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Nuova edizione 2023 delle liste italiane ogni tempo in pista coperta: uomini PDF Stampa E-mail
Giovedì 25 Maggio 2023 00:00

Completiamo la parte di compilazione delle liste italiane di ogni tempo per le gare in pista coperta al termine della stagione invernale 2022-2023: spazio ai risulati degli uomini con la nuova versione curata, come sempre, dai nostri soci Enzo Rivis e Enzo Sabbadin. Gli inserimenti delle nuove prestazioni conseguite nella stagione invernale appena passata sono evidenziati in giallo per renderne immediata l'individuazione visiva nelle ormai lunghe elencazioni. Le liste - aggiornate al 31 marzo 2023 - sono consultabili nella apposita sezione «Liste italiane di ogni tempo» che figura nell'indice dei contenuti di questo sito. La nuova versione si può consultare alle voce «uomini», con l'indicazione «NEW». Nel caso qualcuno abbia da apportare correzioni, aggiunte, dettagli, lo invitiamo ad inviarli direttamente ai nostri compilatori Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , ,  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Our statisticians Enzo Sabbadin and Enzo Rivis compiled a new updated version of the Italian All - time Indoor Rankings: Men

Les meilleurs athletes italiennes de tous les temps en salle: Hommes

Listas italianas de marcas de todos tiempos en pista cubierta: Hombres

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Maggio 2023 20:19
 
Un ricordo di Alfredo Rizzo: viene da Piacenza, secondo Trofeo Diana, anno 1954 PDF Stampa E-mail
Martedì 23 Maggio 2023 00:00

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Didascalie - In alto: i due ritagli degli articoli pubblicati sulla «Gazzetta dello Sport» a firma Gian Maria Dossena e su «Tuttosport» a firma Renato Morino. In basso: la copertina del programma della manifestazione e la foto di un salto di Edmondo Ballotta

*****

Riceviamo e pubblichiamo:

Ho letto con non poca commozione l’elegante ricordo di Alfredo Rizzo che avete pubblicato sul vostro sito firmato dal signor Gianfranco Carabelli. Questo mi ha spinto a rovistare fra vecchie malandate carte di quasi settant’anni fa ereditate da dirigenti dell’epoca, ripescando gli sbiaditi risultati della seconda riunione nazionale – allora non si chiamava meeting – intitolata Trofeo Diana, dal nome del calzaturificio piacentino che, a partire dal 1953, aveva deciso di aiutare economicamente la società di atletica locale, favorendo in questo modo il rientro nella sua città del campione olimpico Pino Dordoni, il quale per alcuni anni aveva vestito i colori della famosa Virtus Bologna, quella della «V nera». Già nel ’53 la società del comm. Aldo Albonetti mise in pista una gara nazionale allo stadio di Barriera Genova, appunto il Trofeo Diana. Nei risultati della seconda edizione, quella del 1954 – il 19 aprile era il Lunedì dell’Angelo – ho trovato il nome di Alfredo Rizzo fra i vincitori. Così mi prendo la libertà di farvi pervenire, sperando che possa essere utile, qualche appunto su quella manifestazione”.

Ringraziamo il nostro amico di Piacenza, e volentieri pubblichiamo le sue note, corredandole con la riproduzione di materiale giornalistico originale. Dal quale estrapoliamo alcuni brani dei commenti degli inviati. Renato Morino, per «Tuttosport», sul successo di Alfredo Rizzo:” Anche un giovane, il milanese Rizzo, si è imposto negli 800 m. dominando allo sprint Maggioni e Universo dopo una gara piuttosto strana dal lato tattico. Rizzo ha grandi qualità potenziali che il mediocre limite odierno non riesce però a mettere in luce”. Anche Gian Maria Dossena sulla «Gazzetta dello Sport» fa notare lo strano andamento sugli 800 metri:” …Rizzo vincitore malgrado tutte le rotture di ritmo, davanti al tempestivo Maggioni e ad un Universo ricco di mordente”.

Presenziò il commissario tecnico Giorgio Oberweger; giudice arbitro fu Elio Buldrini, che sarà poi consigliere federale e in seguito direttore della Scuola nazionale di atletica leggera a Formia. E adesso il racconto della manifestazione.

*****

2º Trofeo Diana, riunione nazionale, Piacenza, Stadio di Barriera Genova, 19 aprile 1954

La prima gara di corsa, in apertura del programma avviato con il lancio del martello, fu un 1000 metri denominato «Popolarissima», riservato ai giovani studenti piacentini: primo si classificò Sergio Sandali (2’54”4) che superò di poco Enrico Condi (2’55”1); quarto Vito Barbieri, quinto Luigi Capelli; tutti si erano distinti durante la stagione di corsa campestre. Condi, Barbieri e Capelli, con la maglia verde del Calzaturificio Diana, gareggiarono poi per parecchi anni in specialità dai 100 ai 400, sia piani che con ostacoli; Condi un paio di anni dopo indossò la maglia azzurra della Nazionale juniores. Si persero presto invece le tracce di Sergio Sandali, che aveva aveva vinto il campionato studentesco di cross con i colori dell’Istituto Tecnico Romagnosi, quello che sfornava geometri e ragionieri, come Enrico Condi e Vito Barbieri, il quale aprì il suo studio di geometra, fino alla prematura e tragica morte nel gennaio del 1967. Sandali e Barbieri saranno protagonisti qualche giorno dopo (5 maggio) ai campionati in pista per gli studenti sui 1000 metri: primo Sandali 2’52”9, secondo Barbieri 2’54”3; nello stesso campionato Condi iniziò la sua carriera di ostacolista: vinse sugli 80 metri con barriere in 10”8.

Martello: Silvano Giovannetti, di Carpi, con un lancio di 53,10, che resterà il suo migliore dell’anno, lasciò dietro di 15 centimetri l’«Adone di Bondeno», Teseo Taddia (52,95); terzo il «giramondo» Danilo Cereali (51,70). Giovannetti farà poi parte per qualche stagione della società atletica piacentina. È deceduto nel novembre 2016.

110 ostacoli: si aggiudicò la prima batteria (15”7) il varesino Valerio Colatore, che era anche un buon velocista e lunghista; Armando Filiput fu terzo (16”3); nella seconda, primo Albano Albanese (15”5), quarto (16”5) il pupillo di Sandro Calvesi, Giampiero Massardi (Atletica Brescia), ventenne, che nei due anni successivi indosserà la maglia di campione d’Italia.

100, batterie: se ne corsero ben otto. Prima: vinse Sergio D’Asnasch (11 netti), il primo atleta della Riccardi Milano che aveva vestito la maglia azzurra; nella seconda, il fiorentino Lucio Sangermano (futuro avvocato) fece meglio (10”9), quarto Gian Carlo Sichirollo (11”6) che, insegnante di educazione fisica, si dedicherà anni dopo ad allenare i velocisti all’Assindustria Atletica Brescia; terza: Giovanni Ghiselli (11”0), secondo il vigevanese Armando Pollini (11”1), che diventerà uno dei più geniali e ammirati imprenditori del settore calzaturiero con le sue creazioni Maurizio Pollini Design che furono ai piedi di attrici e attori fra i più famosi; il giovanotto, che allora era diciannovenne (classe 1935, deceduto per infarto nel giugno 2021), pochi giorni dopo fece meglio: 10”9; terzo Colatore che aveva prima corso anche i 110. Quinta batteria: Luigi Gnocchi 10”9; sesta: l’esuberante Luigi Jacob, di Rovereto, in 10”8 su Andrea De Facqz (11”0); settima: Achille Giannoni 11”1; ottava: Carlo Serio 11”1. Quasi tutto il meglio della velocità nazionale in quel momento.

400, batterie: nella quinta tornò in pista Armando Filiput, 51”9.

800, batterie: ed eccoci ad Alfredo Rizzo, che vinse la prima in 1’58”9, davanti a Vittorio Maggioni (1’59”9) il quale si era aggiudicato i titoli nazionali sia sugli 800 sia sui 1500 l’anno prima. Terzo Enrico Dall’Anese (nato in Francia, a Metz, nel 1929), quell’anno accasato alla Unione Giovane Biella. Al sesto posto Giuliano Gelmi – del quale si è scritto altre volte su questo sito – con la casacca del CUS Pavia (2’01”9). Nell’altra, più lenta, nell’ordine Gianfranco Bernini, Giuseppe Universo e il bresciano Aldo Bonfadini, che in anni recenti aveva ricoperto la carica di presidente dell’Atletica Brescia 1950; è deceduto nel marzo del 2021.

100, semifinali: furono tre, la più interessante la prima: D’Asnasch (10”9) davanti a Jacob (11”0). Le altre a Ghiselli (11”0) e Sangermano (11”2).

5000: arrivo ravvicinato: la spuntò (15’48”) Giobatta Martini, romagnolo di Bagnacavallo, che poi si trasferirà a Piacenza e vi rimarrà tutta la vita; dietro (15’49”) Walter Mazzon, biellese, buon crossista, e il bresciano allievo di Bruno Bonomelli, Riccardo Azzani (15’50”1). A seguire due veterani il bergamasco Luigi Pelliccioli e il cremonese, intramontabile, Giuseppe Italia, che quell’anno prestava i suoi garretti, stagionati ma robusti, alla società atletica piacentina. Sesto, dopo rettifica del primo ordine d’arrivo, il pratese Edoardo Righi, che nel 1952 aveva vinto il titolo nazionale di corsa campestre.

asta: senza storia: «Mondo» Ballotta a 4 metri, il secondo, il modenese Carlo Rinaldi trenta centimetri sotto. Stesso ordine dell’anno precedente e sempre 4 metri per il robusto giovanotto di Caorso. Scrisse Renato Morino:” Continuò la serie Ballotta, sicuro ai 3,60, 3,80 e 4 metri superati tutti alla prima prova. Poi Ballotta tentò il record italiano a 4,22 e per tre volte abbatté il regolo. Va detto, però, che la conclusione della gara si è avuta proprio nel periodo di maggior freddo. Comunque Ballotta ha dimostrato di poter arrivare al record in breve tempo”. Dossena sulla «rosea» scrisse che Ballotta “fallì di pochissimo”.

giavellotto: misure modeste, ebbe la meglio (53,64) Giuseppe Moretti, ventitreenne di Carrara, che a fine stagione avvicinerà i 60 metri. Ma è il nome del secondo che richiama l’attenzione: il mancino Giovanni Lievore, originario di Carrè, provincia di Vicenza, che negli anni a venire salirà a misure internazionali, imitato poi dal più giovane fratello Carlo che arriverà, nel 1961, a stabilire il primato del mondo (86,74). Sulla pedana piacentina superò per tre centimetri (52,05 e 52,02) il bresciano Arturo Benevenia. Quinto un intramontabile della specialità: Bruno Rossi, originario della provincia di Mantova, classe 1920, gran fisico (1,87 per 92 kg), prima volta oltre i 60 metri nel 1938, più volte campione d’Italia e per una quindicina d’anni almeno sempre protagonista del campionato al tempo di Bruno Testa, Raffaele Drei, Amos Matteucci. Rossi era stato il vincitore della prima edizione «calzaturiera» l’anno prima.

400, semifinali: nella seconda il milanese Luigi Grossi (51”1) ebbe la meglio su Filiput (51”4).

800, finale: successo di Rizzo (1’58”4) su Maggioni (1’59”0) e Universo (1’59”1), poi Dall’Anese e Bernini con lo stesso 1’59”3, settimo il bresciano Bonfadini (2’02”1).

alto: due giovanissimi liguri al vertice: Gianmario Roveraro, classe 1936, di Albenga, e Brunello Martini, del 1935, di Imperia. Roveraro l’anno prima aveva saltato 1,70 in una gara studentesca. Secondo quanto scrisse Renato Morino questa a Piacenza doveva essere il debutto della sua carriera. Il ragazzo superò 1,84, Martini 1,80. Roveraro finirà la stagione con 1,90, misura che gli concesse anche il titolo nazionale. Due anni più tardi sarà il primo italiano a superare i due metri. Tragica la sua vicenda umana: membro dell’Opus Dei, arrivato ai vertici del mondo finanziario cattolico, fu barbaramente massacrato, fatto a pezzi con un machete, per la vendetta di un socio in affari alquanto opachi; i poveri resti furono ritrovati sotto un cavalcavia in provincia di Parma, era il 2006.

100, finale: resterà forse la miglior gara disputata nell’anno: Sangermano 10”6, Ghiselli 10”7, Jacob 10”7, D’Asnasch 10”8, Gianoni 10”9, tutti nei primi undici della graduatoria di fine anno. Avete fatto caso? Tre volate in un pomeriggio, per di più freddino: batterie, semifinali, finale. Alla faccia delle strombazzate programmazioni dei mega allenatori dei nostri giorni, che centellinano le uscite dei loro coccolati e ben stipendiati assistiti.

disco: sulla riva destra del Po, «Dolfo» Consolini bissò il successo dell’anno precedente: 52,95 stavolta, prima gara delle 28 complessive che contò a fine anno. In pedana anche qualche martellista (Cereali, Tavernari, Spaggiari). Al quinto posto un giovanotto ventunenne nato a Oderzo e approdato a Biella, Carmelo Rado, che ottenne 40,03, che resterà il suo miglior lancio dell’anno; il prossimo agosto Rado festeggerà i 90 anni essendo nato nel 1933.

400, finale: gomito a gomito Luigi Grossi e Armando Filiput: 50”8 e 50”9, tempi da inizio stagione. Nota: batterie, semifinali e finale nello stesso pomeriggio…

staffetta 4x100: vinse l'Atletica Riccardi (43”4) con Italo Masera – Sergio D’Asnasch – Enzo Annoni –  Adolfo Gandini.

marcia metri 5000: passerella dell’idolo cittadino: il campione olimpico Pino Dordoni. Si lasciò dietro di circa un minuto il trentino Bruno Fait, uno tosto sulle brevi distanze, che quell’anno vestiva i colori del club Lane Rossi Schio. 22’17”0 per Dordoni, 23’10”3 per Fait. 

110 ostacoli, finale: ordinaria amministrazione per l’istriano, di Parenzo, Albano Albanese, campione italiano dal 1948 al 1952, anche nella edizione del 1945, che era un Campionato Alta Italia, essendo il Paese ancora spaccato in due. Lasciò (15”6, aveva fatto meglio in batteria) a cinque decimi Colatore e Fantuzzi, quest’ultimo decisamente più bravo sui 400 con barriere. Filiput sesto, per onor di firma.

Ultimo aggiornamento Venerdì 26 Maggio 2023 12:31
 
Nuova edizione 2023 delle liste italiane ogni tempo in pista coperta: oggi le donne PDF Stampa E-mail
Sabato 20 Maggio 2023 21:26

Lasciamo la precedenza alle donne, da navigati gentiluomini di un tempo andato. Presentiamo la nuova versione delle liste italiane femminili di ogni tempo per le gare in pista coperta al termine della stagione invernale 2022-2023, compilazione curata, come sempre, dai nostri soci Enzo Rivis e Enzo Sabbadin. Gli inserimenti delle nuove prestazioni conseguite nella stagione invernale appena passata sono evidenziati in giallo per renderne immediata l'individuazione visiva. Le liste - aggiornate al 31 marzo 2023 - sono consultabili nella apposita sezione «Liste italiane di ogni tempo» che figura nell'indice dei contenuti di questo sito. La nuova versione si può consultare alle voce «donne», con l'indicazione «NEW». Nel caso qualcuno abbia da apportare correzioni, aggiunte, dettagli, lo invitiamo ad inviarli direttamente ai nostri compilatori Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , ,  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

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Les meilleurs athletes italiennes de tous les temps en salle: Femmes

Listas italianas de marcas de todos tiempos en pista cubierta: Mujeres

Ultimo aggiornamento Lunedì 22 Maggio 2023 13:29
 
Trekkenfild numero 118: un compromesso fra l'antiquariato e il modernariato PDF Stampa E-mail
Giovedì 18 Maggio 2023 13:13

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Questo nuovo numero 118 è un mix di ieri oggi domani. A quelli con le tempie dipinte di grigio forse si accenderà una lampadina (a led, rigorosamente), ma questo - mormoreranno - è il titolo del film diretto da Vittorio De Sica, che vinse l'Oscar come miglior film straniero nel 1965, protagonisti Marcello Mastroianni e una dirompente Sophia Loren in lingerie nera con reggicalze, che allora era il sogno di tutti gli italici maschi, ma non potevano esternarlo, il coming out  dei desideri sessuali era allora sconosciuto, anzi disdicevole. Oggi: nello scritto brambilliano che dovrebbe essere di presentazione del Golden Gala, versione fiorentina, si parla di tante situazioni che, cucite insieme, danno un quadro di st'atletica d'oggi. La quale atletica, per la serie «Idee poche, minchiate tante» se ne è inventata un'altra: la marcia sulla distanza di maratona a staffetta per i Giochi di Parigi 2024. E in ossequio alla moda dilagante, staffetta mista, due uomini e due donne. Tre, quattro anni fa, i padroni del vapore dello sport riuscirono a far cancellare la cinquanta chilometri perchè troppo lunga, che noia 'sta 50! E la ridussero a 35. Adesso la alzano a 42. Schizofrenia pura. Povera, martoriata marcia, che brutta fine stanno scrivendo per te. Ribellatevi marciatori di ogni sesso, ribellatevi, stanno per farvi fuori.

A seguire, il «coccodrillo» per la dipartita di Sergio Ottolina, uno di quelli che fu primattore del film «C'era una volta l'atletica», altro riferimento cinematografico a quel «C'era una volta il West», un capolavoro del suo genere, regia di Sergio Leone, soggettisti Dario Argento e Bernardo Bertolucci, protagonisti un grande Charles Bronson, Henry Fonda e una Claudia Cardinale da sogni erotici, musiche di Ennio Morricone. E Sergio Ottolina avrebbe potuto fare l'attore, anzi era un attore.

Si arretra poi nel tempo con il ripescaggio di un articolo di Roberto Quercetani tratto dalla rivista vigevanese «Atletica Leggera» di cui Daniele Perboni fu redattore per un sacco d'anni, quelli buoni e quelli meno buoni. L'epopea atletica del personaggio trattato dallo storico fiorentino è il mezzofondista statunitense anni '30 Glenn Cunningham. A chiudere un fotone piena pagina di Lorenzo Simonelli, velocista che ha iniziato in tromba la nuova stagione. Possiamo catalogarlo nella casella «domani»?

Ultimo aggiornamento Venerdì 19 Maggio 2023 16:34
 
Alfredo Rizzo, «King» del mezzofondo, suonatore di tromba, un anarchico elegante PDF Stampa E-mail
Martedì 16 Maggio 2023 00:00

Era il 7 febbraio. In quel momento la nostra redazione era, diciamo, sguarnita, per le famose «cause di forza maggiore». E quindi non abbiamo potuto dare alla notizia la necessaria tempestività. Il 7 febbraio 2023, quasi alla soglia dei novant'anni (li avrebbe festeggiati il 1° luglio), se ne è andato Alfredo Rizzo, una delle icone del nostro non eccelso mezzofondo negli anni '50 e prima metà '60. Alfredo è stato un gran corridore e un gran personaggio, milanesissino, e fedelissimo alla maglia verde della «sua» Atletica Riccardi. Il suo ricordo non deve passare senza un dovuto omaggio da parte nostra. Omaggio che oggi affidiamo al nostro socio Gianfranco Carabelli, che, ragazzino, fu affiancato a Rizzo per muovere i suoi primi eleganti passi nel mondo della corsa...qui ci fermiamo, lasciamo raccontare Alfredo Rizzo da Gianfranco. Che ringraziamo per questo garbato ricordo.

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Didascalie - Le quattro fotografie furono scattate da Bruno Bonomelli. Da sinistra il senso orario: Rizzo al centro con Gianfranco Sommaggio, a sinistra, e Francesco Bianchi, foto scattata all'Arena di Milano il 19 maggio 1963; di seguito, anno 1964, il nostro impegnato in una corsa campestre in Lombardia; 2 giugno 1958, siamo a Cremona, riunione nazionale, 800 metri, Rizzo precede il cremonese Mario Fraschini, finiranno a spalla con il tempo di 1'51"3; il terzo fu tal Luciano Gigliotti, 1'55"2; e infine, ancora Arena, sullo sfondo il Pulvinare, con tre uomini che conversano sul prato: Rizzo, Gianfranco Baraldi al centro, e l'allenatore Carlo Venini, di spalle.

Sotto: Rizzo impegnato su una barriera dei 3000 metri siepi, disciplina che Alfredo, con i suoi primati (sei), ha contributo a togliere dalla mediocrità: qui siamo a Rovereto, il 13 giugno 1965, seconda edizione del Palio della Quercia, sulla nuova pista di atletica, che lui onorò con il nuovo primato nazionale: 8'53"0. A fianco un documento abbastanza raro: la pubblicazione del ministero della Pubblica Istruzione che riporta i nomi dei vincitori dei Campionati studenteschi, nell'anno 1952, nelle finali milanesi Rizzo vince la corsa campestre e i 1000 metri. Notare sotto, a Modena, Luciano Gigliotti vinse le stesse gare.

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Quando Sergio D’Asnasch sosteneva che il Giuriati era una specie di “repubblica anarchica” credo si riferisse principalmente a lui, a Alfredo Rizzo, il quale per un decennio, tra la fine degli anni Cinquanta e quella degli anni Sessanta, è stato l’atleta più rappresentativo, il dominus, il meno “addomesticabile”, anarchico appunto, di quello storico campo di atletica e di rugby di Milano. I suoi allenamenti erano quasi sempre una specie di sorpresa. Arrivava al campo con la sua spiderina (vera rarità per i giovani di quei tempi) a orari mai fissi, quando gli impegni di lavoro glielo permettevano. Si spogliava alla luce del sole servendosi di una panchina posizionata in modo casuale lungo il rettilineo. Alla fine dell’allenamento, effettuato come se fosse una esibizione privata, si rivestiva seguendo la stessa procedura, senza curarsi troppo degli occhi indiscreti che lo osservavano o, peggio, lo studiavano in ogni suo movimento, perché dal momento del suo arrivo diventava il centro dell’attenzione.

E ripartiva, a volte senza parlare con nessuno, altre volte chiacchierando con gli astanti, ma sempre solo se aveva delle novità mirate, da portare all’attenzione di chi gli stava intorno. Anche in questi frangenti metteva in evidenza un carattere molto forte, da maschio alfa si direbbe oggi, capace di esprimere una forma decisa, ma simpatica di affermazione di sé stesso, sovente accompagnata da un sorriso su un angolo della bocca, psicologicamente rivolto più a sé stesso che agli interlocutori. Questo bisogno di rendere partecipi gli altri delle sue esperienze più significative e delle sue conseguenti riflessioni era alla base di una serie di articoli scritti per la «Domenica del Corriere» sotto il titolo significativo “C’ero anch’io”.
Lo frequentava un selezionato gruppo di amici e ammiratori che veniva sottoposto a volute provocazioni verbali e a forme non sempre ortodosse di comportamento, che ottenevano il risultato di rafforzarne il rapporto. Sta di fatto che le sue scelte di stile di vita in molti casi hanno anticipato di almeno un decennio quelli che sarebbero stati i nuovi movimenti giovanili e sociali degli anni a venire.
Strana, quasi inspiegabile, ma vera e sincera la sua pressoché perfetta intesa con due persone a cui è rimasto sempre legato: il presidente della sua società, rimasta tale a vita, Renato Tammaro (espressione nazionale anche del Centro Sportivo Italiano oltre che della Federatletica) e il suo allenatore, Gianni Caldana, tutto stile elegante e maniere perfette, anche quando si arrabbiava nel vedere atleti rovinati da allenamenti secondo lui sbagliati, specie in termini di tecnica di corsa a cui attribuiva particolare importanza.
Caldana riusciva a gestire l’ingestibile, perché Rizzo non svolgeva un vero e proprio programma di allenamento. Il più delle volte dava l’impressione di scegliere il da farsi in base all’ispirazione del momento e al tempo, comunque poco, a disposizione. Niente preparazione invernale, niente lavoro in palestra, niente allenamenti di fondo, del cosiddetto lungo e lento neanche parlarne. Qualcosa di questi elementi dell’allenamento l’ha introdotta verso la fine della carriera, ma con parsimonia. Forse, il fiato, come si usava dire, l’ha fatto suonando la tromba, cosa per la quale veniva chiamato anche «King Alfred», ma di questa sua seconda vita non ha mai fatto un vanto vero e proprio.
Anche agli allenamenti collegiali partecipava poco e quando era proprio costretto a farlo. Mario Lanzi, responsabile nazionale del mezzofondo e perfetto e, a modo suo, sensibile conoscitore delle esigenze e delle preferenze dei suoi atleti, sapeva già che doveva lasciarlo libero di decidere da solo su come, dove e quando allenarsi, e, cosa ancora più inusuale, dove alloggiare. Perché preferiva evitare di prendere la camera nel mitico Albergo Stadio, scegliendo una meno accogliente stanza in una dependance del Campo Lanerossi che all'origine era adibita ad alloggio del custode e poi a deposito degli attrezzi. Lì diceva di trovarsi benissimo.
Personalmente, con lui ho fatto un’esperienza che mi ha lasciato il segno a lungo. È stato in occasione del mio primo allenamento da sedicenne al Campo Giuriati. Tammaro mi ha subito affidato a Caldana, il quale, a sua volta, mi ha messo nelle mani di Rizzo per fare alcune ripetute di 300 metri. Ancora non sapevo chi fosse questo atleta con cui mi sarei dovuto allenare e ancora meno lui sapeva di me, ovviamente. Fatto sta che mi ha letteralmente “strippato” per bene, facendomi correre cinque volte i trecento metri al ritmo di gara, ma al suo ritmo, quando già valeva intorno ai 3’43” - 3’44” sui 1500. Da quel momento siamo diventati atleticamente amici, ma da buoni mezzofondisti, sempre pronti alla “sgomitata” per farsi largo.
L’ho rivisto nel ruolo di dirigente della Riccardi, in occasione della presentazione del volume «Storia dell’atletica leggera» di Roberto Quercetani, edita da Roberto Vallardi, in una prestigiosa villa di Monza. Sembrava un’altra persona: buone maniere, eleganza alla “Bardelli” (il negozio di abiti da uomo tra i più eleganti di Milano), impeccabile cerimoniere, comunque sempre capace di rivolgere verso di sé l’attenzione dei convenuti. Ma non è vero che era cambiato, aveva solo fatto emergere una forma di aristocrazia di cui era geloso e che teneva nascosta dentro di sé. 

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Maggio 2023 20:28
 
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