Home
Fernando Altimani costretto a una duplice fatica causa le beghe fra giornali (1) PDF Print E-mail
Friday, 14 January 2022 10:11

Alberto Zanetti Lorenzetti ci racconta una storia di...altri tempi. Stavolta siamo nel 1913, a Milano, parliamo di tentativi di primato e di uno degli antenati della marcia italiana: Fernando Atimani. Ma non solo: l'autore ci porta anche nel mondo dei giornali e dei giornalisti di quell'epoca che, per le loro beghe e gelosie, han mandato in fumo un primato mondiale, costringendo l'atleta a un duplice sforzo. Comunque, s'ha da riconoscere che, beghe o non beghe, la stampa fece il suo mestiere, rilevando irregolarità che in effetti c'erano state. Oggi lo chiamerebbero «giornalismo d'investigazione».

Le foto, da sinistra in senso orario: copertina interna de «Lo Sport Illustrato» del 31 luglio 1913 con un bel primo piano di Altimani; l'atleta in azione assistito dall'allora redattore della «Gazzetta dello Sport» Emilio Colombo (a sinistra) e dal trainer Tagliabue (al centro); infine, l'atleta alla partenza del tentativo di primato del 29 luglio 1913. Stavolta, a giudicare dall'affollamento, si dovrebbe arguire che non manvacano giudici, cronometristi, organizzatori...o magari erano in gran parte gente semplicemente inutile come spesso capita di vedere in campo nelle gare di atletica anche oggi

alt alt
alt

I fatti in sintesi. Il marciatore Fernando Altimani  (che, tra l'altro, ha il merito di aver conquistato la prima medaglia olimpica italiana nella marcia, bronzo sui 10 mila metri ai Giochi di Stoccolma 1912) scese in pista, a Milano, il 19 luglio 1913 per un tentativo di primato dell’ora di marcia, cercando di incrementare, a due anni di distanza, la miglior prestazione nazionale stabilita da Donato Pavesi. L’impresa riuscì con un risultato, seppur per pochi metri, da record del mondo non solo da primato nazionale, ma accese una polemica sulla carta stampata con oggetto l’impossibilità di omologare il primato per carenze organizzative. Ciò costrinse il marciatore a effettuare dieci giorni dopo un secondo tentativo che ebbe ancor più successo.

I maggiori protagonisti. Anzitutto Fernando Altimani, l’incolpevole marciatore, quindi «La Gazzetta dello Sport», la Federazione Italiana Sport Atletici, lo «Sport del Popolo», trisettimanale sportivo della «Gazzetta del Popolo» di Torino, i giudici di gara e i cronometristi, Mike Bongiorno e Mario Salinelli. I nomi di altri direttamente o indirettamente coinvolti, riconducono a persone che hanno fatto la storia dello sport e soprattutto del giornalismo sportivo.

Antefatti. «La Gazzetta dello Sport» si trovava in cattive acque e cercava un rilancio: la crisi dell’industria della bicicletta era stata causa di una diminuzione degli introiti della pubblicità, il bilancio era in sofferenza e si facevano sentire anche le conseguenze per la pessima esperienza del Giro d’Italia del 1912, il quarto organizzato dalla “rosea”, disputato con la fallimentare formula della classifica a squadre. Arrivò in soccorso il quotidiano milanese «Il Secolo», che per una cicca di tabacco rilevò la testata sportiva costringendo Eugenio Camillo Costamagna a lasciare la direzione. Fu sostituito da Edgardo Longoni che faceva parte della squadra di giornalisti del «Secolo», ma che rivestiva anche il ruolo di presidente della Federazione Italiana Sport Atletici. (F.I.S.A.). Da poco tempo a Torino il giornale «La Gazzetta del Popolo» aveva dato vita allo «Sport del Popolo», foglio che usciva tre volte alla settimana, dando non poco fastidio al concorrente milanese potendo contare su penne di valore come l'atleta, mezzofondista, Mario Nicola, Giuseppe Ambrosini, Renato Casalbore, Ermete Della Guardia e l’ex direttore della «Gazzetta dello Sport» Costamagna che, con il dente avvelenato per l’abbandono della “rosea”, ebbe un ruolo determinante per la nascita della nuova testata. Furono subito scintille che finirono in carta bollata, a cominciare dalla battaglia per il colore della carta: entrambi i giornali stampavano gli articoli su fondo rosa. La questione finì in tribunale dove la pretesa dei milanesi di avere l’esclusiva cromatica non ebbe fortuna.

Ai primi di luglio, Altimani chiese aiuto per poter mettere in piedi un tentativo di primato ottenendo l’appoggio della «Gazzetta dello Sport», che si diede da fare per organizzare l’evento, ma ponendo l’obbligo che il tutto avvenisse all’oscuro dei concorrenti della carta stampata. E così fu.

Primo atto. Il 13 luglio il campo dell’Unione Sportiva Milanese, situato in via Stelvio, alla Bovisa, aveva le tribune completamente vuote e gli unici presenti erano gli addetti ai lavori strettamente necessari per una gara di marcia. Pur senza l’incitamento del pubblico, Altimani riuscì a produrre un’impresa maiuscola, percorrendo in sessanta minuti 13 chilometri 284 metri e 22 centimetri. Non solo era riuscito a superare di gran lunga Donato Pavesi, che il 16 aprile 1911 aveva fatto registrare la misura di 12.406 metri, ma addirittura fece meglio anche del George E. Larner (*), autore del primato mondiale in vigore, grazie ai 13.275 metri percorsi il 30 settembre 1905, nell’impianto londinese di Stamford Bridge, come ratificato in seguito anche dalla Federazione internazionale (I.A.A.F.), in un primo momento infatti apparve la località di Brighton ma poi fu rettificata.

Tutto questo permise alla «Gazzetta dello Sport» uno scoop al quale dette il massimo rilievo ma, come insegna la legge della dinamica “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Ai torinesi l’esclusiva avuta dal giornale sportivo milanese bruciò parecchio e si misero a cercare il pelo nell’uovo, e di peli ne trovarono più di uno. Vennero a sapere che il presidente della giuria aveva dovuto assentarsi durante la gara per urgenti problemi di lavoro rientrando in tempo per firmare i verbali della manifestazione. Non solo. I cronometristi presenti non erano tre, come previsto per poter procedere all’omologazione, ma come riportato dalla stessa «Gazzetta dello Sport», c’era solo il signor Achille Macoratti. Anche il «Corriere della Sera» fece le sue considerazioni ed esternò i propri dubbi: “Secondo il verbale della giuria che ha controllato il tentativo di Altimani, sarebbe stato battuto il record assoluto mondiale, perché l’Altimani nell’ora avrebbe coperto la distanza di km 13.284,22. (…) Il verbale però dichiara che il nuovo record mondiale è stato stabilito calcolando lo sviluppo della pista in m. 375; invece una misurazione di questa fatta prima del tentativo stesso avrebbe accusato uno sviluppo di soli m. 374. Ora, per sapere se realmente il record è stato battuto, occorre che la Federazione proceda ad una esatta ed ufficiale misurazione della pista. Il tentativo avvenne al crepuscolo, alla presenza di pochi intimi. E’ da augurarsi che, in altra occasione, anche la stampa sia chiamata ad assistere e a dar valore a tali avvenimenti”. Tutte queste irregolarità portavano a invalidare il primato dell’ora e tutti i numerosi record intermedi stabiliti da Altimani che, ormai vittima di una polemica senza esclusione di colpi fra i giornali italiani, alla quale si aggiunse lo scetticismo della stampa d’oltralpe, decise di procedere ad un nuovo tentativo, nonostante che la Federazione italiana avesse immediatamente convalidato il primato. Ne derivò la notizia pubblicata sul «Corriere della Sera»: “Si annunzia che in seguito alle polemiche sorte intorno alla clandestina effettuazione del predetto record, l’Altimani ritenterà pubblicamente la prova martedì prossimo, dalle 19 alle 20”.

(*) - Nota - George Edward Larner (7.3.1875 - 4.3.1949) vinse due titoli olimpici ai Giochi di Londra 1908. Per quella edizione furono adottate distanze strane, una in miglia e non in metri, gli inglesi non mancano mai di un tocco di sciovinismo. Le due gare, entrambe da disputarsi in pista, eravamo al White City Stadium, lunghezza della pista metri 536, 45, furono una bizzarra 3500 metri e una dieci miglia (1609 metri virgola qualcosa). Le date: 13, 14, 15 e 17 luglio, con batterie e finali, prima la gara più corta. Larner era un poliziotto trentatrenne, un «bobby», di Brighton, il quale si era messo in pensione per prepararsi ai Giochi Olimpici nella sua Londra. E riportò a casa due medaglie d'oro. Da quello che abbiamo letto era un tipo un po' singolare. Parlando del suo allenamento disse che "quando le circostanze lo permettevano", andava in un parco isolato, si toglieva tutti gli indumenti e faceva il suo training. "Meglio ancora se stava piovendo". Sicuramente un po' inusuale. Larner detenne un bel numero di primati, anche perchè all'epoca venivano riconosciuti come tali anche i tempi di passaggio sulle distanze intermedie. Nella gara sui 3500 metri secondo fu un altro inglese, Ernest Webb, e quarto il canadese George Goulding, i quali, quattro anni dopo a Stoccolma, occuperanno il primo (Goulding) e il secondo (Webb) grandino del podio, lascinado il terzo ad Altimani. La gara fu sui dieci chilometri, il tempo di Goulding (46:28.4) fu riconosciuto dalla I.A.A.F. come primo primato mondiale sulla distanza. Si noti che anche Goulding era inglese per nascita, poi emigrato in Canadà. E si noti pure che Ernest Webb in due edizioni olimpiche collezionò tre medaglie d'argento!

(segue)

Last Updated on Monday, 17 January 2022 11:15
 
Centoventi anni fa nasceva sul tracciato Versailles-Paris il Challenge Lemonnier PDF Print E-mail
Wednesday, 05 January 2022 11:53

Primo numero del nuovo Anno  (il 123esimo), tempestivo come sempre all'inizio di ogni mese, della Newsletter della Commissione Documentazione e Storia della Federazione francese Una fonte di ricerche storiche davvero di grande qualità, compilata mensilmente da un piccolo gruppo di volontari (una quindicina in tutto) riconosciuti dallo Statuto federale. Scritti storici, biografie aggiornate, liste ogni tempo, palmares delle più importanti manifestazioni, anche quelle ormai scomparse, gli incontri di tutte le squadre nazionali, e tanto altro: roba da far davvero invidia. La struttura della «lettera» prevede in apertura un breve scritto di Luc Vollard su un tema del passato, tanto remoto che prossimo. Stavolta (per la verità abbiamo già avuto occasione di occuparci di questa antica corsa parigina sul nostro sito) Luc ci porta alla edizione del 1905, la quarta, essendo il Challenge Lemonnier nato nel 1902 esattamente 120 anni fa. Per parte nostra, siamo sempre attratti da questi racconti e da queste sbiadite immagini di baffuti corridori. Speriamo piacciano anche ai nostri lettori.

La edizione 1905 fu vinta da un piccolo ma solido corridore del Racing Club de France di Paris, Jacques Versel (nato il 18 febbraio 1885), aveva dunque vent'anni al momento del successo nel «Lemonnier» (nella foto qui sotto è al centro con il numero 1) . Lo abbiamo ritrovato ancora secondo nella edizione del 1909, dietro a uno dei grandi corridori francesi, Jacques Keyser (di nascita olandese). Nelle prime posizioni anche nel 1910 e 1911. Fu primatista nazionale sui 2000 metri, due volte (1904-1906). 

 alt

Fondé en 1902 par Jacques Lemonnier afin de perpétuer le souvenir de son frère André, champion de France du 800 m en 1894, le Challenge Lemonnier devint rapidement l'un des principaux rendez-vous de la saison athlétique. Organisé par le Racing Club de France, sur le 12,8 km du parcours Versailles - Paris, partant du rond-point de Montreuil, la course débutait par la redoutable côte de la Picardie.
Après les victoires de Gaston Ragueneau en 1902 et 1904 et Louis Bonniot de Fleurac en 1903, l’édition 1905 s’annonça plus indécise tant sur le plan individuel que par équipe. Plus de 200 partants s’élancèrent à 10 h 30 en ce dimanche 15 janvier et Racingmen et Clodoaldiens furent tout de suite aux avant-postes au sein d’un groupe d’une dizaine de coureurs.
A l’Auberge du Père Auto, au moment d’atteindre Ville d’Avray, Jacques Versel, portant le dossard numéro 1, mène le train devant Soalhat, Wattremez, Cousin, Filliatre, Lefol et Millerot qui se rapproche. Versel accélère alors et se détache d’une vingtaine de mètres. Avant la descente vers Suresnes, Georges Cousin le rejoint et le mano a mano va durer jusqu’aux abords de la Croix-Catelan où l’arrivée va être disputée.
Versel place une nouvelle attaque et Cousin ne peut cette fois-ci y répondre et c’est avec soixante mètres d’avance que le sociétaire du Racing Club de France s’impose en 43’26’’2 devant Cousin et Lefol. Par équipe, le Racing et l’UA Clodoaldienne sont ex-aequo sur six coureurs !
Cette victoire confirme le talent du jeune Versel, deuxième du National de cross en 1904 à 19 ans. Encore sur le podium en 1909, il sera aussi un excellent coureur de 1500 m, vice-champion de France la même année. Sélectionné à trois reprises consécutivement pour le Cross des Nations, c’est en 1910 qu’il y réalisera sa meilleure course en prenant le 28e place

(Crédit photo : La Vie au Grand Air)


 
Last Updated on Wednesday, 05 January 2022 16:11
 
2021: stavolta i numeri li diamo noi dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana PDF Print E-mail
Tuesday, 04 January 2022 16:42

Auguri per il 2022. Adempiamo a questo obbligo formale. Dopo di che vi forniamo qualche cifra della nostra attività.

Poco più di 360 mila contatti (contatti, abbiamo scritto contatti, non contagi, meglio chiarire con i tempi che stiamo tutti vivendo, nell'anno 2021 e un totale al 31 dicembre di 2 milioni 385 mila. Sono i dati che riguardano questo nostro modesto spazietto riservato al passato del nostro sport: l'atletica leggera. Iniziato nella seconda parte degli anni '90, modificato nella struttura e presentazione nel 2010, in attesa di una robusta ristrutturazione, appena sarà possibile. Il dato complessivo dei contatti ha iniziato con la allora nuova versione del 2010. Prima non ci sono dati.

Pochi? tanti? ininfluenti? Ognuno ha la sua opinione. Non possiamo fare un confronto con il 2020 perchè è stato un anno assolutamente anomalo causa il confinamento obbligatorio di milioni di persone che, non avendo molto altro da fare, hanno smanettato per fino sul nostro sito. Per noi una media mensile  (2021) di contatti di 30 mila utenti non dispiace, tenuto conto del «taglio» del nostro lavoro, che è prevalentemente storico e va a sbattere contro una realtà che brucia tutto in pochi istanti. Storia? Per carità! Oramai, a malapena, ci si ricorda di quello che è capitato il giorno prima. Noi la pensiamo in modo diverso e abbiamo creato (nel 1994) questa piccola congregazione di appassionati che si occupa di quanto accaduto «ieri» nell'atletica italiana, lasciando «l'oggi» ad altri. E Dio ci guardi dall'ipotecare il domani.

Non ci stancheremo mai di ripetere le nostre due scelte: uno, ricerca sul passato, due, atletica italiana, con qualche raro sconfinamento fuori dal nostro giardinetto, in ragione delle relazioni con amici di altri Paesi che fanno il nostro stesso lavoro. Lo abbiamo già detto, ma a costo di essere noiosi lo ripetiamo: questo è quello che abbiamo deciso di fare ventotto anni fa, e questo continuiamo fare. Se vi va bene, siete i benvenuti, se non vi va bene liberi di non leggerci.

E visto che ci siamo, un chiarimento. Ci siamo resi conto che parecchi che entrano nel gruppo Facebook credono di essere soci dell'A.S.A.I. No, amici, no: soci della nostra organizzazione sono coloro che pagano la quota (modestissima) annuale, partecipanao alla Assemblea, magari anche ai nostri progetti, ecc. Inoltre preghiamo coloro che usano e abusano di 'sto Facebook di non farci perder tempo inviandoci inviti a happy hours, oppure autopromuovendo le loro iniziative e le loro onorificenze, per non parlare delle foto, belle per carità, ma non sappiamo che farcene di panorami, fiorellini, cuoricini, e via cantando. Mandateci invece la foto del nonno o della nonna che nel 1934 correvano o tiravano un peso, magari con qualche nota. Questo è quel che ci serve. Rovistate nei vostri solai, granai, cassettoni, a volte si fanno scoperte perfino divertenti. Auguroni a tutti!

Last Updated on Tuesday, 04 January 2022 18:25
 
L'effige del grande Adolfo Consolini sia per tutti noi ispirazione per l'anno 2022 PDF Print E-mail
Friday, 31 December 2021 00:00

alt

Potevamo scegliere uno dei milioni di biglietti d'auguri disponibili - gratis - in Internet, biglietti di tutte le fogge, idiomi, babbi e nonni Natale, alberelli ricoperti di palle rosse e gialle, e sul novanta per cento leggi «Merry Christmas» o «Happy New Year» come se facesse schifo scrivere un genuino Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Niente banali cartoline d'augurio. Abbiamo optato per una fotografia scattata da una nostra socia al cimitero di Costermano qualche giorno fa. Il busto di Adolfo Consolini ritornato nella terra che gli aveva dato i natali e dove lavorarva duramente la terra insieme ai suoi familiari. Il busto fu opera dello scultore Dino Morsani, di Rieti. Con lo scultoreo bronzo di questo grande campione  desideriamo inviare i nostri più cordiali auguri a tutti i nostri soci per l'imminente nuovo anno 2022, che ci farà girare le pagine del calendario. E esprimiamo l'augurio che il mite, gentile, contadino di Costermano divenuto campione olimpico, massimo traguuardo dello sport, sia di ispirazione per tutti coloro che fanno parte del nostro mondo. Noi ci siamo ritagliati il nostro angolino, senza la presunzione di insegnare niente a nessuno, ma di apportare qualche modesto contributo a ciò che è stata l'atletica leggera nel nostro Paese. Niente di più, continueremo su questa strada, aperti a tutti coloro che vorranno aiutarci in questa direzione. L'anno che conclude la conta dei suoi giorni ci ha apportato, attraverso la eco moltiplicatrice della tecnologia, la simpatia di nuovi amici. Senza trascurare nessuno, lasciateci ringraziare Giuliano Gelmi, Ennio Colò, Furio Fusi (del quale abbiamo in serbo un piacevolissimo articolo di ricordi), Giorgio Lo Giudice. Vorremmo che altri si aggiungessero. E grazie ai soci che mantengono vive le nostre pagine con le loro ricerche, le loro liste, gli aggiornamenti..

A tutti, davvero a tutti, l'augurio che il 2022 sia un anno di serenità.

Last Updated on Friday, 31 December 2021 09:59
 
Licinio Bugna, il velocista di Storo che piaceva anche alle stelle del cinema (2) PDF Print E-mail
Tuesday, 28 December 2021 11:44

Seconda parte della bella storia scritta da Ennio Colò per ricordare la figura del velocista (100 e 200 metri) di Storo Licinio Bugna, primo atleta trentino ad essere convocato per una edizione dei Giochi Olimpici, a Berlino nel 1936. In questa parte Colò si sofferma sulla vita del dottor Bugna, una volta accantonata l'attività atletica (ultime gare nel 1937, che abbiamo citato nella prima parte di questa storia). È una bella storia, fatta non solo di sprint, di gare, di tempi, ma è il racconto della vita di un uomo che, partito dalle montagne trentine, ottenne notorietà nello sport e successo nella vita. professionale e personale. Questo è il «taglio» che ci piacerebbe dare sempre alle nostre ricerche: c'è una vita dopo l'attività atletica, e di questa parte spesso conosciamo poco o nulla. Per questo, nel caso di Licinio Bugna, siamo veramente grati all'amico Ennio Colò che ci ha raccontato il personaggio.

alt alt

Licinio Bugna indossa in questa foto la maglia della gloriosa Pro Patria Milano per la quale gareggiò alcune stagioni. A fianco la locandina del film «I bambini ci guardano», diretto da Vittorio De Sica, protagonista l'attrice Isa Pola, che Licino sposò nel 1949

 Gli orrori della guerra

Arrivò poi la guerra e il dottor Bugna fu aggregato al reggimento Nizza Cavalleria e poi ai Bersaglieri della Centauro come sottotenente medico. Un episodio lo segnò profondamente: nel 1943 (esattamente il 21 dicembre) gli fu ordinato come ufficiale medico di assistere e certificare la morte, per fucilazione nel cimitero di Erba, del giovane partigiano Giancarlo Puecher condannato a morte da gerarchi fascisti lombardi (si veda la Nota 1 alla fine dell'articolo di Colò).

Con la fine della guerra Licinio intraprese pienamente la professione medica come assistente della Clinica Ostetrica dell’Università di Milano e come ginecologo delle Terme di Salsomaggiore.

Gli anni della maturità

In quegli anni postbellici ebbe occasione di frequentare ambienti elitari, tanto che il 13 novembre del 1949 portò all’altare nella chiesa di S.Agnese, in piazza Navona a Roma,  la famosa attrice Isa Pola, figlia di un importante colonnello (si veda la Nota 2).  Delle nozze si occupò la cronaca mondana della “dolce vita” con articoli che campeggiavano sulla stampa nazionale. Isa Pola, nome d’arte della bolognese Maria Luisa Betti di Montesano (1909-1984), nota per la sua bravura e bellezza ha recitato nel cinema e teatro,  dagli anni ’30 agli anni ’50 accanto ad attori dal calibro di Totò e Gino Cervi e sotto la guida di registi come Vittorio De Sica. Quando nel vecchio Cinema di Strada si proiettarono negli anni a seguire i film intitolati:  I bambini ci guardano, Furia, Lucrezia Borgia, per citarne  alcuni in cui Isa Pola era protagonista,  agli spettatori sembrò un sogno osservarla sullo schermo e pensare che  fosse stata consorte, almeno per qualche anno,  del loro paesano Licinio. Infatti la bella storia finì presto, troppo distanti nel lavoro, negli interessi e nel carattere e con gli scarsi mezzi di comunicazione di allora, lei impegnata a Cinecittà o a Londra a girare film e lui in quel di Milano dedicato alla professione medica. Licinio pensò così di ritornare in regione, trovarsi casa e  lavoro a Trento come medico presso la Cassa Mutua, e nel 1972, dopo l’approvazione della legge sul divorzio (1970, legge confermata dal successivo Referendum abrogativo del 1974) ottenne la separazione e sposò felicemente la signora Bianca Camin, che tuttora abita a Trento in buona salute.

Nel 1983 partecipò a Lodrone, invitato dalla Società Atletica Valchiese, alla premiazione  del Cross delle Regioni, gara nazionale di corsa campestre  e nel 1984 in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della Settaurense fu uno degli ospiti d’onore nel corso dei festeggiamenti  presso il campo sportivo Grilli.

Nel corso della sua terza età Licinio poi si dedicò anche ai genitori che trasferì a Trento per averli più vicini negli ultimi anni della loro vita,  senza disdegnare ancora qualche partita di tennis, giusto per tenere in allenamento quelle qualità motorie non comuni  che lo hanno incoronato tra i migliori velocisti italiani tra gli anni ’30 e ’40. Ci ha lasciati nel 2000 a poche settimane dall’inizio del Ventunesimo secolo.

La parentela di oggi

Siccome  Licinio era figlio unico e non ebbe eredi, la parentela di questa casata dei Bugna fa riferimento ai fratelli e sorelle di papà Costante. Sono i nonni e le nonne dei nipoti  che oggi vivono e lavorano nei nostri paesi. La sorella Erminia Bugna si sposò nel 1899 con  Giovanni  Salvagni,  nonni di Bruno, Fiorenzo e Rosanna. Paola Elisabetta Bugna sposò Mariano Mosca Capelà  le cui figlie Teresa Tullia e Ancilla Sindolfa sposarono rispettivamente Simone Bugna Mozina e Bonisolli Luigi di Prè di Ledro. Entrambe le coppie divennero genitori di numerosi figli. A Bersone conosciamo Alessandro, Mario, Franco, Claudio, Cornelio e Costante mentre a Prè di Ledro nacquero Elisabetta, Clelia, Piera, Graziella, Marco, Mariano e Carlo.  L’altra   sorella di  Costante,  Lucia Giuseppina sposò Cirillo Bugna Tonaldo e dai due figli Carlo e Francesco, sposi rispettivamente di Vigilia Mosca di Prezzo e di Zita Bugna,  nacquero a  Prezzo, dove  oggi abitano,  i figli  Luciano e Rosanna e a Bersone Luciana e Bortolina.

*****

Nota 1 - Gli atti dell'unica seduta del processo (in un fascicolo scritto a mano), seduta che si tenne negli uffici della Questura di Como, atti che portarono al tragico epilogo della fucilazione del ventenne milanese Giancarlo Puecher sono dettagliati nel documento originale che si trova nell'Archivio di Stato di Milano, e possono essere consultati a questo indirizzo https://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it/getFile.php?id=635. Sulla figura del giovane Puecher (Medaglia d'oro al valor militare) esiste anche un libro pubblicato nel 1965 da Arnoldo Mondadori, autore Gianfranco Bianchi: Giancarlo Puecher. A vent'anni per la libertà. Virginio Rognoni - che è stato ministro dell'Interno, di Grazia e Giustizia, della Difesa, e componente del Consiglio Superiore della Magistratura - scrisse alcune significative pagine su Puecher, qui Giancarlo Puecher rivive nella storia. Il padre di Giancarlo. il notaio Giorgio, venne deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì di stenti nell'aprile del 1945.

Nota 2 - Maria Luisa Betti di Montesano, in arte Isa Pola, nacque a Bologna nel 1909. Fin da giovanissima fu etichettata come «bella, fotogenica, formosa dal fascino intrigante e quasi perverso». Esordì con alcune particine con il film muto, ma fu anche la prima attrice italiana dell'era del sonoro: 1930, prima pellicola «La canzone dell'amore». La sua carriera passò di successo in successo, divenne davvero una «diva» di grandissima notorietà. Lungo l'elenco dei film che la ebbero come protagonista in ruoli diversi, nei quali non solo metteva in mostra la sua bellezza ma anche la sua versatilità interpretativa. Fu al fianco dei grandi attori italiani del tempo: Elio Steiner, Fosco Giachetti, Gino Cervi, Rossano Brazzi. Fu diretta da registi come Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti, Mario Camerini. La sua vita sia personale che artistica incrociò un paio di volte l'atletica leggera. Come detto, fu moglie di Licinio Bugna, mentre nel 1947 fu diretta sul set da Goffredo Alessandrini nell'opera «Furia», con Rossano Brazzi e Gino Cervi. Alessandrini (che fu per molti anni marito di Anna Magnani) era stato un buon atleta in gioventù: con i colori dell'IC Bentegodi di Verona vinse il titolo italiano dei 110 metri ostacoli nel 1925 e, quello stesso anno, indossò la maglia azzurra nel primo incontro della Nazionale italiana di atletica: Cecoslovacchia - Italia, a Praga, il 30 maggio. Fu terzo sui 110 ostacoli e ancora terzo nel salto in alto (1.72). Ebbe una carriera breve in atletica attratto dalla nascente cinematografia: già nel 1929 era aiuto regista di Alessandro Blasetti. Lunga invece, lunghissima, la carriera artistica di Isa Pola: dopo gli anni dei trionfi cinematografici, si dedicò con successo al teatro, interpretando testi di autori immortali, da Goldoni a D'Annunzio, da Pirandello a George Bernard Shaw. In televisione la sua ultima apparizione nel 1970, in una commedia di Domenico Campana. Isa Pola si spense a Milano nel 1984.

Last Updated on Wednesday, 29 December 2021 15:46
 
<< Start < Prev 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 Next > End >>

Page 41 of 258