ha dato mai fastidio. Ciascuno ha un suo ruolo dentro un giornale, basta che ci sia chiarezza e rispetto fra le parti. Perciò ho ritenuto giusto andare a rimediare la notizia da 20 righe o correre dietro all'atleta per fare l'intervista magari minima, frutto di tre domande ed altrettante risposte perché serviva anche quella. Poi devi avere fortuna. Magari trovarti nel posto giusto al momento giusto. In quanto al mio essere atleta ho avuto qualche momento di gloria, ma anche tanti problemi a casa, dove c'era necessità di fare altre cose per tirare avanti e chiudere l'università, e quindi erano obbligate delle scelte, per cui finito il servizio militare (allora era un dovere ed anche giusto) da ufficiale, è finita anche la mia carriera di atleta per iniziare quella di dirigente-tecnico e poi di professore a scuola. Tutto qui. Già poi anche quella da giornalista, ma appartiene ad un'altra vita".

Last Updated on Monday, 08 November 2021 08:28
 
Giorgio Lo Giudice, tanta atletica, tanto giornalismo, tanta passione, sempre PDF Print E-mail
Friday, 05 November 2021 09:29

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Abbiamo ripreso questa immagine dal bollettino quindicinale della Federazione di atletica, numero 11 del 25 maggio 1955. Siamo allo Stadio Olimpico in occasione della finale romana dei Campionati Studenteschi: tribune gremite, tifo alle stelle per i vari Istituti scolastici. Quell'anno fu un testa a testa fra il Liceo Classico Giulio Cesare e lo Scientifico Augusto Righi, nel quale militava Giorgio Lo Giudice. Vinsero i «classici» sugli «scientifici» per una manciata di punti. La foto ritrae quasi sicuramente una fase dei 1000 metri. Giorgio potrebbe darci ulteriori dettagli. Vinse Maurizio Notarangelo, viterbese, che quell'anno corse in 1:54.8 sugli 800 metri

A quei tempi c'era anche lui. Quei tempi erano all'incirca la metà degli anni '50. Lui di nome fa Giorgio Lo Giudice, romano, nato accanto a Campo dei Fiori, via dei Giubbonari, ci pare. Oggi festeggia 85 anni. Perchè ne parliamo? Per una serie di coincidenze. Qualche giorno fa abbiamo reso omaggio ad un fondista bresciano, Albertino Bargnani, che ha festeggiato la stessa cifra; ne abbiamo dato conto ieri con un articolino in questo spazio. Giorgio può raccontare una avventura sportiva e umana, abbastanza unica. Buon atleta in quei tempi che abbiamo citato, istruttore tecnico, allenatore, dirigente di società, organizzatore, e giornalista per tanti anni alla redazione romana della «Gazzetta dello Sport». Giornalista da prima linea, volendo con questo significare che lui c'era sempre: servivano 24 righe di una partita di softball a Zagarolo? Chi ci mandiamo? A' Gio', puoi fare un salto a...? E Gio' partiva. In epoche senza telefonino, trasmetteva le 24 righe attaccato a un qualsiasi telefono di fortuna, al bar, in casa di qualcuno, da una cabina telefonica. E dettava. Quelle 24 righe non sarebbero mai state candidate al Premio Pulitzer, ma il giorno dopo, pubblicate sulla «rosea», avrebbero fatto la felicità di praticanti di uno sport ignorato da tutti.

Vogliamo aggiungere qualche riga del Giorgio Lo Giudice buon atleta di mezzofondo. Per parlare, nei giorni scorsi, di Giuliano Gelmi e di Albertino Bargnani abbiamo scavato nelle cronache del 1955. E lì abbiamo trovato orme del nostro. Che stava tra quelli bravi. Dal numero 2/1955 del quindicinale della Federazione leggiamo i nomi dei giovani convocati per i raduni invernali: a Chiavari dal 27 al 31 dicembre 1954 si ritrovano i migliori dei 1500 metri, e c'è pure Giorgio, insieme a Baraldi, Coliva, Geat, Lener, Scavo, Tomiato, alcuni dei quali faranno strada. L'anno prima, sempre sullo stesso bollettino (n.27) troviamo una compilazione riguardante le graduatorie studentesche per quell'anno. Mille metri: Scavo 2:37.7 (a fine stagione correrà in 2:34.2), Notarangelo 2:39.4, Bonell 2:40.6, Bartolini 2:41.5, Verdina 2:41.8, Fresch 2:41.9, Lo Giudice 2:42.3, Lener 2:42.4, Giorgio Gandini 2:42.4.

Altra «orma»: 27 febbraio 1955, Ippodromo del Casalone, a Grosseto, Campionato nazionale dei Terza Serie di corsa campestre: 31esimo classificato Giorgio Lo Giudice, un paio di posti dietro a Tommaso Assi, un pugliese che in anni successivi farà buone cose. Giorgio quell'anno era accasato alla A.A.A. Roma. Qualche settimana dopo ancora cross con i Campionati Studenteschi della provincia di Roma: dominò Pietro Lener, secondo Angelo Bazzuoli e quasi incollato a lui Giorgio che difendeva i colori del Liceo Scientifico Augusto Righi, netto vincitore della classifica a squadre.

Da un ritaglio di una pubblicazione che non siamo riusciti ad identificare, articolo titolato «L'esito dei Campionati di atletica leggera», abbiamo conosciuto la classifica nazionale dei migliori dopo l'effettuazione dei vari campionati provinciali. Ecco la lista per i 1000 metri: 2:35.2 Maurizio Notangelo (Roma), 2:37.0 Vittorio Buzzi (Genova), 2:38.1 Angelo Bazzuoli (Roma), 2:38.2 Pietro Lener (Roma), 2:38.3 Carrone Giorgio (Roma) e Giorgio Lo Giudice (Roma). Si noti il «dominio romano», cinque dei primi sei. Più o meno nello stesso periodo, abbiamo scovato anche un 4:17.8 sui 1500, datato 8 maggio.

Cenni, niente più di questo, ma buona occasione per mandare un augurio a Giorgio Lo Giudice, ancor oggi presidente di quel Club Atletico Centrale che nel cuor gli sta, pur essendo stato direttore tecnico del C.U.S. Roma e, per chi non lo sapesse, tecnico e preparatore atletico di alcune generazioni di canottieri. Un libro, un libro intero, ci vorrebbe per parlare de Giorgio de Campo de' Fiori.

Last Updated on Friday, 05 November 2021 20:06
 
Albertino Bargnani e Giulio Salamina festeggiati dai nostri soci bresciani PDF Print E-mail
Thursday, 04 November 2021 00:00

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Da sinistra in alto: Albertino Bargnani mostra con soddisfazione l'attestato ricevuto dai soci A.S.A.I., così come Giulio Salamina; con loro i soci Zanetti Lorenzetti e Castellini. Il gruppo di soci e amici che hanno partecipato (foto Elio Forti e Sandro Lavezzo)

«Omaggio a Albertino Bargnani che con la sua carriera ha onorato il suo maestro di atletica Bruno Bonomelli». Accanto il volto del «maestro» incorniciato dalla folta criniera e dai basettoni stile ottocentesco. Questo campeggiava in un attestato consegnato ad Albertino Bargnani, il 29 ottobre scorso, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno. Stesso riconoscimento anche a Giulio Salamina, altro corridore bresciano, che di anni ne ha un bel po' meno di Albertino, cresciuto alla corte dell'impetuoso rovatese . L'iniziativa è partita da alcuni soci bresciani del nostro Archivio Storico, ottenendo l'adesione di un bel gruppetto. La piccola brigata, formata oltre che dai soci anche da familiari e amici, si è ritrovata a pranzo alla Trattoria «La Campagnola», un indirizzo che negli anni '80 e '90 fu teatro di tante iniziative legate all'atletica.

29 ottbre 1936, a Brescia nacque Albertino Bargnani. 28 ottobre 1910 la data di nascita di Bruno Bonomelli. Bruno sarà il mèntore tecnico per tutta la carriera sportiva di Albertino, fondista formatosi nelle gare di corsa campestre. Da questa disciplina che nel cuor stava di Bonomelli, Albertino ricevette in cambio le soddisfazioni migliori. Fra i due c'era anche un legame di parentela: infatti la sorella di Albertino andò in sposa al fratello di Bruno, Paride, affinatore di formaggi in quel di Rovato, che in passato dovette la sua fama proprio a questa attività. Due giorni contigui fra maestro e allievo per il compleanno, e quindi occasione, alcuni decenni fa, per riunire attorno ad un grande tavolo tanti atleti bresciani, mezzofondisti e fondisti, che avevano appreso i rudimenti della corsa da quel convincente maestro. Il percorso per arrivare a correre fu lo stesso per molti ragazzi bresciani. Qualche anno dopo, rispetto ad Albertino, cominciò a pestare erba e fango anche Giulio, un ragazzo che dovette iniziare presto ad assaggiare il sale del pane altrui.

"Bargnani Alberto, allenatore Bonomelli, nato a Brescia il 29.10.1936, alto 1,66, pesa kg 52, torace 83; impiegato. Proviene dal calcio. Ha iniziato l'attività nel '55 con il prof. Grotti. Lavoratore tenace, è passibile di futuri sensibili miglioramenti. Il suo allenatore ha chiesto alla F.I.D.A.L. di riconvocarlo a Chiavari perchè ritiene di presentarlo nel '60 in condizione di gareggiare a Roma. Ecco i limiti personali dell'atleta: 800 in 2:01.7, 1500 in 4:09.8, 3000 in 9:10.0, 5000 in 15:53.4, 10.000 33:42.2". Questo scrisse il prof. Sandro Calvesi nel febbraio del 1957 in un articolo sulla «Gazzetta dello Sport», dal titolo «Mezzofondisti veloci». Non faremo la storia atletica completa di Albertino, che pur la meriterebbe, ma daremo qualche cenno sugli inizi. Il 24 febbraio 1955, il giornale studentesco, «La Sveglia»,  in collaborazione con l'Atletica Brescia, organizzò il primo Campionato bresciano di corsa campestre riservato agli studenti. Si corse alle porte di Brescia, sui campi dell'Istituto Agrario «Pastori», praticamente confinante con lo storico birrificio Wührer. C'erano tutti gli Istituti eccezion fatta per il Liceo classico «Arnaldo». Vinse Aldo Bonfadini, uno che era già bravo, davanti a uno che bravo diventerà Gian Battista Paini, terzo uno che ha un nome che dice qualcosa a chi ha vissuto l'atletica degli ultimi decenni  a Brescia e fuori: Ugo Ranzetti, conosciuto come «il caimano del Mella», fiume che scende dalla Val Trompia e attraversa la città; quarto Alfredo Pucci, che fra poco ritroveremo. Al nono posto il piccolo Albertino Bargnani, che precedette, pensate un po', uno che poi divenne fra i più bravi a quei tempi nel salto in alto tanto da sfiorare in alcune occasioni i due metri: Giampiero Cordovani, nato a Pisogne, sul lago d'Iseo. Albertino e Ughetto erano compagni di banco all'I.T.I.S.

Campionati Studenteschi  tennero a battesimo  il Nuovo Stadio della Scuola (allora lo chiamavano così) il 4 maggio 1955. Gara dei mille metri, finale dei primi: vinse Alfredo Pucci in una serrata volata con Gian Battista Paini, quarto Ugo Ranzetti e appena dietro Bargnani. Il già nominato Cordovani vinse il salto in alto con 1.71. Di 'sto Alfredo Pucci non siamo riusciti a trovare mezza informazione in più sul giornale locale, mentre invece sappiamo quasi tutto di...autorità presenti, delle loro cariche, dei loro sermoni, pomposi e inutili. Ieri come oggi. A conclusione delle gare degli studenti, ci fu una esibizione di salto con l'asta, con Giulio Chiesa (primo italiano a superare 4.30, di lì a poche settimane) e Umberto Sattin.

Quell'anno Bargnani fu tesserato per una delle società di Bonomelli, la Unione Cooperative Consumo. Spaziò dai 400 ai diecimila metri. Nella stagione invernale '55-'56 (con il nuovo club Marzoli Palazzolo, sempre BB di mezzo) dominò quasi tutte le campestri nel Bresciano. Il 18 marzo, a San Vittore Olona, nel contesto internazionale della «Cinque Mulini», si classificò 28esimo. Un anno più tardi sarà tredicesimo, aveva vent'anni e quattro mesi.

La lunga vicenda atletica di Giulio Salamina iniziò nel 1958. Lo deduciamo dal primo quei quattro quadernoni nei quali, con precisione da amanuense, ha annotato, anno dopo anno, tutte le sue gare. Con un tocco di ironia, che non gli è mai mancata, ha chiamato questa raccolta «Salamineide». Quel primo anno corse due volte gli 800 metri, tempi quasi uguali 2:26.0  e 2:27.3, un 1500 in 5:00.03, saltò in lungo 4.81 e in alto 1.35. L'anno dopo corse già cinque e dieci mila metri. Iniziò con i colori dell'Atletica Brescia.  Era davvero bravo nelle corse campestri: a diciassette anni  (Giulio è nato nel 1943) arriva davanti ad atleti con qualche anno più di lui. Prima di chiudere, riportiamo un brano pescato nei quaderni di ritagli di giornale, in questo caso non sappiamo esattamente quale (forse il locale «Giornale di Brescia»):" Anche ieri ha vinto Salamina, che è nettamente superiore fisicamente, e non solo, è anche più preparato, il più serio, il più costante nella preparazione, il che non è solamente merito atletico. Salamina, per tutte le ragioni sopraelencate, è la tipica figura dell' «atleta speranza», l'atleta che potrà dare in futuro le migliori soddisfazioni alla sua Società». Un bagaglio di serietà che Giulio ha portato lungo tutta la sua vita.

Last Updated on Thursday, 04 November 2021 09:36
 
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