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"Questo è il mio segreto": così, nel 1957, Rafer Johnson fece conoscere il decathlon agli italiani PDF Print E-mail
Saturday, 01 February 2014 09:45

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Rafer Johnson durante un leggero allenamento allo Stadio dei Marmi, a Roma

 

Ritorno al passato. No, tranquilli, non vi invitiamo ad andare a cena al ristorante romano omonimo che sta difronte al Pantheon! Vi chiediamo solamente di leggere questa bella storia (perchè ne scrive forse di brutte?) narrata da Marco Martini su uno dei grandissimi campioni del decathlon: lo statunitense Rafer Johnson. Non molti sanno che Johnson venne in Italia tre anni prima di vincere la medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Roma. Adesso Martini, con gli strumenti che predilige (pala, piccone e microscopio) scava e focalizza quella tournée di cui si avvantaggiarono soprattutto gli atleti e i tecnici italiani che furono a contatto con lo statuario atleta americano in quei giorni. Cogliamo l'occasione per ricordare che sempre su Johnson e i Giochi Olimpici 1960 potete leggere, se lo avete perduto all'epoca, o rileggere, per rinfrescare la memoria, un bel saggio storico-statistico di Gabriele Manfredini: "Giochi Olimpici 60, niente vacanze romane per i grandi del decathlon impegnati all'Olimpico".

Il testo di Martini che oggi pubblichiamo in italiano avrà anche una versione inglese nei prossimi giorni. We will post an English version of this story in a couple of days.

Da ragazzino, insieme a fratelli e sorelle, si divertiva spesso a lasciarsi portare sui binari o all’interno dei contenitori che viaggiavano su quei binari, di una trasportatrice a motore di una fabbrica di conserve alimentari della sua cittadina, Kingsburg. Un giorno però, quando aveva dieci anni di età, aspettò un po’ troppo a saltar fuori, e il suo piede sinistro si incastrò tra la cinghia e i nastri trasportatori. Ne risultò un distacco praticamente completo del collo del piede, che i chirurghi ricucirono con perizia, dalle cui conseguenze, dopo un lungo periodo di recupero funzionale, non riuscì però mai a uscire completamente, di tanto in tanto afflitto da dolori sia durante la carriera agonistica sia negli anni successivi. Quel doloroso infortunio comunque non impedì a quel ragazzo così appassionato di sport di diventare uno dei migliori decatleti di tutti i tempi. Il suo nome è Rafer Johnson, e tre anni prima di vincere la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Roma nel  1960, soggiornò per un paio di settimane in Italia.

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Last Updated on Saturday, 01 February 2014 16:22
 
Sfogliate il catalogo di second hand books di Len Lewis: per un mese 10% di sconto ai soci ASAI PDF Print E-mail
Thursday, 23 January 2014 11:37

Abbiamo ricevuto il nuovo catalogo di libri "di seconda mano" dal nostro amico britannico Len Lewis. Il ricco catalogo comprende lavori di compilazione statistica (segnaliamo un bell' ATFS Annual dell'anno 1979, ormai sempre più difficili da reperire le annate pre-Anni 80), vasto repertorio di biografie di atleti, pubblicazioni sui Giochi Olimpici e altri campionati importanti, specialmente i Commonwealth Games, riviste, medaglie, DVD, libri di tecnica e allenamento, programmi di campionati e meeting. L'amico gallese, in riconoscenza della promozione del suo catalogo sul nostro sito, accorda uno sconto speciale (10%) e limitato nel tempo su tutti gli acquisti che il nostri utenti faranno da oggi (23 gennaio)  alla fine di febbraio. Nella prima pagina troverete tutte le informazioni sull'acquisto e i suoi contatti. Se scrivete a Len fate riferimento al sito dell'A.S.A.I. per usufruire dello sconto.

Chi abbia interesse può aprire questo documento allegato. / You can find here a new edition of the second hand athletic books catalogue of Len Lewis.

Last Updated on Thursday, 23 January 2014 12:59
 
La nostra foto storica da indovinare: riconoscete questo atleta accoccolato in attesa della corsa? PDF Print E-mail
Saturday, 18 January 2014 09:01

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Primo "concorso" - si fa per dire - del 2014. Più che concorso sarebbe meglio definirlo "test di conoscenza" della storia dell'atletica italiana. Stavolta vi proponiamo una foto che difficilmente avrete visto pubblicata, saremmo tentati di dire: lo escludiamo, vista la fonte da cui abbiamo "pescato" l'immagine. L'atleta è sicuramente famoso, parecchi amici sono in grado di riconoscerlo. I nostri quesiti sono i seguenti:

- chi è l'atleta?

- in quale competizione è stata scattata?

- in quale anno?

Moduleremo così i nostri piccoli premi: un libro A.S.A.I. a chi indovina l'atleta; due per due risposte esatte; cinque per tutte e tre le risposte  corrette. Scadenza come sempre alle ore 24 dell'ultimo giorno del mese, in questo caso venerdì 31 gennaio.

Una nota che avremmo voluto non fare. Abbiamo notato che qualcuno riproduce le foto pubblicate sul sito A.S.A.I. con la massima disinvoltura, senza chiedere nessun permesso né tantomeno indicare la fonte. Eh no, cari signori, non si fa così, no. È vero che oggi correttezza e rispetto del lavoro degli altri sono optionals, ma a noi non va bene. Fate il santo piacere di chiedere l'autorizzazione.

Last Updated on Saturday, 18 January 2014 14:38
 
I 100 metri più lunghi nella storia della compilazione atletica: 304 pagine nel Boletín della AEEA PDF Print E-mail
Tuesday, 14 January 2014 11:52

 

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Un "ladrillo" (mattone, in spagnolo) di ben 388 pagine questo ultimo Boletín numero 92 sfornato dai nostri amici della Asociacíon Española de Estadisticos de Atletismo, il secondo dell'anno 2013. Corposo, come si diceva, quanto a numero di pagine e monopolizzato da argomenti internazionali. Infatti ben 304 pagine sono riservate ad una compilazione del nostro amico Pino Mappa. Tema: i 100 metri uomini, con liste mastodontiche, ricostruzione di carriere, TOP 10 per atleta, indice dei nomi e altro ancora. Il tutto da imparare rigorosamente a memoria! E a chi poteva essere dedicata la copertina se non a LUI? A Usain Bolt "il cannibale", of course.

Di dimensioni più "umane" la prima parte della storia dell'atletica in Ungheria, mini-storia visto che occupa 4-5 paginette di scritto e poi lascia spazio ai numeri, ai primati nazionali e alle liste ungheresi alla fine del 1914, dove appunto si conclude questa prima parte (1875-1914). Estensore di questo lavoro il decano degli studiosi di storia atletica magiara, Gabór Szabó.

L'ultima tappa la facciamo alle Canarie, terra d'indagine di Crisanto Martín, che si cimenta nella prima parte (1963 - 1988) di un ricostruzione storica e statistica dell'atletica femminile di quelle belle isole. Perché 1963? La spiegazione la fornisce l'autore ed é la piú semplice: il 27 e 28 luglio di quell'anno si disputó a Las Palmas il primo Campeonato de Canarias Femenino! E  perché 1988? Da incidere a lettere dorate nella storia sportiva isolana: la prima atleta canaria partecipa ai Giochi Olimpici, quelli di Seul. Non solamente partecipa, ma lascia un segno indelebile, in questo caso non c'é termine piú azzeccato. Cristina Pérez Díaz, sui 400 metri ad ostacoli, arriva in semifinale, corre la seconda, chiude al quinto posto con 55.23, record di Spagna, secondo tempo delle escluse dalla finale. E che record, signori miei! Tanto che é ancora lí nell'Albo dei record nazionali. Era il 26 settembre 1988, data da ricordare quest'anno, Crisanto, 25 anni da celebrare con un fieston. Así como esperamos la segunda parte de tu história canaria,enhorabuena!

Chi avesse interesse ad imparare a memoria le liste di Pino Mappa, a fare un salto a ritroso nell'Impero Austro-Ungarico e a sollazzarsi alle Canarie, puó comperarsi la sua copia del Boletín numero 92 scrivendo a Ignacio Mansilla / This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it .

Last Updated on Wednesday, 15 January 2014 08:42
 
Atletica Virtus Castenedolo, 44 anni all'insegna dell'immaginazione al servizio del nostro sport PDF Print E-mail
Friday, 10 January 2014 13:47

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Giovani, meno giovani, campioni di ieri, di oggi e, forse, di domani. Quarantaquattro, in fila per tre col resto di due, ma non sono i famosi gatti dello "Zecchino d'oro", sono anni, che già a contarli ti fa capire - almeno ad alcuno di noi - che è passata una vita. 1969, nasce quella che oggi si chiama Atletica Virtus Castenedolo, passata attraverso qualche altra denominazione, ma il nocciolo duro è questo. Quarantaquattro anni di campo, pista, pedane, di invenzioni per allenarsi per sopperire alla mancanza di strutture, di attrezzi. Il mitico campo "delle Moschine", poco più di un terreno agricolo. Quelli che hanno vissuto l'entusiasmante - e adesso troppo banalmente sbeffeggiato - 1968 ricordano ancora la scritta, in francese, sui muri di Nanterre, Parigi, che diceva "l'immaginazione al potere". Quelli della Virtus Castenedolo la loro immaginazione l'hanno applicata all'atletica, perchè solo così hanno potuto sopravvivere 44 anni.

E da quello che abbiamo visto alla festa di fine stagione, gli anni ci sembrano destinati a raddoppiare. Perchè parliamo della Virtus? Perchè è nostra socia aderente, perchè parecchi di loro sono sempre disponibili ad aiutare l'ASAI. Perchè Erminio Rozzini non forgia solo atleti come allenatore ma anche il ferro che ha dato forma al nostro logo e che fa bella mostra all'entrata della sede di Navazzo. Perchè sono appassionati lettori di statistiche, di libri di atletica, perchè - dote non molto frequente - hanno rispetto della loro storia sociale, custodiscono, proteggono, scovano reperti del tempo che fu.

Il pistino indoor di Castenedolo, trasformato in sala di festa era ben colmo di gente, con tanti bei ragazzi e ragazze che solo a guardarli te li vedi già campioni. Attenti però giovani: il tricolore di campioni italiani per adesso è sulle magliette dei Masters, campioni di società in pista coperta e secondi all'aria libera. Serve impegnarsi!

Di tutto quello che ha fatto l'Atletica Virtus Castenedolo nel 2013 trovate dettagliatissima relazione nel documento PDF che alleghiamo. Noi ci limitiamo a due noticine. Il campioncino del momento: Dominique Rovetta, portatore di una bellissima storia umana, di quelle che ti fa far pace con questo mondo di egoismi ed egoisti che ormai ci assedia giornalmente. Triplista - poteva essere qualcosa d'altro a Castenedolo? -, secondo negli Under 23 indoor, terzo negli Under 23 outdoor e quarto agli Assoluti-Assoluti. L'hanno premiato tre triplisti bresciani di quelli che speriamo ispirino il bravo Dominique: Dario Badinelli - cresciuto "alle Moschine" - 17.12 di primato, pane-acqua e ancora tanto pane e tanta acqua, dieci maglie tricolori consecutive (1983-1992), sette indoor e due giovanili: record di 19 titoli italiani, hai detto niente! L'ing. Crescenzio Marchetti (16.02 nel 1977) e Giorgio Federici (16.07 nel 1992). La foto in apertura vede Dominique contornato, da sinistra, dal sindaco di Castenedolo, Gianbattista Groli, dall'assessore Giacomo Gigliotti, da Crescenzio Marchetti, Dario Badinelli e Giorgio Federici.

E che dire dell'avv.Mariuccia Fausta Quilleri, campionessa italiana Masters indoor nella staffetta 4x200m, quarta ai Mondiali della categoria MF60 nei 100 e 200 metri, e nelle stesse discipline vincitrice dei World Masters Games? Che forse lo sport e l'atletica li ha respirati in famiglia, quella della sua mamma in particolare. La signora Mariuccia è figlia di Sam Quilleri, deputato liberale per parecchie legislature a Brescia, e di Agape Nulli, sorella di Rosetta Nulli Bonomelli, moglie del nostro Bruno ispiratore. Terza zia la signora Mariuccia. Sul Lago d'Iseo le sorelle Nulli erano sportive multiformi, fra nuoto, tiro a segno, e altro ancora. Erano gli Anni '30, prima delle tragedie della follia nazifascista. Il mondo è davvero un fazzoletto.

E gli altri, tutti gli altri atleti, non sono da meno, né men meritevoli. Leggetelo nel PDF.

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Last Updated on Monday, 13 January 2014 15:07
 
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