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Parry O'Brien, l'uomo dalle dita enormi PDF Stampa E-mail
Venerdì 13 Gennaio 2012 12:11

Parry O’Brien, l’atleta che rivoluzionò lo stile del getto del peso, fino allora basato sulla semplice traslocazione, vinto a soli 19 anni di età il primo titolo statunitense assoluto, venne in tournée nel nostro Paese all’inizio dell’estate 1951. Arrivò in treno da Zurigo (dove avrebbe poi gareggiato il 28 luglio e vinto con un lancio di 16.46), parte di un intero contingente americano in tournée in Europa, e gareggiò il 30 giugno a Milano e il 1° luglio a Bologna. La tecnica di lancio da lui escogitata, fin troppo nota per essere qui ricordata, fu adottata a livello planetario nel giro di qualche anno (in Italia nel 1956), dominò fino agli anni Settanta, e ancora oggi è largamente adoperata e convive con lo stile rotatorio. O’Brien la adottò definitivamente, dopo averci lavorato sopra nel biennio 1950-51, nel 1952; quando venne in Italia usava dunque ancora il metodo tradizionale. Dalla carta stampata dell’epoca cercheremo ora di capire se gli italiani riuscirono a notare quegli elementi potenziali che avrebbero poi permesso a O’Brien di modificare il corso della storia della specialità. Il primo quotidiano sportivo a presentare agli italiani questo giovane campione fu Tuttosport, il 28 giugno, ma non anticipò nulla della sua nuova tecnica, che come detto era ancora in fase sperimentale, fornendo solo informazioni di carattere biografico.

L’unico che lo osservò attentamente in allenamento, al campo Giuriati di Milano, fu il corrispondente de Il Corriere dello Sport, l’anziano Luigi Ferrario, che ne trattò nei seguenti termini: «O’Brien è atleta che ha attirato la nostra attenzione in maniera speciale. Egli ha spalle potentissime e due mani con dita gigantesche. Il dito mignolo ha le stesse dimensioni di un indice di un uomo normale; ecco perché la palla appoggia sulle sue dita e viene anche lanciata con la (sola) punta. Pur calzando scarpe da riposo, (al Giuriati) è riuscito a scagliare il peso a 15 metri» (Il Corriere dello Sport  30-6-51). È evidente già da queste righe che di lui si conosceva un dettaglio tecnico preciso: l’accentuato uso delle dita rispetto all’allora più usato palmo delle mani. Ciò che si scrisse nei giorni successivi sul quotidiano sportivo torinese conferma l’attenzione degli appassionati verso questa caratteristica: «Di Parry O’Brien ci ha colpito la perfetta tensione e la preparazione ante-gara. A vederlo non gli si darebbero certo i 17 metri che ha raggiunto in America. Di statura media, il volto ancora da adolescente, O’Brien lancia tenendo il peso appoggiato tra spalla e collo, imprimendo all’attrezzo una frustata finale con le ultime due falangi delle dita. Cosa che per noi è assolutamente da sconsigliare» (Renato Morino, Tuttosport  2-7-51). Dovevano saperlo in anticipo anche i nostri lanciatori, perché il giorno dopo lo stesso quotidiano così si esprimeva: «Da meditare è pure l’episodio raccontato da Angiolone Profeti durante il pranzo di sabato. Diceva dunque Profeti che, lanciando O’Brien il peso con le sole dita, invece che con il palmo come si usa da noi, Dalla Fontana (primato personale di 13.85) volle imitarlo. La conseguenza fu che a Dalla Fontana quasi si rovesciò la mano, causandogli un diffuso dolore a tutto l’avambraccio» (Renato Morino, Tuttosport  3-7-51).

 

Da Milano ci arrivano le sensazioni prodotte su un altro cronista, che sottolineano la velocità di esecuzione del lanciatore: «O’Brien è un tipo di lanciatore di peso perfetto, agile, scattante nella sua potenza. Lo vedemmo correre lungo il prato, e se non fosse stato per la sua mole lo avremmo preso per un velocista» (Gian Maria Dossena, La Gazzetta dello Sport  1-7-51). «Parry O’Brien è un lanciatore di peso nel vero senso della parola. Un atleta cioè non nutrito a polenta, come da secoli il nostro popolo. Mostrò una tale potenza di esplosione da non far dubitare sulla sua facoltà di giungere entro un paio di anni nettamente oltre i 17 metri e mezzo. Essendo molto giovane non è ancora in possesso di quella continuità di gara che caratterizza Jim Fuchs (nda: n. 1 mondiale dell’epoca). Esaurì la sua carica nervosa nella riunione milanese, e dovette faticare a raggiungere i 16 metri a Bologna. Ma, splendido per coordinazione e schiattante potenza, per qualità fisiche possiamo porlo su un piano di poco inferiore solo a quelli di Rhoden e Attlesey (nda: altri atleti del nuovo continente in tournée in Italia)» (Gian Maria Dossena, La Gazzetta dello Sport  3-7-51).

Identiche sensazioni si leggono sul quotidiano sportivo bolognese: «O’Brien possiede nello scatto il segreto primo dei suoi eccezionali risultati» (Renato Dotti, Stadio  2-7-51). «O’Brien, diciannovenne lanciatore di peso della Southern California University, (ha un) fisico perfetto mantenuto nei limiti della normalità atletica. Osservandolo a riposo sembrerebbe impossibile che un tal fisico potesse sprigionare forza ed energia da 17 metri nel peso. Ma in azione egli rivela una spallata finale che spiega tutto. Domenica O’Brien non ha trovato il lancio felice. La palla viscida gli è più volte sfuggita, ma si è sempre avvertita la spinta tremenda» (Renato Dotti, Stadio  3-7-51).

Una vecchia volpe delle pedane come il commissario tecnico Giorgio Oberweger, commentò il gesto del californiano con una analisi non solo tecnica, ma anche biomeccanica, che catalogò il gesto di Parry come top assoluto per il getto del peso: «Splendida fu la dimostrazione milanese nel peso di O’Brien, un fresco ragazzone dallo stile pulito e secco, ma non un mostro di proporzioni e di potenza. Tutti i canoni della specialità (sono) riassunti in quella preparazione quasi sorniona, in quel finale veemente, rabbioso, compattamente coordinato: la partenza sciolta diveniva, nel saltello, una concentrazione muscolare fulmineamente progressiva culminante nell’esplosione simultanea delle forze di mano-braccio-spalla-anca sul rimbalzo portante di due gambe elastiche e possenti. Stile condizionato da anni e anni di educazione fisica e preatletica e di applicazione all’esercizio. È stata un’altra gradita conferma, questo giovane, candido O’Brien, di ciò che di più bello e aggiornato in atletica l’America ci ha presentato in anni recenti» (Atletica  5-7-51).

Insomma un O’Brien, quello visto in Italia nel 1951, che destò notevole interesse, anche se non aveva ancora completato la messa a punto del suo nuovo stile.

Ultimo aggiornamento Lunedì 21 Marzo 2022 16:33
 
Accordo ASAI - IAAF per l'acquisto di libri e video PDF Stampa E-mail
Lunedì 02 Gennaio 2012 09:20

Si ricorda a tutti i soci dell'A.S.A.I. che è sempre in vigore l'accordo fra la nostra Associazione e la Federazione mondiale di atletica per l'acquisto di libri, video, DVD, prodotti dalla IAAF. L'accordo prevede uno sconto del 25 % sul prezzo stabilito, accordo valevole per quei soci che abbiano versato la quota volontaria per l'anno in cui viene formulata la richiesta di acquisto.

Queste vanno inoltrate indirizzando una e mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , la persona che gestisce il bookstore della IAAF, indicando chiaramente di essere soci della A.S.A.I.. L'impiegato della IAAF verificherà la correttezza della richiesta con un componente del Consiglio Direttivo A.S.A.I. e informerà sulle modalità di acquisto.

Ultimo aggiornamento Lunedì 02 Gennaio 2012 10:19
 
Benvenuti nel 2012! PDF Stampa E-mail
Domenica 01 Gennaio 2012 09:37

 

Buon Anno Nuovo a tutti

 

A Happy New Year to everybody

Ultimo aggiornamento Domenica 01 Gennaio 2012 09:37
 
Auguri ASAI a tutti i nostri soci e ai lettori del nostro sito PDF Stampa E-mail
Venerdì 23 Dicembre 2011 17:38

Con il logo originale dell'A.S.A.I. - disegnato dal nostro indimenticabile amico Martino Gerevini - desideriamo far giungere i migliori auguri per le imminenti Festività a tutti i soci della nostra Associazione e a tutti i lettori del nostro sito 

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Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Season's Greetings

Yoyeuses Fêtes

Felices Fiestas

Frohes Fest

Boas Festas

С праздником

हैप्पी छुट्टियाँ

عطلات سعيدة

節日快樂 

Ultimo aggiornamento Sabato 24 Dicembre 2011 14:15
 
Reale il Parco, sportivo il sudore PDF Stampa E-mail
Lunedì 19 Dicembre 2011 15:35

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In occasione del Campionato italiano di società di corsa campestre, disputato a Monza nel 2008, il Comitato regionale lombardo della Federazione italiana di atletica leggera, in collaborazione con l’A.S.A.I. "Bruno Bonomelli", pubblicò una ricerca dei nostri soci Sergio Giuntini ed Alberto Zanetti Lorenzetti intitolata “Il Parco Reale e Monza – una storia di sport ed atletica”. La pubblicazione è andata presto esaurita. Si è allora deciso di offrire ai nostri lettori la possibilità di consultarla sul sito dell’Archivio Storico dell'atletica italiana.

Per illustrare i contenuti di questa "chicca" storica  niente di meglio della stessa presentazione scritta dagli stessi autori:

Se dovessimo stendere una lista dei luoghi più significativi dello sport italiano, ed in particolare dell’atletica leggera, Monza sarebbe inserita in uno dei primi posti: la strada che la unisce a Milano, grazie all’impresa di Achille Bargossi, è stata la sede di quello che a tutt’oggi è considerato il primo atto della nostra atletica e, qualche anno più tardi, di una delle principali “classiche” del podismo italiano.

Il Parco della Villa Reale, conosciuto in ogni angolo del mondo per quel tempio della velocità che è l’Autodromo, ha ospitato corse campestri a partire da quando, nel corso del primo conflitto mondiale, le alte gerarchie militari compresero – meglio tardi che mai – che l’efficienza dei soldati non era solo una questione di rigida disciplina. Da allora furono numerose le manifestazioni che si disputarono: cross nazionali, Campionati italiani individuali e di società, fino al Cross delle Nazioni del 1974. Senza dimenticare la Maratona d’Inverno, organizzata a partire dall’inizio degli anni Settanta e per molti anni puntuale evento d’inizio d’anno.

Talvolta le vicende dello sport incrociano la storia, quella con la “esse”maiuscola. A Monza è accaduto il 29 luglio 1900, quando Umberto I alla fine del concorso ginnastico organizzato dalla “Forti e Liberi” venne ucciso dalle rivoltellate di Gaetano Bresci.

Sport e tragedia, quindi, in un binomio che a poche centinaia di metri di distanza si sarebbe consumato più volte sul circuito automobilistico. Ma anche sport e trionfo, in una più naturale sintonia con l’essenza dell’agonismo che nel Parco Reale ha negli anni accomunato Carlo Speroni e Tazio Nuvolari, Paola Pigni e Niki Lauda, Francesco Panetta e Michael Schumacher.

 

Architettura, natura, tecnica, agonismo, storia patria e racconti di sport. Tutto questo è l’aspetto di Monza che abbiamo voluto descrivere in queste pagine e che il Parco Reale ci ha dato l’opportunità di “fotografare” nella sua peculiarità unica non solo in Italia, ma in tutto il mondo”.

 

Buona lettura!

Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Dicembre 2011 15:49
 
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